domenica, Luglio 20, 2025
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Martina Carbonaro morta dopo una lunga agonia: Tucci è rimasto a guardare

Un’agonia lunga e straziante, consumata mentre la vittima era ancora cosciente. È quanto ha accertato il medico legale sul corpo di Martina Carbonaro, 14 anni, uccisa brutalmente a colpi di pietra dall’ex fidanzato Alessio Tucci. Secondo la ricostruzione, Tucci, respinto da Martina dopo un tentativo di abbraccio o forse di approccio sessuale, l’avrebbe colpita con una grossa pietra almeno cinque volte, restando poi a guardarla morire. Dopo il delitto, ha nascosto il corpo in un armadio, coprendolo con detriti all’interno di una casa abbandonata vicino al campo sportivo “Moccia” di Afragola.

Tucci avrebbe agito per vendetta, dopo che Martina aveva deciso di lasciarlo e, secondo lui, aveva parlato con altri ragazzi in chat. L’atroce dettaglio dell’agonia è contenuto nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Stefania Amodio, che contesta i reati di omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere. Il caso, seguito dalla Procura di Napoli Nord, ha scosso profondamente l’opinione pubblica, sollevando l’urgenza di affrontare la violenza tra adolescenti.

Durante una conferenza stampa, la procuratrice Annamaria Lucchetta ha lanciato un appello alle famiglie e alle scuole: “Bisogna educare i nostri figli a che cos’è l’amore. Voler bene significa rispetto, non possesso“. Le indagini, avviate subito dopo la denuncia di scomparsa, si sono concentrate sulla zona dell’ultima cella telefonica agganciata da Martina. Il ritrovamento dei suoi occhiali ha rafforzato i sospetti. La svolta è arrivata con le immagini delle telecamere che mostrano i due ragazzi dirigersi verso la casa abbandonata, dove poi è stato ritrovato il corpo.

Tucci, rintracciato a casa della vittima mentre fingeva di partecipare alle ricerche, ha inizialmente negato tutto. Solo dopo essere stato confrontato con i video ha confessato: Martina lo aveva respinto ancora una volta, e lui l’ha colpita fino a ucciderla. Un gesto di violenza estrema, maturato nella convinzione malata che se non poteva essere sua, non doveva essere di nessun altro.