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venerdì, Maggio 3, 2024
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Perquisizioni a casa di Stefano Cecere, scelto il carcere dove sarà detenuto

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Omicidio aggravato dall’articolo 7. Questa l’accusa mossa a carico di tre esponenti di spicco del clan Mallardo di Giugliano: Stefano Cecere (finito in carcere), Gennaro Trambarulo e Antonio Tesone (entrambi indagati a piede libero).

L’omicidio è quello di Aldo Autuori, avvenuto nell’agosto del 2015 a Pontecagnano in provincia di Salerno. Autuori fu ammazzato con 10 colpi di pistola esplosi a bruciapelo da due killer mentre era in compagnia della famiglia. Provò a scappare ma fu tutto inutile.

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Aldo Autuori stava terminando di scontare una pena di dodici anni per l’omicidio del pregiudicato Luciano Merola durante una lite. Un episodio che non era stato connesso a moventi legati alla criminalità organizzata ma che derivava da contrasti personali.
 Autuori esercitava l’attività lavorativa di trasportatore per il tramite di un’azienda situata a Pontecagnano Faiano.

 

Il provvedimento è stato eseguito dai carabinieri di Castello di Cisterna su richiesta della DDA. Secondo le indagini Cecere avrebbe fatto da tramite mentre Trambarulo e Tesone sarebbero stati gli esecutori materiali del delitto.

Cecere   è stato catturato dai carabinieri del gruppo di Castello di Cisterna mentre si trovava a Giugliano. I militari lo hanno prelevato e portato presso la Caserma dove in questo momento, assistito dal suo avvocato Sergio Aruta, gli stanno notificano l’ordinanza di custodia cautelare contenente le accuse a suo carico. Accuse che al momento sono ancora ignote. Sono state disposte anche perquisizioni presso la sua abitazione, dopodichè sarà portato nel carcere di Fuorni, in provincia di Salerno. Tesone è invece difeso dall’avvocato Michele Giametta.

 

Nell’indagine per l’omicidio Autori era finito sotto indagine  Francesco Mogavero, ras della Piana del Sele. Nel procedimento, da quanto emerge dalla DDA, sarebbero coinvolti “anche i fratelli Sergio ed Enrico Bisogni (in qualità di mandanti); Luigi Martino e il boss Francesco Mallardo, che “detenevano e portavano in luogo pubblico una pistola a tamburo non meglio individuata con cui era stato pianificato e realizzato l’agguato ad Aldo Autuori”. 

 

 

 

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