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giovedì, Maggio 2, 2024
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“Ti devo buttare nel bidone dell’immondizia?”, il clan Abbinante comandava a Scampia: tutti i nomi

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“Tu devi chiudere con 50 euro al mese, venditi la bancarella, fai quello che vuoi… ti devo prendere e ti devo buttare nel bidone dell’immondizia?”. Anche gli ambulanti del rione Monterosa di Scampia dovevano sottostare al pizzo imposto dal clan Abbinante, oggi sgominato dai carabinieri con 37 arresti emessi dal gip sui richiesta della DDA.

La vittima è un esercente ambulante di oggetti di bigiotteria costretto a versare 50 euro mensili all’organizzazione malavitosa fondata dal capoclan Arcangelo Abbinante per stare tranquillo.

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Tra i destinatari delle misure cautelari in carcere figurano anche i nipoti di Arcangelo Abbinante, figli del suo terzogenito Guido e oltre ai reati di associazione mafiosa finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti gli inquirenti contestano per esempio, anche l’imposizione del pagamento di mille euro mensili a un imprenditore caseario per avere l’esclusività della fornitura di mozzarelle e latticini ai commercianti del rione Monte Rosa. Stesso modus operandi è stato riscontrato dai carabinieri anche per coloro a cui era concessa l’esclusività della fornitura del pane (300 euro mensili) e per le buste da dare ai clienti che acquistavano i prodotti.

Il “pizzo” veniva anche imposto ai commercianti i quali, oltre a pagare l’estorsione, dovevano anche acquistare prodotti caseari, pane e buste per la spesa da coloro che venivano indicati dal clan.

Rione Monterosa, rione ISES, la “33“: sono queste le roccaforti del clan Abbinante. Questo è quanto emerso nel corso delle indagini condotte dai militari su richiesta della DDA partenopea. Nel mirino dell’Antimafia, proprio la presunta cosca guidata dalla famiglia Abbinante. Le indagini dell’Arma non hanno solo consentito di definire aree e raggi d’azione del gruppo criminale, ma di documentarne anche l’attività. Come spiegato dai Carabinieri, “le investigazioni hanno permesso di definire il sodalizio come una struttura operativa stabile, unitaria e verticistica, con ripartizione di ruoli e compiti funzionali ad assicurare la continuità e sistematicità del traffico di droga“.

Non solo piazze di spaccio, ma anche luoghi di produzione e conservazione degli stupefacenti, e poi armi, tante armi. A queste si aggiungono poi le accuse per estorsione. Le indagini, infatti, hanno documentato anche il “capillare controllo del territorio all’interno dei rioni” da parte del gruppo, territori definiti “casa nostra” dai suoi membri, dove ogni cosa doveva passare al vaglio del clan per un cosiddetto “rispetto per la famiglia“. Un obbligo all’uso e al consumo prima di tutto nei locali indicati dai vertici del clan, attività che poi dovevano consegnare una parte dei loro incassi alla cosca. A trovarsi davanti i Carabinieri, stamane, che hanno eseguito un’ordinanza cautelare emessa dal GIP di Napoli su richiesta della DDA, ben 37 persone. Tutte loro, secondo la Procura, sarebbero legate al clan Abbinante.

Una “permanente vitalità criminale della storica organizzazione familistica che ha imposto da tempo la propria presenza, anche fisica, al Monterosa, riorganizzando le proprie fila” attorno alla figura di Antonio Abbinante, detto zio Tonino, uscito di prigione. Quello degli Abbinante è l’ultimò clan di camorra, protagonista anche delle sanguinose faide che hanno funestato il quartiere agli inizi degli Anni 2000. Il gruppo – scrive il gip Nicola Marrone nell’ordinanza come riporta Lapresse – si ricompatta e sana fratture interne proprio quando Antonio Abbinante torna libero.

In sua ‘assenza’ a reggere il clan, ma in maniera temporanea, ci sono ‘le giovani leve’: Arcangelo e Francesco Abbinante, colpiti anche loro nel blitz scattato all’alba dei carabinieri della Compagnia Napoli Stella Dopo la scarcerazione di Antonio Abbianante, le fratture interne al clan sembrano ricompattarsi alla luce della ‘caratura criminale’ dello ‘zio Tonino’ considerato, fino al 2004, tra i più vicini al boss Paolo di Lauro, detto Ciruzzo ‘o milionario. Erano gli anni in cui ci fu la prima faida di Scampia. In quel momento, gli Abbinante si staccarono dal clan Di Lauro, per affiancarsi al cartello degli Amato-Pagano.

IN CARCERE

ABBINANTE Francesco, ARPINO Andrea, BASILE Luigi, BARTOLO Francesco, CAPASSO Nicola, Ciriello Tommaso, CUOIO Alessio, FELICE Dario, DI NAPOLI Claudio, ESPOSITO Guido, GELSOMINO Giovanni, Iorio Salvatore, Mari Salvatore, NOCERA Francesco, PAGANO Vincenzo, RIGNANTE Alessandro, ROMANO Giuseppe,  SERGIO Patrizio,  CONTE Giuseppe, MARTELLO Domenico.

ARRESTI DOMICILIARI

CANDIDO Vincenzo

DIVIETO DI DIMORA

Basile Salvatore, MARI Antonio, ERRICO Alessandro, ESPOSITO Giancarmine, GUARINO Paolo, VIAROTTA Rosa,  MONETTI Giovanna, CALZONA Gennaro,  CARRINO Vincenzo, DIANA Filippo, FRATTINI Vincenzo,  GARGIULO Ciro, MASULLO Vincenzo,  MATUOZZO Gennaro, RUSSO Gennaro, VOLPICELLI Salvatore

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Antonio Mangione
Antonio Mangionehttp://www.internapoli.it
Giornalista pubblicita iscritto dalll'ottobre 2010 all'albo dei Pubblicisti, ho iniziato questo lavoro nel 2008 scrivendo con testate locali come AbbiAbbè e InterNapoli.it. Poi sono stato corrispondente e redattore per 4 anni per il quotidiano Cronache di Napoli dove mi sono occupato di cronaca, attualità e politica fino al 2014. Poi ho collaborato con testate sportive come PerSempreNapoli.it e diverse testate televisive. Dal 2014 sono caporedattore della testata giornalistica InterNapoli.it e collaboro con il quotidiamo Il Roma
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