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mercoledì, Maggio 8, 2024
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Imprenditori ‘cavalli di Troia’, da Afragola ai Parioli: la scalata dei Moccia

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L’ascesa dei Moccia a Roma è stata agevolata da alcune teste di ponte. ‘Cavalli di Troia’ che sono riusciti ad inserirsi nel circuito economico e produttivo della Capitale facendo gli interessi del clan. Queste le accuse della Procura di Roma nei confronti di Francesco Varsi, imprenditore di origine napoletane titolare della Farsi Group srl, azienda leader nel settore della ristorazione che, secondo i magistrati, si sarebbe avvalso della partecipazione alle proprie attività delle quote dei fratelli Angelo e Luigi Moccia. Il suo ruole viene ricostruito nelle quasi cento pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Rosalba Liso che ha ricostruito il ruolo dei Moccia nelle attività di ristorazione della Capitale.

Il ruolo di Varsi e quello di soci occulti dei fratelli Moccia emerge soprattutto dalla pretesa dei due di ottenere, a scopo estorsivo, la somma di 300mila euro dalla famiglia Dominici a fronte del consenso dei Moccia a rilevare, tramite la cooperativa Serena, la gestione di quattro ristoranti sequestrati a Francesco Varsi e all’epoca sottoposti ad amministrazione giudiziaria. Uno degli indagati parlando con un interlocutore dice chiaramente:«Dietro Franco ci stanno i Moccia, lo devi pagare».

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ESTORSIONE DA 300MILA EURO

Il provvedimento cautelare odierno si basa sulle risultanze acquisite dai Carabinieri del Nucleo Investigativo. Indagine sviluppata tra gennaio 2017 e ottobre 2018 che ha permesso di accertare il reinvestimento di capitali illeciti nel campo della ristorazione romana da parte dello storico clan Moccia di Afragola.

Documentate, infatti, le fasi della richiesta estorsiva e della riscossione di 300mila euro posta in essere da esponenti di spicco del citato sodalizio criminale in danno di imprenditori inseriti nel settore della ristorazione. Quest’ultimi avevano ottenuto dal Tribunale di Roma – Sezione Misure Patrimoniali – la gestione di quattro locali dislocati nel centro della Capitale tra Castel Sant’Angelo, Quirinale e Piazza Navona. Quindi i quattro furono oggetto di un precedente sequestro di  prevenzione operato per evasione fiscale nei confronti di un noto manager romano del settore, riconducibile, all’esito della presente indagine, al capoclan Angelo Moccia.

FACCENDIERI E IMPRENDITORI

Individuata una rete di imprenditori e faccendieri che si intestavano fittiziamente società nel campo della ristorazione, beni mobili e immobili riconducibili ai sodali. Tutto al fine di favorire il clan camorristico e di eludere le investigazioni patrimoniali. Accertata l’abusiva attività finanziaria svolta dagli esponenti apicali del clan Moccia. Attività illecita svolta tramite prestiti di ingenti somme di denaro contante in favore di 3 imprenditori, uno dei quali figlio di Gigi D’Alessio.

Le attività investigative dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma, avviate nel 2017, poco tempo dopo la scarcerazione di Angelo Moccia, hanno documentato la sua operatività del fratello Luigi nella commissione dei reati oggetto di misura cautelare, confermandone l’invariata condotta criminale. La forza intimidatrice profusa dal clan Moccia è riuscita a far breccia nel tessuto imprenditoriale e commerciale della Capitale, riuscendo ad assoggettare onesti imprenditori.

I COLLETTI BIANCHI

Inoltre rilevato come diversi insospettabili professionisti entrati in affari con il sodalizio mafioso. Si sono messi a disposizione del capo indiscusso Angelo Moccia, vincolandosi a rispettare le regole e le riverenze imposte dal sodalizio.  L’imponente liquidità in possesso del clan veniva reinvestita dai Moccia, oltre che nelle attività commerciali, anche esercitando un’attività abusiva di esercizio del credito. Venivano, infatti, concessi prestiti a una serie di soggetti pretendendo dagli stessi interessi variabili, allo stato non ancora determinati.

IL PATRIMONIO DEL CLAN A ROMA

Le risultanze investigative hanno consentito di ricostruire e individuare parte del patrimonio del clan. Valore complessivo di circa 4 milioni di euro. Il G.I.P. ha emesso un decreto di sequestro preventivo anche ai fini di confisca in quanto corpo, prezzo o prodotto del reato.

Una società con sede legale in zona Pantheon, che all’epoca dei fatti gestiva un ristorante  fittiziamente intestata a persona compiacente. Una società in zona Castel Sant’Angelo, che all’epoca dei fatti gestiva un ristorante nelle vicinanze, fittiziamente intestata a persona compiacente. Immobile di lusso ubicato in via Filippo Civinini, riconducibile ad Angelo Moccia. Infine tre autovetture riconducibili ad alcuni degli indagati.

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