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domenica, Maggio 5, 2024
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Ras di Miano picchiato e denudato in carcere, 6 agenti arrestati: accusati di pestaggio e tortura

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Cinque agenti della polizia penitenziaria in servizio presso il carcere “Panzera” di Reggio Calabria, più il comandante degli stessi, Stefano La Cava, sono stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare e posti agli arresti domiciliari nell’ambito di una inchiesta su presunte torture ai danni di un detenuto dell’istituto penitenziario.

Nei confronti dei sei agenti sono contestate le accuse di tortura e lesioni personali aggravate ai danni di un detenuto napoletano, il 30enne Alessio Peluso, ritenuto esponente di spicco della camorra: nell’inchiesta vi sono altre due indagati, il gip ha disposto per loro la misura interdittiva della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio.

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Ai domiciliari sono finiti Stefano La Cava, classe 1974, nato a Firenze e residente a Reggio Calabria, comandante della Penitenziaria; Fabio Morale, classe 1977, di Messina; Domenico Cuzzola,45enne di Reggio Calabria; Pietro Luciano Giordano, 55enne di Villa San Giovanni; Placido Giordano, 51enne di Taurianova; Alessandro Sgrò 39enne di Sant’Agata Militello. Sospensione dall’esercizio di pubblico ufficio per i colleghi Alessandro Guglietta, 53enne di Sant’Agata Militello, e Carmelo Vazzana, 52enne di Reggio Calabria.

Sono tutti ritenuti responsabili, a vario titolo, di pestaggio e tortura nei confronti di Alessio Peluso, di Miano, ras dei reduci del clan Lo Russo.

I fatti contestati risalgono al 22 gennaio 2022 e vedono come parte offesa ’o niro (com’è conosciuto il 30enne negli ambienti criminali dell’area nord) che aveva messo in atto una protesta, rifiutandosi di far rientro nella cella dopo aver usufruito del previsto passeggio esterno.

La posizione che appare obiettivamente più grave è quella del comandante La Cava, al quale, oltre alla tortura e alle lesioni, sono contestati i reati di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atto pubblico, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atto pubblico per induzione, omissione di atti d’ufficio, calunnia e tentata concussione. Secondo quanto è emerso dall’inchiesta.

La Cava avrebbe tentato illegittimamente di visionare, costringendo un suo sottoposto a mostrargliele, alcune relazioni di servizio relative alla sorveglianza cui veniva sottoposto Peluso. All’epoca dei fatti, tra l’altro, il detenuto vittima del pestaggio aveva messo in atto una protesta, rifiutandosi di rientrare in cella dopo avere beneficiato dell’ora d’aria. Il pestaggio di cui è rimasto vittima Peluso è stato ripreso dalle telecamere interne dell’istituto di pena.

L’uomo è stato colpito ripetutamente dagli agenti con i manganelli in loro dotazione, ma anche con pugni. Lo stesso personale di polizia penitenziaria, inoltre, lo avrebbe fatto spogliare e lo avrebbe lasciato seminudo per oltre due ore in cella.

Peluso era stato trasferito nel carcere di Reggio Calabria dopo che a settembre scorso si era fatto arrivare, grazie a numerose complicità interne, nel carcere di Frosinone una pistola con un drone e con la quale fece fuoco 5 volte contro altri tre detenuti con i quali aveva litigato il giorno prima.

Per coprire tali condotte, ed evitare conseguenze per una eventuale denuncia da parte del detenuto, il comandante del Reparto, Stefano La Casa, avrebbe poi redatto una serie di atti (relazione di servizio, comunicazione di notizie di reato ed informative al direttore del carcere), in relazione ai quali gli vengono contestati i delitti di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atto pubblico, di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atto pubblico per induzione, di omissione d’atti d’ufficio e di calunnia. Il gip Trovato ha rigettato la richiesta di misura cautelare per Stefano MunafòAngelo Longo, Diego IeloAntonio Biondo, per il medico Sandro ParisiEgidio Vincenzo Catalano Vincenzo Catalano. Nel carcere di Reggio Calabria Alessio Peluso era arrivato in seguito a un episodio che lo vide protagonista nel penitenziario di Frosinone, dove il 19 settembre del 2021 esplose colpi di arma da fuoco contro un gruppo di detenuti con cui aveva litigato il giorno prima.

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