Axel Witsel è da anni considerato tra i centrocampisti più forti d’Europa, ma in pochi, fino ad ora, conoscevano la storia di cui è stato protagonista nella scorsa estate.
Una storia da libro Cuore, dove i sentimenti hanno la meglio sugli interessi. Axel Witsel a gennaio del 2017 decise di lasciare lo Zenit di San Pietroburgo ed accettare la faraonica offerta proveniente dalla Cina. Il Tianjin Quanjian, squadra allenata da Fabio Cannavaro, gli aveva, infatti garantito 4 anni e mezzo di contratto a 18 milioni a stagione. Una proposta che non poteva essere rifiutata, nonostante la mediocrità del campionato cinese. Un’operazione economica e non certo sportiva, che non fu mai rinnegata dal belga. In più occasioni Witsel, infatti, affermò di essere stato attratto più dai soldi che dalla curiosità di cimentarsi in una nuova realtà calcistica. Il primo anno andò via velocemente e tutto sembrava andare per il verso giusto fino a quando le condizioni di salute di sua figlia non cominciarono ad essere preoccupanti.
Le parole di Witsel
“Mia figlia aveva una dolorisissima malattia all’intestino. Negli ospedali internazionali presenti in città non avevano gli apparecchi per curarla. Dovevo quindi decidere se portarla in un ospedale cinese oppure se andare fino a Pechino che però era a 2 ore di macchina – ha spiegato Witsel –. La situazione era delicata: avevamo poco tempo a disposizione perché la malattia poteva diventare pericolosa. Siamo quindi andati in uno degli ospedali cinesi, ma la situazione era surreale. Abbiamo preso un numeretto all’entrata e abbiamo aspettato, come se fossimo in fila al supermercato. Abbiamo aspettato circa 3 ore. Dopo quell’esperienza ho detto a mia moglie che finiti i Mondiali del 2018 saremmo tornati in Europa”.
Detto fatto ad agosto Witsel tornò in Europa, accasandosi al Borussia Dortmund e rinunciando ad un contratto che gli avrebbe garantito ancora la bellezza di 56 milioni di euro. Ma come dallo stesso centrocampista riferito “i soldi sono importanti, ma non danno la felicità”.