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sabato, Maggio 4, 2024
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Raffaele Vitiello, per i pentiti “imprenditore del clan” ma era una vittima: minacciato dai Mallardo per il pizzo sui cantieri

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Da una parte viene indicato dai pentiti come “imprenditore edile legato al clan Mallardo” e “politico che in qualità di consigliere comunale è intervenuto concretamente su alcuni amministratori comunali per garantire la maggioranza al Sindaco quando questa vacillava a causa di dissidi interni ai gruppi consiliari e/o di contrasti con il primo cittadino”. Dall’altro è stato vittima di diversi episodi estorsivi, portati avanti dalla cosca di Giugliano, tanto da “costringerlo” a denunciare tutto ai carabinieri.

In questi due modi viene descritto Raffaele Vitiello (indagato a piede libero ed innocente fino all’ultimo grado di giudizio, ndr) nell’ultima ordinanza che ha visto sotto indagine 27 persone (leggi qui). Imprenditore edile, politico di lungo corso, Vitiello ha fatto parte di diverse consiliature negli ultimi 25 anni della politica giuglianese, sia in coalizione di centrodestra che centrosinistra.

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La carriera politica di Raffaele Vitiello

Fu eletto per la prima volta Consigliere comunale il 29/30 maggio 1988 nella lista del Partito Repubblicano Italiano e si schierò nella compagine amministrativa presieduta dal Sindaco Giovanni Pianese. Riconfermato nelle consultazioni elettorali del 1993, rassegnò le dimissioni il 9 marzo 1995 insieme con altri Consiglieri, con l’intento di determinare la caduta del Sindaco Giacomo Gerlini. Fu poi rieletto in Consiglio comunale 111 maggio 1997 ed il 13 maggio 2001, rassegnando le dimissioni il 24 giugno 2002 insieme con altri ventisei Consiglieri, determinando così la fine della consiliatura e dell’amministrazione comunale
guidata dal Sindaco Antonio Castaldo.
Riconfermato di nuovo il 25/26 maggio 2003 nella lista dei Repubblicani, è stato infine rieletto Consigliere comunale il 13/14 aprile 2008 nella lista civica dei Popolari
Democratici compresa nella coalizione di centro-destra del Sindaco Giovanni Pianese. Dal 6 ottobre 2008 è Consigliere delegato per il Patrimonio, i Servizi cimiteriali e per il Verde. Poi nel 2015 è stato eletto consigliere comunale sotto l’Amministrazione Poziello.  Nelle elezioni 2020 ha scelto di non candidarsi in prima persona, ma si è impegnato realizzando la lista dei Repubblicani Democratici a sostegno dell’attuale sindaco Nicola Pirozzi, lista in cui è stata eletta la nipote Mary Vitiello (totalmente estranea all’inchiesta che ha coinvolto lo zio, ndr).

L’inchiesta su Vitiello, vittima di estorsioni

Dalle indagini svolte a carico di Raffaele Vitiello è emerso che l’imprenditore “corrispondeva al sodalizio camorristico tangenti estorsive per i lavori edili svolti nel territorio di competenza del clan”. In tali vicende, il nipote Luigi Vitiello – personaggio centrale dell’ultima inchiesta – “svolgeva l’importante ruolo di mediatore con il clan, a volte sollecitando lo zio al pagamento, altre volte intervenendo in suo favore”. I pentiti hanno sottolineato ai magistrati che “anche gli imprenditori direttamente collegati al clan erano tenuti a pagare l’estorsione per l’esecuzione dei lavori edili, che definiva una vera e propria tassa, precisando che tale “quota estorsiva” era necessaria per garantire un flusso di liquidità nelle casse del clan e che, a differenza degli imprenditori “estranei”, quelli collegati al clan ricevevano un trattamento di favore nelle modalità di pagamento”.  Inoltre il pentito riferiva che “tutte le speculazioni imprenditoriali della zona della fascia
costiera, sia nell’edilizia che in altri settori, erano gestite “a tavolino” da esponenti del clan
Mallardo e dagli imprenditori Vitiello Raffaele e VitielloLuigi che, quindi, a
fronte del pagamento della tangente, che garantiva un flusso di liquidità al clan, ottenevano
dei vantaggi per la loro attività imprenditoriale”. 

