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venerdì, Aprile 19, 2024
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Cosentino: «Non mi sento un perseguitato»

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“Sono qui per offrire quella leale collaborazione alla giustizia che non ho potuto offrire ai miei accusatori perchè non mi hanno voluto ascoltare”. Cosentino sorride e controlla ogni parola. Senza sottrarsi ad alcuna domanda. Onorevole, non è una macchia un ‘imputazione così infamante? “ma perchè quando Bassolino collezionava le inchieste sui rifiuti era un problema o un marchio?”. Cosentino a Santa Maria Capua Vetere. è un volto politico familiare a tanti. Così quando l’attesa del via al processo si protrae al bar del tribunale perchè ci sono altri due procedimenti fissati prima del dibattimento di Cosentino molte persone gli si fanno incontro per salutarlo stringerlo e abbracciarlo. C’è il brigadiere che lo saluta calorosamente, un nugolo di avvocati che gli fanno gli auguri, alcuni dipendenti che gli stringono la mano. Scene ordinarie di un notabile nel suo collegio elettorale. “Ho sempre inteso la politica come una cosa pulita, trasparente”. Ma come si risponde all’accusa di essere un referente di Gomorra?. Ripete: “Difendendosi nel processo quello vero, non quello mediatico, smontando pezzo dopo pezzo cose non vere”. Fuori intanto, il suo Pdl infiammato dalla designazione del candidato sindaco di Napoli individuato in Gianni Lettieri.


Il coordinatore campano del Pdl
ed ex sottosegretario all’Economia, si è presentato in aula per la prima udienza del processo a suo carico per presunte collusioni con il clan dei Casalesi. L’udienza è iniziata, a S. Maria Capua Vetere, dove è presente una folla di giornalisti, anche stranieri. “Sono sereno e fiducioso e voglio difendermi nel processo. Quasta vicenda mi già creato un danno enorme. Polirico e personale. Ma ora si apre un’altra fase e spero che questo dibattimento si chiuda in tempi brevi. Sono le 9.20 quando Cosentino entra nel tribunale di Santa Maria Capua Vetere in veste di imputato. L’accusa è grave: concorso esterno in associazione mafiosa. Per la Procura di Napoli lui è il referente dei casalesi, il prescelto di Gomorra: affari in cambio di consenso elettorale.

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Rispondendo a domande dei cronisti,
Cosentino ha detto di “non sentirsi un perseguitato”, di essere “fiducioso” nella magistratura, spiegando che parteciperà “con assoluta serenità al processo” e con una “parte attiva che non ho potuto svolgere finora”. Il parlamentare ha assicurato “una leale collaborazione cosa che davanti ai miei accusatori non è stata possibile perchè non mi hanno voluto sentire”, ha precisato. “Oggi – ha aggiunto – si apre una fase diversa e mi auguro che il processo possa terminare nel più breve tempo possibile, e restituire ai cittadini quella verità nascosta che anche le attività di indagine possano far venire fuori. Proprio per una sentenza veloce ho chiesto di essere giudicato con rito immediato”.

«Entrare nell´aula del Tribunale? Certo che ci sarò. Per me non è una vergogna. È una vergogna, piuttosto, che mi si accusi ingiustamente», aveva promesso ieri. Proprio nelle ore in cui arriva la relazione annuale della Direzione nazionale antimafia, che testimonia il ruolo del clan dei Casalesi come sistema “crocevia” tra i vari assetti criminali in Italia, ecco alzarsi il sipario sul processo al leader del Pdl in Campania, l´ex sottosegretario Nicola Cosentino, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa.


Il giudizio immediato,
una sorta di processo sprint richiesto dallo stesso Cosentino, è cominciato alle 9.30 dinanzi al collegio C della prima sezione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Intanto la Dna annota come, per comprendere pienamente l´incidenza della camorra casalese, vada valutato «l´evidente coinvolgimento di esponenti politici, anche di rango nazionale, ruotanti intorno al settore degli appalti ed al ciclo dei rifiuti in Campania, il cui mancato governo – si evidenzia – si è trasformato in una emergenza di proporzioni spaventose e dai contorni sempre più inquietanti». Due nomi riportati nella relazione: quelli di Nicola Ferraro, imprenditore ritenuto legato ai Casalesi ed ex consigliere regionale dell´Udeur, e Nicola Cosentino.

Ma lui, l´ex sottosegretario, è pronto a battersi. E aveva assicurato ai suoi difensori, gli avvocati Stefano Montone ed Agostino De Caro, che sarà presente, non salterà la prima udienza. «Voglio difendermi nell´aula, non fuori», ripete spesso il leader regionale del Pdl.

Fedele alla linea, dunque, Cosentino sceglie di attraversare la sua prova più dura non da figura passiva, ma da attore politico. Le udienze, per richiesta dello stesso imputato, saranno fissate quasi tutte di lunedì (quando il deputato potrà più agevolmente sottrarsi ai lavori parlamentari), e correranno parallele alle amministrative di Napoli. Perciò il leader Pdl vuole essere presente: di fronte al pubblico ministero Alessandro Milita, che ha portato avanti l´inchiesta con il collega Giuseppe Narducci, e sotto il coordinamento di un “veterano” della lotta al clan dei casalesi, il procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho, artefice dei primi processi “Spartacus”, chiusi in via definitiva, per molti boss, con la parola «ergastolo».


Una prima volta importante per la Dda.
Il procuratore Cafiero de Raho, si rimette ovviamente «all´esame attento del giudice terzo». Ma commenta in generale le osservazioni della Direzione nazionale. E quel tema dei rifiuti, centrale anche nell´inchiesta che porta Cosentino alla sbarra. «Il settore dei rifiuti è sempre stato di grande interesse per quella cosca, che lo ha ritenuto addirittura più redditizio della droga. Infatti, ancora prima che gli esponenti del clan si inserissero nel ciclo dei rifiuti operavano con discariche abusive e quindi nel traffico e nello smaltimento illecito». Un altro aspetto interessante è l´intersezione evidente tra i livelli alti del clan e quelli della politica e dell´imprenditroria? «È così – sottolinea il procuratore antimafia – In diversi comuni del casertano è stato dimostrato l´accordo fra politica e camorra. Il clan dei Casalesi ha controllato il territorio in modo da condizionare l´andamento dei risultati elettorali. Nell´ambito di questi rapporti, l´inchiesta tende a dimostrare quelli fra il clan e l´esponente politico del casertano che avrebbe espresso il controllo sulla società incaricata del controllo dei rifiuti, la Eco 4».

Conchita Sannino
Repubblicanapoli.it

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