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giovedì, Aprile 18, 2024
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La Russia non esclude l’uso di armi nucleari, l’annuncio: “Le utilizzeremo solo in un caso”

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“La Russia ha un concetto molto chiaro sull’uso dell’arma nucleare: solo in caso di minaccia all’esistenza stessa del Paese” ha affermato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov in una intervista con Christiane Amanpour per Cnn. “Non ci sono altre ragioni” (per cui l’arma nucleare potrebbe essere usata, ndr.), ha aggiunto Peskov, dopo aver provato ad accusare Volodymir Zelensky, di aver iniziato a parlare delle possibilità di dotarsi di armi nucleari, sul territorio dell’Ucraina, alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco di quest’anno. “Putin vuole che il mondo ascolti e capisca le nostre preoccupazioni. Per due decenni abbiamo cercato di comunicarle al mondo, all’Europa e agli Stati Uniti. Ma nessuno ci ha ascoltato. E prima che fosse troppo tardi, abbiamo deciso di lanciare una operazione militare speciale per contrastare l’anti Russia creata vicino alle nostre frontiere”.

L’operazione militare speciale in Ucraina sta procedendo secondo i piani, ha affermato Peskov, citato dall’agenzia Tass, precisando che sin dall’inizio nessuno aveva pensato che l’operazione sarebbe durata un paio di giorni. L’obiettivo principale delle forze militari, impegnate a Mariupol, è fare uscire dalla città le unità nazionaliste, ha aggiunto. L’obiettivo dell’operazione militare speciale di Mosca non è l’occupazione dell’Ucraina, ha quindi affermato il portavoce.

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ARMI CHIMICHE – La Russia non ha né armi chimiche né biologiche e le accuse di Washington sono solo “insinuazione maligne”, ha dichiarato il vice ministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov, replicando al presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, secondo cui Vladimir Putin sarebbe con “le spalle al muro” in Ucraina e per questo potrebbe ricorrere all’uso di armi chimiche e biologiche. Biden si dice convinto che la Russia stia preparando operazioni “sotto falsa bandiera” per creare nuovi pretesti.

Ucraina: ‘Combattiamo per Putin, ci dà soldi e nazionalità’

Mille dollari al mese per almeno 6 mesi e la cittadinanza russa è la ricompensa offerta dalle forze militari di Mosca ai miliziani che si arruolano nei centri di reclutamento siriani per essere spediti sul fronte ucraino.   L’ANSA ha intervistato alcuni siriani che hanno già firmato il contratto con le forze russe e che attendono “con ansia” la chiamata per il fronte, “perché la vita è sempre più difficile” nella Siria martoriata dalla guerra e stravolta da un collasso economico senza precedenti.

Rida, pseudonimo di uno dei combattenti interpellato a patto di proteggerne l’anonimato, è originario della regione costiera di Tartus. Ha militato per anni in una formazione armata filo-governativa, i Falchi del deserto. Questa milizia, il cui comandante era stato insignito negli anni scorsi dalle forze russe, è stata disciolta nel 2018. E da allora i suoi componenti si sono trovati senza stipendio. Secondo l’Onu, nella Siria in guerra da undici anni la povertà riguarda il 90% della popolazione di un Paese dove circa 10 milioni di persone hanno dovuto abbandonare le loro case, e dove i servizi essenziali – medicine, benzina, elettricità, acqua potabile – sono assenti o estremamente costosi.

“Lavoro come muratore ma non riesco a sfamare la mia famiglia”, afferma Rida che ammette di voler partire “quanto prima” per il Donbass. “Non ho esitato nemmeno un secondo prima di firmare il contratto”. Il suo arruolamento è avvenuto dieci giorni fa. “Mi hanno detto che ci sarebbe stato un raduno a Ras al Bassit, a nord di Latakia”, principale porto sulla costa mediterranea, poco lontano dal comando militare russo in Siria.

Le forze di Mosca, alleate da decenni del governo di Damasco, sono presenti nel Paese arabo dal 2015. E da allora hanno rafforzato la presenza in tutta l’area, coordinandosi con gli Stati Uniti, l’Iran, la Turchia, Israele, tutti attori coinvolti a vario titolo nel conflitto. “A Ras al Bassit eravamo in 200, tutti ex membri dei Falchi del deserto”, racconta Rida. “E’ arrivato un ufficiale russo che parlava tradotto da un interprete. Ci ha detto che devono addestrarci a combattimenti in zone urbane, vogliono gente con esperienza e non ragazzi alle prime armi… le persone arruolate nell’esercito regolare (siriano) non sono accettate”.

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