Lo scorso mercoledì mattina, a Formia, durante una perquisizione eseguita da polizia e carabinieri è stato ritrovato un piccolo vano sotterraneo alto 170 centimetri in un appartamento in passato riconducibile al noto esponente dei clan dei casalesi Antonio Bardellino. Al locale, ritrovato occultato al di sotto di un pavimento, si accedeva mediante una botola situata su binari scorrevoli ed una scaletta; al suo interno è presente una panca e una lampadina, in uno spazio molto angusto (120X100 centimetri).
La perquisizione è stata eseguita nell’ambito delle attività investigative per il tentato omicidio di Gustavo Bardellino, 43 anni, avvenuto nel febbraio 2022. Le indagini sono state coordinate dalle Direzioni Distrettuali Antimafia di Roma e Napoli. (Squadra Mobile di Latina e Commissariato di Gaeta, con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo), dal Comando Provinciale Carabinieri di Latina (Nucleo Investigativo e Compagnia di Formia),
L’accesso al covo-bunker, nascosto sotto un pavimento dell’abitazione, avveniva tramite una botola posta su binari scorrevoli, seguita da una scaletta che conduceva in un angusto spazio di appena 120×100 cm. All’interno, sono state trovate una panca e una lampadina, evidenziando come il nascondiglio fosse stato accuratamente progettato per offrire protezione e anonimato a chiunque lo utilizzasse. La scoperta di questo nascondiglio potrebbe gettare nuova luce sulle attività e connessioni criminali del boss Antonio Bardellino, fondatore del Clan dei Casalesi, morto in circostanze misteriose in Brasile nel 1988 e il cui corpo non fu mai trovato.
Una scoperta, questa, che porterebbe a nuove ipotesi sulla misteriosa scomparsa di Bardellino, ufficialmente assassinato in Brasile nel 1988 da Mario Iovine. Insomma, il boss della camorra casertana potrebbe non essere morto in quelle circostanze così come si è sempre creduto.
La scoperta del covo-bunker fa emergere interrogativi inquietanti: è possibile che Antonio Bardellino abbia frequentato questo nascondiglio dopo la data del suo presunto assassinio?
Nonostante siano trascorsi più di tre decenni dall’ufficiale annuncio della morte di Antonio Bardellino, il suo corpo non è mai stato ritrovato. Un mistero che ha tenuto in sospeso la famiglia per lungo tempo, tanto che solo nel 2018 è stata presentata la richiesta ufficiale per la dichiarazione di morte presunta. Il ritrovamento del covo-bunker nell’appartamento associato a Bardellino potrebbe fornire nuovi indizi per risolvere questo enigma.
«Salutami papà». La frase del fratello di Antonio Bardellino a uno dei nipoti a Santo Domingo – intercettata durante una telefonata – ha fatto alzare le antenne della Dda di Napoli. Chi sarebbe il papà di quei nipoti se non Antonio Bardellino, fondatore del clan dei Casalesi? La sentenza Spartacus I, in verità, ha certificato la morte di Bardellino per mano di Mario Iovine. L’uccisione dei nipoti – Paride e Antonio Salzillo (quest’ultima 20 anni dopo) – e il pentimento di Luigi Basile o’marsigliese, non lasciarono dubbi ai giudici del maxi-processo: Bardellino sarebbe stato ammazzato il 26 maggio 1988 a Búzios, in Brasile. Fatto sta che dall’altra parte del telefono, uno dei figli di Rita De Vita e di Bardellino, a quella telefonata dello zio avrebbe risposto con un “sì”. E così, la frase è stata inserita nell’inchiesta della Procura Antimafia di Napoli che è sulle tracce di una nuova alleanza fra camorristi della vecchia sponda Casalese e i nipoti del “boss dei due mondi”.