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domenica, Maggio 12, 2024
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Il prefetto: «La SaBa Ecologia è in odore di camorra»

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L’azienda è in “odore di camorra” così il prefetto di Napoli Alessandro Pansa, emana un provvedimento di “interdittiva” nei confronti della SaBa Ecologia srl, una delle più importanti aziende di raccolta di rifiuti in Campania, che si occupa di “mantenere pulite” le città di Giugliano, Sant’Antimo, Caserta, Marcianise, Torre Del Greco, Casalnuovo, Marigliano, Ottaviano, Volla, Cercola e Arzano, oltre allo spazzamento meccanizzato nel centro di Napoli. Non è la prima interdittiva per la SaBa Ecologia, un primo provvedimento era stato emesso a gennaio 2009 ed era stato annullato a giugno dello stesso anno dal Tar. La nuova interdittiva è stata notificata all’azienda giovedì scorso e obbliga i comuni i quali abbiano rapporti con la società a rescindere i contratti con l’azienda di Beniamino Sabatino, imprenditore di Torre del Greco.

Il sindaco di Giugliano, Giovanni Pianese, ha fatto sapere di aver già dato il via alla preparazione dei documenti necessari per risolvere il contratto con l’azienda di smaltimento dei rifiuti e di aver chiesto al prefetto una “soluzione che scongiuri l’avvio di in una nuova crisi come ai tempi dell’emergenza”. Lo stop “imposto” dal provvedimento del prefetto, potrebbe portare Giugliano, Sant’Antimo e gli altri comuni alla mancata raccolta dei rifiuti anche per giorni, finchè non viene trovata una soluzione alternativa.

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Secondo i rapporti investigativi che stanno alla base del provvedimento, “SaBa Ecologia è un’azienda condizionata dalla camorra”. Nel provvedimento, inoltre, è scritto che “l’azienda ha rilevato nel 2005 Campania Multiutility, il cui personale sarebbe stata una sorta di succursale del clan Falanga di Torre del Greco”.
Proprio ad elementi di spicco del clan, secondo una nota della Questura del 14 gennaio 2010, così come riportato anche in un articolo del Corriere della sera, si sarebbe rivolto Sabatino per ottenere protezione contro le richieste estorsive del gruppo emergente dei Di Gioia. Nella Campania Multiutility – sottolineano ancora le relazioni che stanno alla base dell’interdittiva – compariva un commercialista, revisore dei conti del comune di San Gennaro Vesuviano e depositario delle scritture contabili della ditta Massa, di proprietà di una nipote del boss Mario Fabbrocino. Lo stesso commercialista risulta essere consulente fiscale dell’ingegnere Francesco Fabbrocino, altro nipote del potente capoclan, detenuto da anni. Il professionista è anche il fratello di un assessore del comune di San Gennaro condannato per reati contro la pubblica amministrazione. Si cita anche il caso di G. L., dirigente della SaBa, che sarebbe stato contattato dal capoclan Falanga, il quale gli avrebbe «suggerito» determinate assunzioni di personale.

La prefettura rileva poi i rapporti dell’impresa di Sabatino con una società che sarebbe riconducibile al nipote di Lorenzo Nuvoletta. Torna in scena la vicenda del fitto di un deposito di automezzi a Sant’Antimo che sarebbe riconducibile ad esponenti del clan Puca. Un affiliato a questo clan ed un esponente dei Moccia, secondo gli investigatori, sarebbero stati inoltre sorpresi alla guida degli automezzi della ditta di Sabatino. L’interdittiva passa infine in rassegna l’elenco dei fornitori della SaBa: «Cooperativa San Marco (interdetta ai fini antimafia), Slia e Fineco (riconducibili al gruppo Colucci, gravato da interdizione antimafia), Gruppo Fontana (interdetto dall’antimafia perché ritenuto vicino al clan dei casalesi ), Langella (richiamata nello scioglimento dell’Asl Napoli 4 di Pomigliano in relazione a collegamenti con il clan Fabbrocino), Geoeco Spa (permeabile al clan dei casalesi perché ha assunto due parenti stretti di Gaetano Vassallo, noto imprenditore del gruppo Bidognetti), Mita spa (il cui liquidatore è stato deferito per associazione mafiosa), Oplonti Service, (gravata da interdittiva antimafia), Arzano Multiservizi (gravata da interdittiva antimafia) ed Enerambiente».

Quest’ultima sarebbe riconducibile a un personaggio, A. D. O., indicato quale anello di congiunzione tra il clan D’Alessandro di Castellammare di Stabia e la Sacra Corona Unita. Almeno due tra le ditte indicate, peraltro, hanno ottenuto dal Tar la revoca dell’interdittiva: Cooperativa San Marco e Gruppo Fontana.

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