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lunedì, Maggio 6, 2024
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Pizzo alla camorra e tangenti ai politici per ottenere gli appalti: la doppia faccia degli imprenditori di Caivano

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Da una parte pagavano il pizzo alla camorra, dall’altra erano loro a corrompere i politici per ottenere gli appalti. Vittime dei gabellieri e carnefici della loro categoria allo stesso tempo. A Caivano è stata scoperta un’imprenditoria malata, che con il suo comportamento ha fatto saltare il regime del libero mercato.

Il nuovo filone d’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli ha fatto emergere, infatti, una chiara connivenza tra i membri della cosiddetta società civile e il mondo criminale. C’erano diversi livelli nel sistema criminale scoperto a Caivano: al primo posto c’erano il boss Antonio Angelino e i suoi affiliati, al secondo i politici e tecnici comunali e al terzo gli imprenditori.

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GLI IMPRENDITORI VITTIME E CARNEFICI

Sono 4 gli imprenditori che avrebbero incarnato l’ambiguità di essere al contempo vittime del racket e rapaci cacciatori di appalti. Dall’indagine della Procura sono emersi i nomi dei costruttori a capo di società “gradite” i quali da un lato avrebbero ricevuto gli incarichi all’esito di gare e affidamenti turbati da parte dell’Ente locale, riconoscendo tangenti agli amministratori e tecnici comunali compiacenti sempre pronti a ‘confezionare’ gli atti a titolo corruttivo, dall’altro avrebbero pagato il racket agli Angelino.  Sotto accusa sono finiti gli imprenditori Francesco Peluso, Vincenzo Celiento, Domenico Amico, Domenico Della Gatta, Antonio D’Ambrosio.

Dunque in un clima segnato dall’omertà e dalla mala gestio dell’amministrazione comunale sarebbe proliferato un sistema di affidamento degli appalti inquinato da accordi corruttivi con gli stessi imprenditori poi diventati vittime di estorsione. E’ saltato uno status nominale di libero mercato vista l’assenza di competizione e la forza di indirizzare l’assegnazione dei lavori pubblici.

“IL FIORE ALL’OCCHIELLO”

Un livello intermedio tra la camorra e l’imprenditoria era giocato dall’ex assessore Carmine Peluso e dal dirigente comunale Vincenzo Zampella. Il primo si sarebbe atteggiato come anello di congiunzione tra il clan, gli imprenditori e la pubblica amministrazione, invece il secondo avrebbe avuto il potere di decidere e pilotare gli appalti e di intascare le mazzette dagli imprenditori compiacenti. Forse la descrizione più fedele del sistema di Caivano è stata data dall’ex componente della giunta in occasione di un’intercettazione telefonica: “Ma tu hai capito chi ci sta qui dentro? Imprenditore e politica, cioè proprio il fiore all’occhiello, proprio un servizio”.

 

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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