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venerdì, Maggio 17, 2024
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Mala di Afragola, l’inchiesta vacilla: condanne soft per i Barbato-Bizzarro

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Rischiavano condanne ben più severe. Il riferimento è al gruppo Barbato-Bizzarro ‘erede’ dei Moccia nella zona delle Salicelle ad Afragola. La sentenza nei confronti dei presunti capi e partecipanti al gruppo ha visto condanne ben al di sotto le iniziali richieste del pubblico ministero. Le indagini, condotte dei carabinieri di Afragola, e culminate nel blitz del settembre dello scorso anno, interessavano il periodo tra il luglio 2018 e il maggio 2019, durante il quale furono documentate attività illecite in due distinte piazze di spaccio di sostanza stupefacente (in particolare hashish e cocaina). Gli inquirenti ritennero di avere individuato i capi promotori, i loro gestori e i pusher, oltre che i canali di approvvigionamento dello stupefacente. E invece alla lettura della sentenza non sono mancate le sorprese: Francesca Bizzarro che rischiava quasi nove mesi di reclusione ne ha invece incassati quattro grazie alla strategia difensiva dei suoi legali, Dario Carmine Procentese e Maurizio Capozzi; ottimo il risultato per Mauro Marrone che è stato addirittura assolto: indicato come uno dei capi e promotori del gruppo, per lui erano stati richiesti 13 anni e sette mesi. E invece a spuntarla è stata la linea seguita dai suoi legali, gli abili avvocati Rocco Maria Spina e Maurizio Capozzi.

Le altre condanne

Tra le altre condanne al ribasso spicca poi quella di Gaetano D’Ambra che ne rischiava 14 e che invece ha incassato solo quattro anni e quattro mesi: tutto merito delle argomentazioni del suo legale, Dario Carmine Procentese, che è riuscito a ridimensionare le accuse per il suo assistito. Legale che incassa altri buoni risultati con le condanne al ribasso per Raffaele D’Ambra e Paolo Serpe, condannati rispettivamente a due anni e otto mesi e un anno e quattro mesi. I due sono stati inoltre scarcerati. Il legale ottiene il ridimensionamento dell’iniziale richiesta anche per Vincenzo Serpe (condannato a sei anni di reclusione mentre il pubblico ministero ne chiedeva 15), per Ciro Serpe (che ha rimediato una condanna a tre anni e sei mesi mentre l’accuse ne chiedeva 14) e per Eva Mocerino (per lei un anno e quattro mesi con immediata scarcerazione): tutti difesi dall’avvocato Procentese. Anna Picco invece, difesa da Luca Pagliaro, è stata condannata a due anni a fronte di un’iniziale richiesta di 13 anni e sette mesi.

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