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Raket e clan 15 persone a giudizio tra Giugliano e Caserta

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Associazione mafiosa ed estorsione queste le accuse per le quali quindici persone del clan Setola sono state rinviate a giudizio, mentre dodici imputati hanno chiesto il rito abbreviato. Ieri la decisione del gup di Napoli Giuliana Pollio, dopo la richiesta di rinvio a giudizio per tutti del pubblico ministero dell’Antimafia Cesare Sirignano, titolare della maxinchiesta di qualche anno fa. Hanno chiesto il rito abbreviato, che si celebrerà il trenta maggio prossimo, Salvatore Santoro, Nicola Gagliardini, Carmine Natale (per lui si deciderà se ammetterlo la prossima udienza), Enrico Ursini di Giugliano, Bartolomeo Vitiello di Giugliano, Domenico Vargas, Fabio Storto di Giugliano, Luigi Nigro di Napoli, Paolo Gargiulo, Raffaele Granata, Alessandro Gravante e Luciano Morrone. Granata ha chiesto l’abbreviato condizionato alle dichiarazioni di Fasano (quindi per lui si deciderà nell’udienza del 30 maggio). A giudizio Giuseppe Setola, Antonio Alluce, Giuseppe Barbato, Gennaro Cardillo di Pozzuoli, Alessandro Cirillo, Emilio Di Caterino, Carlo Di Raffaele, Mario Gagliardini, Davide Granato, Giovanni Letizia, Giovanni Mola, Massimiliano Napolano di Giugliano, Angelo Rucco, Ferdinando Russo di Giugliano ed Oreste Spagnuolo. Stralciata la posizione di Gianluca Bidognetti e di Laura Titta, per i quali gli atti ritornano al pubblico ministero. La prima udienza per gli imputati rinviati a giudizio è fissata per il 12 luglio. Si tratta di un maxi procedimento a carico del gruppo del super boss Setola detenuto al 41/bis nel carcere di ‘Opera’. Tra questi ultimi figura anche Giorgio Improta, cinquantatreenne di Posillipo: secondo l’accusa, avrebbe scortato la macchina di Barbato e Gargiulo, arrestato poi a Mignano Montelungo con Setola la sera del tentato duplice omicidio di Salvatore Orabona e Pietro Falcone, avvenuto a Trentola Ducenta il 12 dicembre del 2008, dall’uscita di via Cilea della tangenziale di Napoli fino alla sua abitazione ed anche in quella di John Loran Perham, l’italoamericano residente in via Manzoni e gestore di un bar al Lago Patria, fedelissimo del boss Setola. I carabinieri di Parete ed Aversa scoprirono che Setola aveva scelto come rifugio il cuore di Napoli, nei pressi di un vivaio con villette a schiera in via Manzoni. Ed ancora, il capo dell’ala stragista aveva scelto come covo anche un agriturismo a Pozzuoli, in via Lago d’Avemo, di fatto gestito da Cardillo. Si tratta del gestore anche di una nota società ubicata sempre a Pozzuoli, in via Lago d’Averno. Gli arrestati, secondo l’accusa, si occupavano anche di estorsioni: sono accusati di aver taglieggiato diversi negozi di Parete, Trentola Ducenta e dell’agro Aversano. Nessun imprenditore si era rivolto alle forze dell’ordine, ma tutti – una volta interrogati dai carabinieri – hanno confermato i fatti. Taglieggiato anche l’aquapark ‘Free Time’ di Parete. Arrestati, tra gli altri, Napolano e Nigro, ritenuti responsabili di aver taglieggiato la rivendita ‘Tamburrino motor’s’ di Parete. Sotto accusa anche Cirillo, Letizia e Spagnuolo (oggi collaboratore di giustizia). Questi ultimi vennero arrestati in una villa a Licola e trovati in possesso di pistole ed un Kalashnikov utilizzati nella strage della sartoria del 18 settembre del 2008.

Tina Palomba
Cronache di Napoli il 20/05/2011

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