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giovedì, Aprile 25, 2024
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Taranto, falso ginecologo terrorizzava le donne con diagnosi gravi

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A Taranto un uomo ha terrorizzato 400 donne spacciandosi per un ginecologo. L’uomo fingeva di visitarle e poi diagnosticava loro gravi infezioni.

Il 40enne contattava le donne fingendo di essere un ginecologo

Con l’accusa di violenza sessuale la Polizia, su delega della procura di Taranto, ha effettuato una perquisizione nei confronti di un 40enne che si spacciava per ginecologo. L’uomo avrebbe contattato e terrorizzato oltre 400 donne, inducendole a compiere visite ginecologiche online. Il falso ginecologo, secondo l’accusa, contattava telefonicamente le donne. Successivamente, lasciava intuire alle sue interlocutrici di essere a conoscenza di esami clinici, effettuati in diverse strutture sanitarie in tutta Italia. Infine, comunicava loro che probabilmente erano affette da infezioni vaginali gravi. In questo modo, facendo leva sulle preoccupazioni delle donne, si proponeva ad effettuare visite online.

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Le indagini della Polizia sul falso ginecologo scovato a Taranto

Durante la perquisizione, i poliziotti hanno sequestrato lo smartphone, i supporti di memoria e tutte le schede sim appartenenti al falso ginecologo. Il 40enne è gravemente sospettato di essere l’autore delle condotte riprovevoli evidenziate negli ultimi mesi. Infatti, da settembre 2021, numerose donne sono state costrette a sporgere denuncia presso gli uffici della Polizia Postale in seguito alla ricezione di telefonate sospette. All’altro capo del telefono, l’uomo che si presentava come ginecologo.

L’identità del falso ginecologo

Il falso ginecologo è stato identificato attraverso l’analisi dei dati telefonici e telematici. Gli inquirenti sono risaliti all’uomo grazie ai numerosi accertamenti sui file audio delle telefonate registrate dalle vittime. Ma anche e, soprattutto, grazie alla collaborazione di queste ultime. La vicenda – spiega la Polizia – interesserebbe oltre 400 donne in tutta Italia. Secondo i primi riscontri, inoltre, l’uomo avrebbe ottenuto i dati sensibili delle donne tramite la consultazione di portali di annunci di compravendite online. Attualmente, le immagini delle visite sono al vaglio dei magistrati con la speranza che l’imbroglione non ne abbia fatto altri usi.

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