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giovedì, Marzo 28, 2024
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L’allarme dal carcere campano: “Medicina è vissuta quasi come una punizione”

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Lo scorso 2 maggio i Radicali per il Mezzogiorno Europeo hanno visitato il penitenziario di Bellizzi Irpino nell’ambito di un ciclo di ingressi in carcere che ha riguardato anche Benevento e Sant’Angelo dei Lombardi.

Il carcere di Bellizzi Irpino, diretto da Paolo Pastena, ospita al momento 582 detenuti su una capienza complessiva di 501. Di questi 32 sono donne, 376 sono definitivi, 102 in attesa di giudizio e 55 con posizione giuridica mista. Inoltre, 33 sono i protetti, mentre sono 101 quelli in regime di alta sicurezza.

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I detenuti i cui reati rientrano nella normativa di cui all’art. 73 (produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti) del testo unico in materia di stupefacenti dPR 309/1990 sono in tutto 184 mentre ammontano a 91 coloro i quali si trovano in istituto per reati rientranti nell’art. 74 dello stesso testo legislativo (associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti). Ad inizio anno si è assistito ad un incremento del numero di detenuti ma va tuttavia sottolineato che la struttura garantisce celle da 10 metri quadri (con letto a castello per due) e celle da 24 metri quadri (pensate per 4 detenuti ma molto spesso ne
ospitano 5 o 6).

Tali stanze, pur non avendo un tasso di sovraffollamento drammatico, comportano i
maggiori disagi abitativi soprattutto per la presenza di un unico servizio igienico.
Per quanto concerne la pianta organica della Polizia Penitenziaria, essa al momento vede 253 agenti in servizio su 297 assegnati. Ciò nonostante, in struttura sono effettivamente impiegati 198 agenti, poiché parte di essi lavora per il nucleo provinciale di traduzione. Inoltre, l’ètà media degli agenti è molto elevata, quindi sono frequenti le assenze per malattia e molti sono prossimi al pensionamento.

Altro punto dolente è quello relativo alla magistratura di sorveglianza: i magistrati di sorveglianza infatti non si recano spesso in carcere e anch’essi hanno subito una brusca riduzione nel novembre del 2018.

Dal punto di vista sanitario, alla delegazione radicale guidata dall’avvocato Raffaele Minieri, è stato spiegato come in un certo senso l’Asl consideri la sanità penitenziaria come un peso, un compito scomodo da svolgere. Arrivano molte lamentele da parte dei detenuti. Il problema vero è che spesso non vengono inviati gli specialisti che invece sarebbero necessari in struttura, ha sottolineato il direttore. Al momento in struttura mancano uno psichiatra fisso, un ortopedico (sebbene ci sia un gabinetto per la fisioterapia molto attrezzato) mancano anche un infettivologo, un radiologo ed un diabetologo.

La situazione era migliore quando il sistema era gestito direttamente dal dipartimento. Durante la visita in infermeria i Radicali hanno avuto modo di confrontarsi con due dottoresse operative nella struttura. Queste hanno evidenziato che, avendo la sanità penitenziaria come punto di riferimento l’asl che ha competenza in quel determinato territorio, inevitabilmente si risente poi di tutte le problematiche riguardanti quell’Asl, un esempio per tutti:
le lista d’attesa interminabili.

Le dottoresse auspicano la creazione di canali di assistenza diretta: la medicina penitenziaria dovrebbe essere considerata un settore a sé stante, una branca specialistica del
percorso ordinario. I medici si scontrano spesso con i detenuti proprio perché questi vorrebbero usufruire di trattamenti immediati. Il reparto infermieristico della struttura si presenta molto ben fornito e attrezzato con macchinari per effettuare radiologie e sala d’ortopedia. Il problema è che mancano gli specialisti di tali discipline mediche.

