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Ecoballe, si scarica con i camion sotto scorta

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Lacrime, pioggia, polizia in marcia nel fango e nel buio diluito in lontananza dalle fotoelettriche gelide della città morta delle ecoballe: lo Stato, al terzo assalto, riprende Taverna del Re, Giugliano, passate le 18. Dietro la lenta marcia della polizia, fra ordini, pianti e insulti impotenti, avanzano i camion. Torna a Giugliano, scortato, l’incubo dell’immondizia campana, 2000 tonnellate al giorno impacchettate in balle, più gli arretrati di dieci giorni di stop, fate i conti. Il resto della regione, per tutte le province, si rivolta contro l’apertura di siti alternativi, ognuno in nome di qualche buon diritto o interesse; mozzarelle ecologiche, vino pregiato, certose, cooperative anticamorra perfino, al limite dissesto idrogeologico che non si nega a nessuno. Si sfila, si protesta, si chiudono autostrade con le carrozzelle da invalido, si firmano ordinanze, si va in pellegrinaggio dai ministri ed il commissario all’emergenza che, tre settimane fa, aveva individuato sei siti alternativi, è paralizzato e non ne ha aperto neppure uno. L’unica soluzione è che riprenda il martirio infinito di Taverna del Re che tanto ormai è terra fantasma. E il martirio del più debole, puntuale, riprende. Il Giuglianese, che fu fertile, viene di nuovo dato in pasto alle ecoballe della collettività. Cinquanta manifestanti, gelati, rattrappiti, senza sonno, vengono cacciati indietro, verso la tenda che ha ospitato i vigilanti della notte che avevano sventato, a mezzanotte, la prima incursione. Un’illusione di vittoria ripetuta ieri mattina quando una trentina di atleti della maratonina, la Stramunnezza, avevano fermato a loro volta i camion di ecoballe. Non poteva durare. L’emergenza rifiuti ha le ore contate, la regione ha le ore contate. Ed anche la riapertura di Taverna del re, che pure dovrà chiudere definitivamente il 20, non le fa guadagnare che qualche giorno. Se il commissariato di governo non riuscirà a forzare le proteste e ad aprire, almeno con la determinazione mostratata ieri, tutti i siti alternativi, Giugliano soffrirà invano: finchè non si piazzano da qualche parte le assurde ecoballe (inutili e dannose, non inceneribili, ce ne sono quasi cinque milioni nel Giuglianese) non si possono rimettere a nuovo gli impianti ingolfati e la maledizione continuerà. Il sindaco di Giugliano, Francesco Taglialatela, si prepara a seguire la via dei ricorsi. Ha mandato i vigili ad ispezionare il sito. E denuncerà, dice, che diverse piramidi di ecoballe sono scoperte e sventrate. Nonostante un giudice abbia ordinato che, almeno, fossero ricoperte «ermeticamente». È stanco e pieno di amarezza: «Mi auguro che nel resto della regione lo Stato mostri pari determinazione. A noi mandano cento poliziotti ogni trenta manifestanti. Se anche quel che accade fosse legittimo, non è più tollerabile». L’emergenza mangia i suoi figli. L’assessore al Lavoro della Regione, Corrado Gabriele, quasi non si meraviglia delle foto pubblicate ieri da Il Mattino, diffuse dal comitato-presidio di Taverna del re: operai senza casco ed imbragature, arrampicati a venti metri d’altezza sulle ecoballe. In una si vede una scala incredibilmente lunga, con un omino incredibilmente piccolo in prospettiva, appeso a metà percorso lungo il fianco della piramide. Niente imbragatura, solo mani e piedi, il casco gli servirebbe a poco da lassù. Le ecoballe andavano coperte a tempo di record, come aveva ordinato un giudice. Spiega Gabriele: «L’emergenza rifiuti fa saltare tutti i parametri di sicurezza. Controlli? Ispettori del lavoro? Sa quanti sono gli ispettori per la provincia di Napoli, 6mila residenti, 70mila imprese? Otto, forse nove. Una situazione del genere equivale a dire: fate pure quel che vi pare». Il ministro del lavoro Damiano, però, ha annunciato un’infornata di assunzioni: «Triste dirlo – spiega Gabriele – ma in Campania non arriverà neppure un ispettore. Sono tutti, o quasi, per il Nord. Un’inspiegabile scelta del governo». E la Regione? Che fa? «Ci sono concorsi già espletati ma le assunzioni non scattano. La Sanità ha i debiti, dicono che non si può assumere». Gabriele vuole proporre di pagare cento laureati per un mandato a termine di sei mesi. «È poco, ma si può fare subito».



CHIARA GRAZIANI – IL MATTINO 10/12/2007

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