Ogni mattina un uomo, il protagonista dello spettacolo, sale sul suo scooter e per un’ora buona se ne va a zonzo nella sua bellissima città. Fin qui, nulla di insolito. Se non fosse che la città, Napoli, è deserta e blindata dal lockdown e che quell’uomo compie anche un piccolo peccato di hybris: racconta le sue solitarie escursioni sulle pagine di un quotidiano. Il caso vuole che l’articolo finisca sulla scrivania dell’Unità di Crisi Regionale, che ne segnala il contenuto alla Prefettura, che lo trasmette a sua volta all’Azienda Sanitaria Locale. In ossequio alle ordinanze del presidente della Regione, all’autore viene imposta una quarantena di quattordici giorni, arresti domiciliari «volontari», come vengono definiti, che lo trasformano in uno «stralunato signor Bloom in pantofole» che può solo vagare fra cucina, studio e soggiorno. E rimuginare. Così da un curioso evento accaduto durante il lockdown prende le mosse un monologo denso di considerazioni che spaziano dal destino di una generazione al rapporto tra arte e potere, dalla libertà di vivere e creare fino alla politica divenuta strumento di controllo della vita. Ed ecco che “Quarantena napoletana” diventa un viaggio in cui un piccolo esercito di amici, conoscenti, parenti, anime perse e fantasmi di stagioni remote viene ad abitare il tempo morto di una sospensione della vita pubblica, che non implica tuttavia la sospensione del pensiero e dell’arte, e dell’arte di scrivere.
Ps. Il testo del monologo è tratto dal libro “Quarantena Napoletana” di Eduardo Cicelyn edito da Neri Pozza
𝗤𝗨𝗔𝗥𝗔𝗡𝗧𝗘𝗡𝗔 𝗡𝗔𝗣𝗢𝗟𝗘𝗧𝗔𝗡𝗔
scritto da Eduardo Cicelyn
con Sergio Rubini
immagini Francesco Clemente
musiche composte ed eseguite da Michele Fazio
suono Daghi Rondanini
produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini
📌 8 dicembre al Teatro Bellini
Un uomo, una città e un tempo sospeso.
Dalle pagine di un quotidiano ai corridoi della Prefettura, da una fuga in scooter alla quarantena forzata, prende forma un monologo che attraversa memoria, politica, solitudini e creatività. Un viaggio intimo nel cuore di Napoli, dove anche il silenzio sa diventare racconto.
Il testo del monologo è tratto dal libro “Quarantena Napoletana” di Eduardo Cicelyn, edito da Neri Pozza.
