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venerdì, Aprile 19, 2024
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Vincenzo Cimmino, Raffaele e Antonio Russo: il giallo delle telefonate

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Le autorità italiane chiedano a quelle messicane di acquisire le registrazioni delle telefonate che Francesco Russo effettuò il 31 gennaio, dopo le 19 ora locale, alla municipalità di Tecalitlán, a Jalisco. E’ l’appello che lanciano da Napoli i familiari dei tre italiani scomparsi, Raffaele Russo di 60 anni, suo figlio Antonio e suo nipote Vincenzo Cimmino, rispettivamente di 25 e 29 anni.
“In quelle telefonate – dicono i familiari – fu detto al figlio di Raffaele che due italiani erano stati fermati dalla polizia locale, versione che poi invece le forze dell’ordine messicane hanno negato. Recuperare gli audio di quelle conversazioni sarebbe essenziale ai fini delle indagini sull’accaduto”.
“Con l’ambasciata a Città del Messico la Farnesina segue il caso” dei tre cittadini italiani scomparsi in Messico. Lo si apprende al Ministero degli Esteri: la Farnesina opera “in stretto raccordo con le autorità locali e in costante contatto con la famiglia”.

Originari di Napoli, Vincenzo Cimmino, Raffaele e Antonio Russo – questo il nome dei tre uomini, nipote, padre e figlio, per i quali le famiglie hanno lanciato un appello – sono scomparsi dal 31 gennaio scorso e sono stati visti l’ultima volta a Tecalitlán, Jalisco.

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Intanto, un fascicolo di indagine, al momento ancora senza ipotesi di reato, è stato aperto dalla Procura di Roma in merito alla scomparsa. L’indagine è stata affidata dal procuratore Giuseppe Pignatone al sostituto procuratore Sergio Colaiocco. A breve ora la Procura avvierà i contatti con la Procura locale che sul caso ha già aperto un procedimento.

Una sparizione avvenuta alla fine dello scorso gennaio quella di Raffaele Russo e suo figlio Antonio, insieme con il nipote Vincenzo Cimmino. Gli ultimi due avevano raggiunto Raffaele in Messico per lavoro qualche giorno prima della improvvisa sparizione, la famiglia ha chiesto aiuto in ogni modo nelle ultime ore e la Farnesina segue gli sviluppi insieme con il lavoro dell’ambasciata italiana a Città del Messico. Nessuna richiesta di risarcimento è arrivata al momento e resta il mistero di quel controllo di polizia ripreso dall’audio da uno dei tre al momento ultimo ‘contatto’ prima della sparizione.

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