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sabato, Maggio 4, 2024
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Minacce all’avvocato accusato di non aver difeso bene il boss, in 5 verso il processo

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Minacce all’avvocato accusato di non aver difeso bene il boss, in cinque verso il processo. Il Sostituto Procuratore della Dda di Napoli Valentina Sincero ha comunicato l’avviso di conclusione indagini a cinque indagati ritenuti coinvolti nel tentativo di uccidere l’avvocato Antonio Iorio e delle minacce ad un dipendente del bar ubicato nei pressi del luogo dove il legale era stato pedinato.

Tra i cinque indagati spiccano i nomi di Giovanni Vangone, Luigi Di Napoli e Christian Cirillo che, secondo la Dda, in più occasioni – tra il 23 e il 25 marzo scorsi – avrebbero pedinato l’avvocato, monitorando i suoi spostamenti da casa allo studio dove esercitando

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Tre appostamenti sotto casa e nei pressi dello studio professionale il 23, 24 e 25 marzo scorsi con una pistola pronta per l’utilizzo e l’agguato sventato dall’intervento dei carabinieri, prima dell’avvio della protezione. Sono accusati di tentato omicidio aggravato dal metodo mafioso, Luigi Di Napoli, 43 anni, ritenuto dagli inquirenti uno dei ras del clan Gallo-Limelli-Vangone di Boscotrecase; insieme a lui è stato fermato anche Cristian Gallo, 18 anni e lo stesso Vangone.

Il movente è da rinvenirsi nella convinzione da parte di di Napoli Luigi che il professionista difendeva con più impegno altri componenti dello stesso gruppo camorristico (appartenenti alla diversa famiglia dei GALLO – Gallo Giuseppe, Gallo Antonio e Gallo Andrea), mettendo invece da parte e non impegnandosi allo stesso modo per la famiglia Di Napoli, legata in ogni caso ai Vangone di Boscotrecase in quanto Di Napoli Luigi è figliastro di Vangone Andrea, fratello minore di Vangone Rosaria, madre del Boss detenuto al 41 bis Gallo Giuseppe, a cui sembrerebbe quindi che i Di Napoli volessero soprassedere acquisendo il potere sul territorio. Questo è quanto emerso dal decreto di fermo emesso a carico di Di Napoli Luigi e Cirillo Cristian.

Gli altri due indagati sono Fabio Carpentieri e Carlo Vitiello per una rissa scoppiata davanti al bar Magma di Pompei. Carpentieri in particolare avrebbe minacciato un dipendente del bar chiedendo la visione dei filmati di video sorveglianza relativi agli appostamenti effettuati dal gruppo. Al diniego del dipendente sarebbe poi scoppiata la rissa nel corso della quale lo stesso Vangone riportó alcune lesioni.

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