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sabato, Aprile 27, 2024
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Omicidio Tramontano, anche l’amante di Impagnatiello era incinta ma abortì: “Volevo salvare Giulia”

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I palloncini rosa e azzurri, i cori dei bambini (“Maschio! Maschio!”, contro “Femmina! Femmina!”), i sorrisi di due famiglie in attesa di conoscere il sesso del nascituro. L’interno familiare risale al 17 marzo scorso, la casa è quella di Giulia Tramontano e Alessandro Impagnatiello a Senago, l’occasione è il “babyshower” del bimbo atteso dalla ragazza di Sant’Antimo, uccisa proprio in quel soggiorno il 27 maggio dal compagno. Avrebbero deciso in seguito di chiamarlo Thiago. Ma all’epoca, come accertato da Procura e carabinieri che hanno acquisito il filmato (durante il processo è stato proiettato lo stesso video da un’angolazione diversa), i tentativi di Impagnatiello di avvelenare Giulia Tramontano andavano avanti da oltre tre mesi. E il barman dell’Armani Cafè aveva già ordinato una confezione di cloroformio e acquistato veleno per topi per sopprimere lei e il nascituro che stavano festeggiando.

Le “bugie” e gli “inganni” di Alessandro Impagnatiello, che il 27 maggio ha ucciso con 37 coltellate la compagna Giulia Tramontano incinta di sette mesi, sono stati portati tutti davanti alla Corte d’Assise di Milano.

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A ripercorrere quei mesi di menzogne, nell’aula affollata di giornalisti e curiosi, è stata la ragazza italo-inglese con cui l’ex barman aveva una relazione parallela.

Inizialmente dietro a un paravento per non farle incrociare lo sguardo di lui, poi rimosso, per sua scelta, a metà della deposizione, la 23enne, sempre più decisa, ha raccontato la loro storia fino all’incontro con Giulia, il giorno stesso del delitto, per confrontarsi sulle bugie di lui. “Ti prego salvati appena puoi.
Ora voglio e devo salvare te e il tuo bimbo”, aveva scritto a Tramontano poche ore prima di vedersi. Anche lei aspettava un figlio dal 30enne e aveva scelto di abortire. Lei che quel 27 maggio, quando Giulia era già morta in casa a Senago, decise di non aprirgli e forse così si salvò.

“Non sapendo come gestire la situazione volevo aiutare Giulia – ha spiegato tra le lacrime la teste, rispondendo alle domande del pm Alessia Menegazzo e dell’aggiunta Letizia Mannella – farle capire cosa stava succedendo”. Un sussulto in aula c’è stato quando è stato proiettato un video girato il 20 maggio, una settimana prima dell’omicidio, quando l’uomo era a cena con la 23enne per il compleanno di lei. “A settembre mi auguro di essere ufficialmente fidanzato con lei”, diceva guardando la ragazza con tono scherzoso.
A Giulia, quella sera, aveva detto di essere a una grigliata.

“Per venire al tuo compleanno mi ha fatto ricevere i mobili per la cameretta del bambino da sola”, diceva la 29enne in un audio inviato all’altra, ascoltato in udienza. “Mi ha detto che andava a una grigliata. Che pezzo di m…”. La 23enne ha parlato anche di quel falso test del Dna che lui le aveva mostrato per convincerla che il piccolo Thiago che Giulia Tramontano portava in grembo non era suo. “Quando sono andata in viaggio a maggio, lui mi ha prestato il suo tablet e lì ho trovato il file del test del Dna – ha spiegato -. Ho visto la cronologia delle sue ricerche e ho trovato le immagini per creare il documento”. Poi, la decisione di non dirgli niente così da raccogliere “altre prove” e non permettergli di continuare a mentirle.
Impagnatiello, seduto nella gabbia, ha alzato lo sguardo solo quando è stato mostrato un video dei festeggiamenti per il baby shower, girato con Giulia un anno fa. Dopo i primi secondi del filmato, è scoppiato a piangere e ha riabbassato gli occhi.
Più tardi è stata sentita Loredana Femiano, mamma di Giulia, che ha ripercorso i giorni successivi alla scoperta della gravidanza, durante i quali Impagnatiello avrebbe cambiato idea più volte sul fatto di volere o meno un figlio.

Quando Giulia è sparita, ha raccontato, “lui non stava certo come me, io ero disperata. In lui non ho visto nessuna disperazione”. Rispondendo a una domanda dell’avvocato di parte civile Giovanni Cacciapuoti, la madre della 29enne ha parlato del suo dolore: “Io non ho più una vita, ho perso una figlia e un nipote, ma anche i miei figli hanno perso una madre. Io non sono più una mamma”.

Nel pomeriggio sono stati sentiti la madre e il fratello di Impagnatiello. “Volevo morire io. Ho perso mio nipote Thiago e mio figlio Alessandro”, ha detto la mamma Sabrina Paulis, tra i singhiozzi. Il 27 maggio, “questa ragazza”, ha detto riferendosi alla 23enne, “mandava a Giulia i messaggi di ciò che le scriveva lui, le faceva vedere le foto di casa loro e i video insieme. Io le dicevo ‘Giulia, basta guardare'”.
In linea i commenti fuori dall’aula della difesa Impagnatiello. “Nonostante sapesse di essere l’amante da un mese circa, ha deciso di raccogliere le prove per poi avere questo confronto con Giulia”, ha osservato il difensore Giulia Geradini. E ancora: “Lei ha avuto un ruolo nella vicenda e sicuramente l’incontro con Giulia è stato la scintilla di tutto, perché se non ci fosse stato quel confronto oggi non saremmo qui”. Intanto, la famiglia Tramontano, tra cui la sorella Chiara, continua con decisione a chiedere “una sola condizione: ergastolo a vita”.

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