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martedì, Aprile 23, 2024
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Cutolo, intervista alla moglie Imma e alla figlia Denyse: «Cutolo è stato sempre un uomo, la verità sul pentimento»

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Continua a tenere banco la polemica sui manifesti funebri affissi qualche giorno fa a Ottaviano, piccolo comune del Napoletano, per ricordare il boss Raffaele Cutolo a un anno dalla sua scomparsa. A molti quel “Raffaele Cutolo, anima benedetta” apparso sui manifesti funebri per ricordare a familiari, parenti ed amici il giorno della celebrazione della Messa di suffragio non è piaciuto. Un pensiero, questo, che ha provocato la reazione di diversi uomini delle istituzioni.

Le polemiche non sono terminate ma sulla questione è stata chiara la signora Immacolata, la moglie di Cutolo, che ha parlato in esclusiva al Corriere del Mezzogiorno spiegando le sue ragioni. “Nessuno dice – racconta la donna – che non ha mai avuto l’imputazione di associazione camorristica”. Eppure Raffaele, capo della Nco, era al 41 bis in isolamento diurno e notturno. “Per la legge- replica Immacolata- non lo è stato, ha scontato ergastoli. Ha chiesto anche scusa a suo modo. E anche sul mancato pentimento ci sarebbe poi da discutere”.

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La donna è un fiume in piena. “Cosa significa chiedere scusa? Parlare a comando per fare favori a qualcuno? O per ottenere sconti di pena? Mio marito sa quel che ha fatto e ha scelto di pagare fino alla fine. Gli omicidi? Sì, tutti abbiamo perso affetti cari, la sofferenza è stata ed è enorme. Ma siamo andati avanti, i morti che ho avuto anche io non ritornano”. Immacolata non arretra dalle sue posizioni e spiega che vorrebbe far capire una cosa “a chi si ostina, a chi continua a dare colpe alla mia famiglia. Cutolo è stato uomo sempre, ha sbagliato. A sua figlia ha insegnato a chiedere scusa quando si commettono errori. Non è un esempio per i giovani, tutt’ altro. Ma per Denyse (la figlia, ndr), vi assicuro, è stato e continua ad essere un punto di riferimento”.

Sarebbe stata propria Denyse a volere i manifesti nell’occasione dell’anniversario della morte del padre. Immacolata ci tiene a raccontare come sono andate effettivamente le cose. Per farlo prende il cellulare e mostra alcuni messaggi. Nel telefono c’è tutta la conversazione avuta con un parente poco prima dell’anniversario della morte di Raffaele. “Lasciate stare, non è importante”, scriveva lei riferendosi ai manifesti. Ma lui insisteva: “Facciamoli invece, si fanno per tutti”. La donna quasi si convince: “Mi confronto con Denyse, sceglie lei”. La giovane approva. E decide di pagarli lei con i suoi risparmi. Quanto alle parole “anima benedetta” Immacolata è chiara. La vedova ricorda che il manifesto è un prestampato. “Neanche sapevo che fosse scritto così”, assicura la donna. Che, però, rivendica la libertà di scelta. “Possiamo stare anche dopo la sua morte a coltivare odio e polemiche? Direi che può bastare”.

In casa c’è un piccolo cero appoggiato su un mobile: “Il segno che Raffaele è qui con noi”, ha spiegato Immacolata che, poi, ha evidenziato: “Mio marito ha sbagliato certo, ma l’amore non si decide a tavolino. Dovrei essere condannata per questo?”.

Camorra: parroco a figlia Cutolo, si metta nei panni vittime

”Sulle tue fragili spalle, carissima Denyse, poggia un fardello pesantissimo”. Così don Maurizio Patriciello, parroco del Parco Verde a Caivano (Napoli), si rivolge, in una lettera aperta, alla figlia di Raffaele Cutolo, boss della Nuova camorra organizzata morto un anno fa, alla quale chiede anche di partecipare, il lunedì in Albis, all’incontro con Papa Francesco in piazza San Pietro, perché è un suo diritto ”ascoltare le parole del Santo Padre e ricevere la sua benedizione”.

Mentre in paese e sui media impazzano le polemiche sui manifesti per la celebrazione della messa in suffragio dell’anima definita ‘benedetta’ e sui contromanifesti fatti affiggere l’altro giorno dalle Iene, alcuni dei quali strappati da diversi cittadini che difendono Cutolo, don Maurizio Patriciello si mette invece nei panni della figlia 14enne del boss, invitandola, però, anche a mettersi nei panni ”di coloro cui la camorra ha rovinato l’intera esistenza, delle vedove, degli orfani”. ”Non ti sto chiedendo di rinunciare ai tuoi sentimenti filiali che ti fanno onore – ha scritto il parroco – sono tuoi, ti appartengono, fanno parte della tua vita. Devi però fare lo sforzo di studiare serenamente gli anni in cui ”O’ Professore” esercitava un potere camorristico impressionante. Sai, Denise, i ragazzi e le ragazze che in quegli anni avevano la tua età erano terrorizzati finanche di andare a scuola o uscire con gli amici”. (ANSA).

 

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