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Il pentito: «Il boss ordinò: fate pace con Cosentino»

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Lui, il fratello Pasquale e Nicola, il figlio del boss che si era messo a capo del cartello di camorra. Tutti e tre insieme, per la vita e per la morte, strateghi ed esecutori di omicidi ma, soprattutto, abili tessitori di alleanze politiche e di affari. Ecco, gli affari, cioè gli appalti, da sempre il know how dei Casalesi: garantiti dai finanziamenti e dalle entrature di Nicola Ferraro, che aveva conquistato un posto al sole nel consiglio regionale, e dal ferreo controllo del territorio, del Comune e delle imprese.

Un contesto raccontato da lui, Roberto Vargas, assassino reo confesso, titolare di un lido a Pinetamare, ultimo collaboratore di giustizia del gruppo Schiavone. Ed è un contesto che lascia presagire un futuro non proprio tranquillo per consiglieri e assessori di Casal di Principe. Ma neppure troppo sereno per il coordinatore regionale del Pdl, Nicola Cosentino, già sotto processo per concorso esterno al clan dei Casalesi, il cui nome questa volta è accostato a quello del primogenito di «Sandokan».

Un assaggio delle rivelazioni di Vargas è contenuto nelle nove pagine di verbale, con molti omissis, depositate ieri mattina dal pm antimafia Antonello Ardituro all’udienza preliminare a carico di Ferraro e di altre settantacinque persone accusate di aver fatto parte della rete di Nicola Schiavone. Ed è un assaggio che sposta in alto, molto in avanti, le ipotesi investigative sulla qualità dei rapporti tra camorristi casalesi e politici anche di primissimo piano. Parla, Roberto Vargas, di una mediazione del giovane figlio di «Schiavone» tra Nicola Cosentino, coordinatore regionale del Pdl e all’epoca sottosegretario all’Economia, e Michelangelo Madonna, cugino dei fratelli Vargas, imprenditore edile ed ex consigliere provinciale dello stesso partito, oggi assessore all’Ecologia (cioè ai rifiuti), nella stessa Casal di Principe.

I due avevano litigato, Madonna aveva fondato una lista civica di area e fatto eleggere due persone legate a lui più che al partito. Interrogato il 31 maggio scorso, cinque giorni fa, Roberto Vargas ha raccontato di quella mediazione al pm Ardituro: «Michelangelo Madonna – ha detto – litigò con l’onorevole Cosentino tanto da presentarsi al consiglio comunale di Casal di Principe con una sua lista civica; mi riferisco alle elezioni che poi furono vinte dal sindaco Cristiano; e ricordo che dopo le elezioni poiché la lista di Madonna Michelangelo aveva avuto un buon successo, ottenendo alcuni consiglieri comunali ci fu una riunione tra Nicola Schiavone, mio fratello Pasquale Vargas, ed io stesso, nella quale Nicola Schiavone ci chiedeva di intervenire nei confronti del Madonna per far sì che i suoi consiglieri comunali non creassero difficoltà alla maggioranza consiliare e ricordo che il Nicola ci spiegò che bisognava superare quella contrapposizione tra il Madonna ed il Nicola ’O mericano, cioè Nicola Cosentino. In cambio Nicola Schiavone promise di far prendere al Madonna alcuni appalti a Casal di Principe, come del resto già in passato aveva fatto. Mio fratello Pasquale rassicurò Nicola Schiavone ed in effetti successivamente chiamò nostro cugino Michelangelo e gli disse di non frapporre ostacoli nell’amministrazione del Comune. Michelangelo assicurò che così avrebbe fatto per rispetto nei confronti di mio fratello, anche se ribadì il suo giudizio fortemente negativo nei confronti di Nicola Cosentino che, a suo dire ”le persone se le giocava a carte”».

La ricostruzione fatta da Roberto Vargas offre una prospettiva interna (alla camorra) all’aspra polemica interna al Pdl che aveva accompagnato le elezioni amministrative del 2007, che portarono all’elezione del sindaco Cipriano Cristiano, e che ha preceduto anche l’attuale sindacatura, quella di Pasquale Martinelli. Alle elezioni dello scorso anno, segnate da brogli e schede ballerine e da almeno cento schede entrate nell’urna dopo essere state votate in un comitato elettorale, Michelangelo Madonna si era presentato con la civica Popolo del Sud, portando a casa due consiglieri comunali. La sua campagna elettorale, che ha preceduto di pochissimo l’arresto dei due fratelli Vargas, era stata tutta all’insegna del «come eravamo»: per i manifesti sei per tre aveva utilizzato una foto di una decina di anni prima, dove compariva accanto a Pasquale Martinelli, Nicola Cosentino ed Enrico La Loggia. Erano le prove generali e pubbliche della pacificazione?

Rosaria Capacchione

Il Mattino.it 04/06/2011

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