La procura di Trento ha chiesto documentazioni e fascicoli alle procure che nel tempo hanno indagato sul caso Pantani. Secondo LaPresse tra gli atti richiesti dalla magistratura anche le dichiarazioni rese a suo tempo e a più riprese ai carabinieri dall’ex boss camorristico di Mondragone, poi divenuto collaboratore di giustizia, secondo il quale: “Se Pantani vinceva il Giro avrebbe buttato in mezzo alla via quelli che gestivano le scommesse“.
A due tappe dal termine, il campione romagnolo era in testa alla classifica del Giro d’Italia con quasi 6 minuti di vantaggio. Invece la mattina del 5 giugno di 26 anni fa i controlli anti-doping positivi, su cui c’è il sospetto della “manipolazione” ad opera della camorra, lo misero fuori gioco.
Dunque c’è “Associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata alle scommesse clandestine e collegata al decesso del ciclista” come l’ipotesi di reato, per ora senza indagati, su cui indaga la pm Patrizia Foiero che, secondo quanto apprende LaPresse, ha già ascoltato 12 persone informate sui fatti.
Il declino e la morte del campione
ll resto è storia nota con il ritrovamento del cadavere del Pirata in una camera del residence le Rose a Rimini il 14 febbraio 2004: Marco Pantani ucciso da un’overdose di cocaina, il responso dell’autopsia: il suicidio di un uomo in preda ad una crisi depressiva incontrovertibile o l’omicidio di chi aveva scoperto qualcosa di più grande di lui e del campione che è stato?
Domande a cui mamma e papà Paolo vogliono dare risposte: i genitori del ciclista romagnolo sono da sempre convinti che il 5 giugno 1999 ci fu un complotto in quel test antidoping per impedire al figlio di vincere il Giro d’Italia, e che la morte del 14 febbraio 2004 in un residence di Rimini, sarebbe legata alla presenza di altre persone. Magari questa ennesiam inchiesta riuscirà a dare giustizia ad un campione che gli italiani hanno continuato ad amare.

