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giovedì, Marzo 28, 2024
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Partecipò alla rivolta in carcere, guai per il ras del clan Beneduce-Longobardi

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Partecipò alla rivolta in carcere, guai per il ras del clan Beneduce-Longobardi. Lo scorso 27 dicembre il Tribunale di Napoli – Sezione per l’Applicazione delle Misure di Prevenzione, in accoglimento della proposta avanzata dal Questore alla fine del mese di novembre, dispone l’applicazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale della polizia di stato per la durata di 3 anni e 6 mesi con obbligo di soggiorno nel comune residenza e cauzione di 2mila euro nei confronti di A.F. pregiudicato napoletano del ‘66, attualmente in stato di libertà poiché scarcerato per fine pena l’11 dicembre 2021.
A. F. risulta da lungo tempo inserito in ambienti malavitosi di stampo camorristico del territorio puteolano ed è stato giudizialmente riconosciuto esserne un esponente di rilievo fin dall’anno 2003.

Il Tribunale Misure di Prevenzione accoglieva l’inquadramento della pericolosità ritenendo attuali e consistenti gli indizi forniti circa l’intraneità dello stesso al sodalizio criminale Longobardi-Beneduce, anche alla luce dei riscontri raccolti dalla Procura della Repubblica nel Tribunale di Potenza, in ordine alla sua partecipazione ai disordini avvenuti nel marzo 2020, in occasione dell’introduzione della misure di contrasto al Covid-19, all’interno del carcere di Melfi , cui presero parte numerosi detenuti.

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SI NASCONDEVA IN CASA

A. F. si era reso irreperibile fin da subito, sottraendosi all’esecuzione della misura per quasi un mese fino alla data del 19 gennaio scorso quando finalmente è stato sottoposto da personale del Commissariato di Pozzuoli, che lo ha raggiunto mentre tentava di nascondersi all’interno della sua stessa abitazione.  La proposta formulata a suo carico è stata presentata con richiesta all’Autorità Giudiziaria di adottare il provvedimento con procedura d’urgenza cui ha fatto seguito in accoglimento, l’udienza fissata con decreto presidenziale emanato il giorno stesso in cui è pervenuta la proposta.

L’urgenza prospettata evidenziava infatti il pericolo determinato dalla prossima scarcerazione del proposto, già dedito ad attività estorsiva per conto del clan Longobardi-Beneduce, cui era indiziato di appartenere, altresì in prossimità del periodo natalizio, quando di solito, purtroppo, si intensifica la pressione estorsiva sugli imprenditori e commercianti.

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