La foto
L’immagine è una delle fotografie contenute nel fascicolo d’indagine preparato dai carabinieri del nucleo investigativo e dalle pm Alessia Menegazzo e Letizia Mannella sull’omicidio di Giulia Tramontano.
Al termine dell’incontro – sono le 18.20 – quella stessa telecamera intercetta Giulia mentre si allontana, per far ritorno a Senago. Di ritorno a casa, Giulia scrive a Impagnatiello: “Fatti trovare”, lo accusa di averla tradita e gli dice che la loro storia è finita. Nel frattempo, accerteranno i militari di via Moscova, il barman sta già cercando sul web la stringa “ceramica bruciata vasca”.
Giulia Tramontano mentre torna a casa
L’omicidio
Giulia rientra a casa poco prima delle 19: Impagnatiello è lì ad aspettarla. Una vicina sente litigare i due per qualche minuto. Poi il silenzio. Il barman uccide la compagna, colpendola almeno trentasette volte con un coltello da cucina; poi tenta di dar fuoco al corpo nella vasca da bagno del loro appartamento. Alle 23.29, A., preoccupata per le sorti di Giulia, videochiama Impagnatiello: forse a quell’ora il corpo è già nel box. Nel corso della notte, Impagnatiello si reca a casa dell’amante, che però, impaurita, non lo lascia entrare. La sera del 28 maggio, il barman, accompagnato dalla madre, si reca alla caserma di Senago per presentare denuncia di scomparsa: ai carabinieri, che glielo chiedono espressamente, dice di non avere un box; e scrive a un familiare di non parlare del garage agli investigatori, perché teme che ci trovino all’interno una mini-serra artigianale per la coltivazione della marijuana. I militari ispezionano già quella sera l’abitazione della coppia e la cantina, non sapendo dell’esistenza del box.
Il 29 maggio, l’assassino sposta il cadavere dal box alla cantina, dopo aver cercato per la seconda volta di dargli fuoco. Il 30 maggio, Impagnatiello preleva il corpo dalla cantina e lo rimette nel box, per poi nasconderlo nel bagagliaio dell’auto alle 11.40: quell’orario indica l’ultima volta in cui la macchina è uscita dal box. Alle 2.38 del 31 maggio, Impagnatiello si reca con la sua auto in via Monte Rosa e si disfa del cadavere di Giulia, rientrando a casa alle 2.44. La mattina seguente, uscito di casa in macchina, si reca negli uffici del Nucleo investigativo di Milano: inizia in quel momento la giornata che si concluderà diverse ore dopo, poco dopo l’una, con la confessione del killer e il ritrovamento del cadavere.
“Giulia e il suo bimbo avvelenati per mesi da Impagnatiello”, la verità emerge dall’autopsia
Lo scorso 31 agosto la Procura di Milano ha depositato la relazione autoptica sul corpo di Giulia Tramontano , dalla quale sono emerse tracce importanti di Bromadiolone, uno dei principi attivi più diffusi e potenti contro ratti e topi, presente sia nel corpo della giovane agente immobiliare che nel feto del piccolo che sarebbe nato di lì a breve e avrebbe preso il nome di Thiago.
Un fatto che lascia ulteriormente sospettare gli inquirenti come la ragazza fosse sottoposta ad avvelenamento da parecchi mesi, oppure che gliene fosse stata somministrata una dose importante nei giorni precedenti all’omicidio, irrobustendo la tesi della premeditazione che la Procura contesta ma è stata rigettata in fase cautelare dalla gip Angela Laura Minerva. La presenza del veleno infatti è da associare anche con una ricerca effettuata sul web da Impagnatiello su come ‘uccidere una persona’ con quel topicida mesi prima della notte dell’omicidio, delle liti con Giulia Tramontano per i tradimenti di lui e di fatto poche settimane dopo aver scoperto della gravidanza.
Ricerche meno dettagliate, ma simili, con la chiave ‘veleno per topi’ sono state trovate dal Nucleo investigativo dei carabinieri sui dispositivi di Impagnatiello effettuate anche pochi giorni prima del 27 maggio. Il procuratore aggiunto Letizia Mannella, lontana in queste ore dal suo ufficio al quarto piano di Corso di Porta Vittoria per impegni personali, e la pm Alessia Menegazzo, hanno notificato la relazione autoptica sia ai difensori dell’ex barman 30enne dell’Armani Bamboo Bar ora in carcere, accusato anche di occultamento di cadavere per aver tentato in due momenti di bruciare il corpo e interruzione di gravidanza non volontaria, quanto al pool legale che assiste la famiglia Tramontano guidato dall’avvocato Giovanni Cacciapuoti.
Dagli esami condotti all’Istituto di Medicina Legale di Milano sarebbero confermate le 37 coltellate inferte dal 30enne sulla fidanzata di cui due alla gola – come era trapelato nelle prime ore successive all’autopsia.