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martedì, Marzo 19, 2024
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Omicidio Cerciello Rega, Elder intercettato: “Preso a calci e pugni dai carabinieri”

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Emergono nuovi particolari dal processo in corso di svolgimento per l’omicidio di Mario Cerciello Rega, il carabiniere napoletano ucciso a Roma. “Mi hanno menato di brutto alla stazione e mi hanno detto che mi avrebbero dato quarant’anni se non gli davo la password del mio telefono, e quindi, non so se (in qualche modo hanno trovato/hanno fatto in modo di trovare) qualcosa contro di me lì dentro“. E’ quanto afferma Finnegan Elder Lee parlando con il padre e il suo legale americano il 2 agosto scorso nel carcere di Regina Coeli. “Mi hanno buttato a terra, mi hanno dato calci – si legge nella intercettazione – pugni, mi sono saliti sopra, mi hanno sputato addosso“.

Proprio Hjorth era stato fotografato a capo chino, ammanettato dietro alla schiena, con un foulard stretto intorno agli occhi che gli impediva la vista, venerdì 26 luglio in un ufficio del Reparto investigativo dei carabinieri di via In Selci, a Roma.

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Omicidio Cerciello Rega, la madre di Elder: “Fai come Amanda Knox”

Nel settembre 2019 Elder Finnegan Lee, sotto processo per l’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, incontra in carcere la madre. Il giovane sta male e si confida. La donna gli parla allora di Amanda Knox. “Ha scritto un libro con un contratto di pubblicazione da quattro milioni di dollari”, spiega ricostruendo la vicenda, simile a quella del figlio, della studentessa americana. “La sua sopravvivenza è stata grazie alla scrittura di quel diario”.

Elder non conosce il caso Knox. “Aveva vissuto per un po’, a Perugia, era una studentessa americana che faceva uno scambio universitario, e aveva una coinquilina che era inglese, una ragazza. E poi – spiega la madre secondo quanto ricostruito da Il Messaggero – era implicato un ragazzo, credo fosse italiano ma mi sembra fosse anche africano e dicono che erano tutti coinvolti in un una specie di gioco sessuale andato male, con un coltello, e la ragazza inglese era stata accoltellata”.

“La sua sopravvivenza è stata – ribadisce – grazie alla scrittura di quel diario e che lei abbia trovato qualcosa per se stessa quando ha dovuto affrontare tutto. E lei ha fatto così, ed è sopravvissuta. I carcerati italiani le strappavano gli appunti, gli altri carcerati, per invidia, e lei li riscriveva. Così quando è uscita aveva materiale per un libro”. Elder torna poi a parlare dell’omicidio: “Non è stata colpa mia. La mia vita è stata tutta una sfortuna. A notte fonda, senza mostrare un distintivo, senza fare nulla per qualificarsi come poliziotto”.

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