Il nome evoca la storia di una consorte abbandonata, ma quando per le strade di Napoli si sente parlare della piazza della sposa è chiaro il riferimento allo spaccio di marijuana, hashish e cocaina. Situata in Vico Canale a Taverna Penta, questa piazza sarebbe attiva fin dagli anni ’80 e i suoi incassi hanno, recentemente, arricchito il Sistema dei Quartieri. Infatti i ras Eduardo Saltalamacchia, Vincenzo Masiello, Antonio Esposito fornivano protezione ai capi-piazza in cambio di una tangente settimanale.
LA STORIA DELLA PIAZZA DELLA SPOSA
Già nel 2008 l’ex affiliato Vincenzo Gallozzi la definì: “La principale piazza di droga che il clan Di Biase gestiva. Era quella che fa capo a Carmine Furgiero e a Gaetano Avoletta; questa piazza viene denominata ‘a piazza d’a sposa, perché la madre di Avoletta fondò questa piazza di droga circa vent’anni. Grazie a questa piazza di droga il clan Di Biase percepiva come guadagno circa 12 mila euro al mese solo per gestire l’attività in quella zona“.
Oggi Carmine Furgiero, detto ‘o Pop, è accusato di essere il capo-piazza: attività condotta con l’aiuto del figlio Luigi e del cognato Gaetano Avoletto. Insieme decidevano dove e quando acquistare la droga, il prezzo di vendita, gli orari d’apertura dell’attività illecita. Sotto di loro c’era una rete di pusher che si occupava di tutta la filiera: dal confezionamento alla consegna.
INCASSI RECORD PER LA PIAZZA DELLA SPOSA
Nell’ultima inchiesta è stato accertato che lo spaccio avveniva sia a posto fisso che a domicilio, ma anche in quest’ultimo caso il pusher partiva dal vico della Sposa. La vendita era sorvegliata da sentinelle che si spostavano a piedi o in sella agli scooter. Talvolta in un giorno il narco call-center veniva contattato almeno 50 volte, oltre al via via di persone che raggiungevano a piedi la Sposa. Grazie a questa strategia di vendita ‘o Pop era in grado di incassare fino a due milioni di euro all’anno.
Proprio a due passi dalla sua abitazione Furgiero riusciva impartire ordini precisi, anche durante gli interventi delle forze dell’ordine, disponendo gli spostamenti della droga e l’allontanamento dei clienti: tutto avveniva con una sorprendente precisione e velocità. Niente era lasciato al caso, infatti, anche le bandiere venivano usate per impedire le riprese delle telecamere piazzate dalle forze dell’ordine.
Nel 2016 anche il pentito Maurizio Overa parlò in un verbale del ruolo di ‘o Pop: “Luì si rifornisce direttamente dai suoi fornitori, anche se in alcune circostanze lo abbiamo rifornito noi del clan Mariano. In ogni caso Carmine Furgiero, che gestisce la piazza insieme al cognato Gaetano e agli altri suoi familiari, versava al sistema una quota settimanale di 1500 euro che prima, fino a prima della crisi era di 3000 euro a settimana“.
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