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martedì, Aprile 23, 2024
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Napoli è senza sindaco, sfiduciata la Iervolino

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Diluvia su Palazzo San Giacomo. «E che vogliamo fare? Abbatterci? Ma neanche per idea».È il suo ultimo giorno da sindaco. Ma Rosa Russo Iervolino può realizzarlo solo quando tutto sta fuggendo di mano e il pomeriggio volge al buio, sotto i colpi di un’imboscata prevedibile, e tranciante. Eppure il sindaco più longevo di Napoli, destinato alla chiusura meno gloriosa, mostra — almeno in superficie — serenità. «Non ci vedranno depressi. Ci mancherebbe altro. Anzi, vorrà dire che partiremo prima con la campagna elettorale. Per riprenderci il Comune».

Poco dopo, la Iervolino spiega, con un turbamento più percepibile: «A questa città ho dato tutto. Andar via un mese prima o un mese dopo, non fa differenza. Ciascuno risponde alla sua coscienza e io con la mia sono a posto. Fino all’ultimo minuto ho cercato di servire Napoli e questo Palazzo con il più alto senso delle istituzioni. E pure tra limiti e difficoltà penso di aver speso, con la mia giunta, il massimo dell’impegno».


Rosetta era in pausa pranzo,
a casa per un breve riposo quando i consiglieri di opposizione agguantano la 31esima firma necessaria a far saltare la consiliatura. Quando si sveglia, tocca al fidato vicesindaco, Tino Santangelo, comunicarle la ferale notizia. L’inossidabile signora delle istituzioni cambia solo il tailleur. Poi torna precipitosamente a Palazzo, finge di non sentire gli scrosci violenti che fanno sbattere gli infissi, né gli striscioni di scherno che i rivali cominciano a srotolare sotto l’uscio (“Abbiamo liberato Napoli”).

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Si stringe agli uomini più fidati.
«Vorrà dire che ora saremo più uniti di prima», ironizza. Ma una punta di tristezza arriva, sembra invadere le stanze. Per quanto la fine dei lavori fosse prossima, ma è il come a fare un finale.
Alla spicciolata arrivano gli assessori e tutti i componenti di staff, i consiglieri comunali di maggioranza e il segretario regionale Pd Amendola, i presidenti di municipalità e i dirigenti del Comune. Tutti, dalle cinque del pomeriggio in poi, raccolti in sala giunta, nella stanza del sindaco o del vicesindaco.


La Iervolino prova a mitigare lo choc.
Nelle ore più difficili sceglie il silenzio rispettoso. Fedele al suo stile. Anche se chi la conosce da tempo racconta che «l’amarezza è grande, per un politico della sua statura che è stata ad un passo dal diventare presidente della Repubblica, essere trattata così nella sua città da un’opposizione che non fa battaglia sui temi, ma si affida a metodi plebei, è una ferita che non si rimargina».

Solidarietà e telefonate
Lei no. Alle molte telefonate di solidarietà risponde con misura e un velo di ironia. Incassa la vicinanza del leader Pd Pierluigi Bersani, che bolla quest’esito «come una vicenda vergognosa». Commenta chi le è vicino: «Ci voleva “il morto in casa” per riscoprire l’unità, almeno tra democratici». Per una sera, difatti, non c’è lite tra gli avversari alla carica di sindaco, non la solita scena di mondi divisi, il segretario da un lato, il sindaco dall’altro, il commissario alle prese con il totocandidati da un’altra parte. Chissà se a questo che si riferisce, quando il sindaco propone: «Vorrà dire che ora il Pd farà una campagna elettorale per la sua città con più unione. Per questo Palazzo che abbiamo cercato di rispettare e onorare fino all’ultimo giorno, bisognerà lottare con ancora più energia, motivazione e grinta».


Così scorre l’ultima sera,
strette di mano, qualche abbraccio. L’addio che già era in programma, con ben altra cornice, dev’essere buttato via, sotto lo sfratto imminente. Perciò la Iervolino — spiegano — passa più tempo a confortare i suoi consiglieri, che ad accusare “i traditori”. Più tempo a mitigare l’amarezza di assessori e dirigenti che a liberare la propria. E se qualcuno dei suoi amministratori sibila parole come “porcata”, “vigliacchi”, “banditi”, “venduti”, lei ingoia, o sorvola, o sorride. Non dirà una parola contro Simeone, il “giuda” della 31esima firma, il cui fratello è stato di recente riconfermato alla presidenza dell’Anm proprio con la firma del sindaco. Non dirà una parola su Roberto De Masi, che era stato assessore con lei, e ora, consigliere del Fli, ha firmato con gli altri per mandarla a casa.

Hanno facce cupe gli assessori più “anziani” delle consiliature Iervolino, Nicola Oddati, Pasquale Losa. «C’è una sola parola per quello che è accaduto, una vigliaccata», sottolinea Oddati, che era assessore con Rosetta dal novembre 2001. È critica anche Graziella Pagano: «L’opposizione preferisce alla discussione leale offerta in Consiglio dal sindaco una manovra ambigua che apre le danze della guerra all’interno del centrodestra».


Un caso beffardo
vuole che, proprio nell’ultimo giorno della Iervolino in Comune, si trovino in città due sindaci vincenti del Pd, Sergio Chiamparino da Torino e Andrea Renzi da Firenze. Chiamparino, presentando il suo libro, aveva esortato il centrosinistra all’unità intorno alla figura di Morcone come candidato sindaco. Renzi, anch’egli a Napoli per promuovere il proprio volume, si è detto amareggiato per la fine dell’esperienza Iervolino. «I cambi di casacca in questo paese sono molto frequenti, e andrebbero condannati di più. Spero che il Comune possa riprendere la spinta necessaria. Abbiamo tutti bisogno di una città come Napoli, non solo come traino per il Mezzogiorno, ma anche per riportare la bellezza al centro della discussione politica in Italia».

(Conchita Sannino – La Repubblicanapoli.it)

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