C’è il tecnico e c’è anche la sala ma manca lo specialista. La ragione per cui mancano gli
specialisti risiede nel fatto che le convocazioni in realtà ci sono e gli incarichi non mancano, il problema è che molti rinunciano perché la medicina in carcere è vissuta come un peso, quasi come una punizione. Solo per pochi (e le dottoresse presenti a Bellizzi rientrano tra questi) questo lavoro è vissuto come una passione e una missione. Le patologie più frequenti in carcere sono certamente quelle di natura psichiatrica.

Sul fronte strutturale, il carcere di Bellizzi Irpino ospita al piano terra la sezione ex. Art.32 R.E. destinata a detenuti (spesso provenienti da altri istituti per motivi di ordine e sicurezza) con recenti precedenti disciplinari; sempre al piano terra (lato sinistro) sono poi presenti i giudicabili. Al primo piano troviamo le due sezioni maschili di media sicurezza (i cosiddetti “comuni”) caratterizzate dalla presenza di detenuti con fine pena non particolarmente alto e comunque generalmente contenuto entro i cinque anni.

Le due sezioni dell’alta sicurezza si trovano al secondo piano. In un corpo separato ci sono le due sezioni di reclusione del Reparto penale. Il nuovo padiglione detentivo, il Padiglione De Vivo a sorveglianza dinamica e custodia aperta, è anch’esso ospitato in un corpo separato. La sorveglianza dinamica è caratterizzata da una minore presenza degli agenti in reparto, la sorveglianza diretta dell’agente viene in parte sostituita da un sistema di videosorveglianza gestito e controllato dagli stessi agenti. Questo sistema non fa altro che rendere da un lato il detenuto più libero di spostarsi in reparto e meno vincolato, dall’altro va a facilitare il
lavoro degli agenti. La sezione protetti ospita invece detenuti che hanno avuto problemi di compatibilità con altri ristretti. La sezione femminile ha una presenza media di 25/30 unità, con una sezione nido, attualmente quasi mai occupata da madri, poiché queste vengono di norma trasferite presso il carcere di Lauro.

Ci sono poi la sezione infermeria e la sezione isolamento.
Nel corso del 2018 l’opera di ristrutturazione delle sezioni detentive ha portato alla realizzazione di interventi migliorativi presso le due sezioni del piano terra. Sono attualmente in previsione interventi di ristrutturazione nelle due sezioni dell’Alta Sicurezza, le quali presentavano qualche problema di umidità nelle stanze e nei bagni.

In questa sezione i detenuti sono ancora in attesa della doccia in camera. Le attività scolastiche previste sono quelle di alfabetizzazione per stranieri, percorso di 200 ore per licenza elementare, percorso d’istruzione di primo livello (scuola media), Istituto tecnico per geometri e liceo artistico. Sotto il profilo delle attività lavorative invece, nello scorso anno vi è stata una sostanziale diminuzione delle possibilità occupazionali poiché l’incremento delle retribuzioni ha comportato la
necessità di ridurre il numero di ore complessivamente a disposizione dei detenuti. Al 31.12.2018 erano in servizio complessivamente 134 detenuti che prestavano attività lavorativa nell’istituto oltre a 19 impegnati
nelle lavorazioni. Tra i laboratori figurano la lavorazione del legno, il laboratorio di pelletteria e sartoria e quello teatrale. La struttura presenta anche numerose salette adibite a palestra, anche se servirebbero i fondi per acquistare nuovi macchinari e attrezzi, poiché molti di questi sono fuori uso.

In generale le grandi problematiche della struttura sembrano essere quelle comuni a tutte le strutture penitenziarie che i Radicali per il Mezzogiorno Europeo hanno visitato fino ad oggi: gestione della medicina penitenziaria da parte dell’asl meno che sufficiente oltre a un’offerta lavorativa per i detenuti non pienamente soddisfacente. I detenuti auspicano, qui come altrove, maggiori opportunità di crescita personale e lavorativa, possibilità di mettersi in gioco e di trovare un proprio posto nel mondo.

Comunicato dei Radicali a cura di Fabrizio Ferrante e Sarah Meraviglia

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