I magistrati evidenziano nell’ordinanza che i rapporti tra Raffaele Vitiello ed il clan Maliardo “appariva cambiato rispetto al passato a causa del fatto che lui aveva perso i suoi storici punti di riferimento del clan a causa degli arresti eseguiti nel corso del tempo”. Infatti, lo stesso Vitiello Raffaele in una intercettazione ambientale affermava che non c’erano più gli affiliati con i quali egli “poteva parlare” . In particolare in una circostanza, Raffaele Vitiello dovendo risolvere un problema che si era creato con alcuni affiliati al clan Maliardo si era visto costretto a chiamare “Stefanin”, ovvero Cecere Stefano, che egli evidentemente considerava un affiliato giovane, in quanto gli affiliati storici erano detenuti.

L’estorsione per la costruzione in via Genovesi

Raffaele Vitiello, tra le tante costruzioni effettuate, era stato minacciato dal clan Mallardo per un cantiere aperto in via Genovesi dove stava realizzando 12 appartamenti. Era l’aprile del 2019.  Raffaele Vitiello viene sollecitato dal nipote Luigi a dare 10mila euro a Francesco Mallardo, alias o marmular, affiliato storico del clan Mallardo, a titolo di tangente. Soldi che Vitiello Raffaele rispondeva che avrebbe inviato la somma di 8 mila euro ma il nipote insisteva affinché mandasse 10 mila euro che gli erano stati chiesti: “O’ zi’ mandateci 10.000 euro! Statemi a sentire a me! Vengono a fare gli scemi là sopra e dopo li devo picchiare”, dice Luigi Vitiello in un’intercettazione, in cui si mostra infastidito dall’atteggiamento dello zio, tant’è che affermò che avrebbe risolto la questione facendogli un bonifico da 90 mila euro anziché 100 mila in modo da versare i 10 mila euro necessari a coloro che li pretendeva.

Dalle attività tecniche emergeva che Raffaele Vitiello doveva versare al clan una somma di denaro per lavori edili che stava eseguendo nel comune di Giugliano. In particolare veniva minacciato da Francesco Vitiello alias “o cavallo”, che gli intimava di versare la somma di diecimila euro altrimenti gli avrebbe “fermato il cantiere”.  Dalle indagini è emerso che Raffaele Vitiello si rivolse al nipote Luigi che gli consigliava di posticipare il pagamento della somma richiesta al periodo delle festività pasquali. Proprio nella settimana di Pasqua venivano intercettate numerose conversazioni a carico di Vitiello Luigi che veniva pressato da Mallardo Francesco, alias “’o marmularo”, affinché intervenisse nei confronti dello zio che ancora non aveva versato “quanto dovuto”.Vitiello Luigi sollecitava lo zio a pagare la somma richiesta, ma, dopo aver appreso che questi non aveva il denaro necessario, lo invitava ad informare “per correttezza” il clan che avrebbe cosi ulteriormente posticipato il pagamento.

Le minacce subito dal clan da Raffaele Vitiello

Dopo le minacce subite, Raffaele Vitiello incontrò il nipote Luigi al quale chiese come si sarebbe dovuto comportare con “questi scemi di mezzo alla via”. Il nipote gli rispondeva di riferire ai soggetti che gli avevano rivolto la richiesta, che avrebbe mantenuto l’impegno preso ma che avrebbe dilazionato i pagamenti nel tempo a causa delle difficoltà economiche che stava attraversando

Lo stesso Luigi è stato intercettato mentre si lamentava con Mallardo Francesco “’o marmularo” e Vitiello Francesco “’o cavallo” che lo zio Raffaele era stato trattato male dal clan in quanto gli erano state rivolte richieste estorsive superiori a quanto concordato. Luigi da quel momento – secondo i magistrati – fece da tramite tra gli estorsori del clan Mallardo e lo zio vittima. Alla risposta di Vitiello Luigi che lo zio si trovava in difficoltà economiche,o marmular chiedeva se avrebbe provveduto lui a versare la somma dovuta da suo zio ricevendo risposta negativa ma che avrebbe sollecitato lo zio a versare quanto meno parte della somma dovuta.

Zio e nipote si misero d’accordo nel dire agli esponenti del clan che avrebbero parlato loro direttamente col mandante dell’estorsione, ovvero Mimì Pirozzi. Raffaele Vitiello però non riuscì ad avere subito un incontro con Mimì ‘o pesante e per questo da una parte stava continuando a ricevere pressioni da parte del clan a causa del mancato pagamento e dall’altra aveva le forze dell’ordine “addosso”. Vitiello Luigi ribadiva allo zio che per una forma di correttezza doveva fare giungere a “Lui”, ovvero a Mimì, l’imbasciata che avrebbe ritardato il pagamento della tangente da 10mila euro che serviva a pagare le mesate agli affiliati.

Così Raffaele Vitiello continuò a subire pressioni tant’è che ad un certo punto disse al nipote Luigi che avrebbe denunciato tutto alle forze dell’ordine. Il nipote Luigi cercò di calmarlo dicendogli che avrebbe solo dovuto rimandare il pagamento che gli era stato richiesto. Vitiello si preoccupò ulteriormente quando uno degli estorsori addirittura andò a bussarlo alla porta di casa per chiedergli il versamento dei soldi dovuti.

Lo sconforto e la rabbia di Raffaele Vitiello

A fine anno, verso dicembre, emissari del clan Mallardo (Mimì Pirozzi e Francesco o marmular, ndr) si ripresentarono di nuovo nel cantiere di via Genovesi, chiedendo altri soldi a Raffaele Vitiello, avanzando una richiesta estorsiva, celandola dietro la classica richiesta di aiuto per i carcerati e gli avvocati, proprio come avevano già fatto a Pasqua ed a Ferragosto. Raffaele Vitiello, preso da sconforto e rabbia, si lasciò andare ad uno sfogo: “Mi devono far stare tranquillo,  non voglio sapere niente altrimenti se mi fanno incazzare prendo e li vado direttamente a denunciare…io ho gli operai senza stipendio”

Preso dall’esasperazione Vitiello incontrò un carabiniere della compagnia di Giugliano al quale disse di essere preoccupato “per la sua incolumità e quella della sua famiglia, non essendo più in grado di soddisfare le richieste estorsive, motivo per il quale aveva deciso di rivolgersi ai carabinieri”

Alla vigilia di Natale del 2019 ci fu un’accesa discussione tra Raffaele Vitiello e suo nipote Luigi. Quest’ultimo,o, avendo appreso della volontà dello zio Raffaele di sporgere denuncia per l’estorsione che stava subendo per il cantiere di via Genovesi, cercò di fargli cambiare idea affermando a più riprese che una denuncia avrebbe messo in moto un “meccanismo non indifferente” arrivando, inoltre, a paventare anche la possibilità che i membri della loro famiglia potessero essere vittima di pesanti ritorsioni: “zio così ci state mettendo nel problema a noi…questo vi invito a riflettere pensateci bene zio a quello che state facendo!”

Raffaele Vitiello, nonostante l’insistenza del nipote Luigi, si diceva determinato nel suo intento, in quanto gli affiliati al clan Maliardo avevano superato ogni limite, arrivando addirittura a minacciarlo mentre si trovava presso il suo cantiere di via Genovesi: “se quelli se devono dare qualche scoppettata me la devono dare a me! Ed è meglio che me la danno stasera che domani mattina! Ma che vuoi da me? Ma io che devo fare più al difuori di questo? Ma io non ce la faccio più a sopportarla questa gente”.

Insomma da un lato Vitiello viene ritenuto imprenditore legato al clan dai pentiti, dall’altro nell’ordinanza emerge il suo ruolo di ‘vittima’ del sistema, costretto a pagare la camorra per stare tranquillo ed evitare ritorsioni.

 

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Antonio Mangione
Antonio Mangionehttp://www.internapoli.it
Giornalista pubblicita iscritto dalll'ottobre 2010 all'albo dei Pubblicisti, ho iniziato questo lavoro nel 2008 scrivendo con testate locali come AbbiAbbè e InterNapoli.it. Poi sono stato corrispondente e redattore per 4 anni per il quotidiano Cronache di Napoli dove mi sono occupato di cronaca, attualità e politica fino al 2014. Poi ho collaborato con testate sportive come PerSempreNapoli.it e diverse testate televisive. Dal 2014 sono caporedattore della testata giornalistica InterNapoli.it e collaboro con il quotidiamo Il Roma
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