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Dodici bandiere blu, ma il degrado minaccia le coste del litorale domizio

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Quattrocentosettanta chilometri di costa, dalla foce del Garigliano a Sapri. Sesta regione italiana per estensione di territorio affacciato sul mare, la Campania vanta comunque un primato, che naturalmente non è positivo: è quella con il più alto numero di luoghi vietati alla balneazione. Il dato è riferito all’ultimo rapporto sulle acque di balneazione disponibile presso il sito del ministero della Salute. Sull’altro piatto della bilancia, fortunatamente, pesano le dodici «bandiere blu» che si è meritato il territorio regionale: è importante segnalare che undici sono state assegnate in provincia di Salerno, una sola alla provincia di Napoli (Massa Lubrense) e nessuna al litorale casertano. Basta questa fotografia per capire che il punto debole dell’intero sistema balneare è l’area a nord di Napoli, il litorale domizio aggredito da scarichi abusivi e depuratori che non funzionano. La stagione estiva alle porte, impone reazioni immediate. Sedie a sdraio e ombrelloni sono già pronti dappertutto, e per invogliare tutti a correre alla spiaggia, il mondo del turismo balneare si aggrappa, a giusta ragione, all’ultimo rilevamento effettuato dall’Arpac: la salute del mare della Campania sta migliorando a vista d’occhio. Nulla di clamoroso, intendiamoci, ma le analisi dei campioni d’acqua consentono piccoli sospiri di tranquillità. È soprattutto l’area casertana che gioisce e sbandiera con entusiasmo i nuovi dati: «tornate qui a fare il bagno, adesso si può». Un sorriso grande così arriva anche da Portici dove, dopo 40 anni, si può tornare liberamente a fare il bagno alla spiaggia delle Mortelle. Piccola soddisfazione in un lungo tratto di costa che va da San Giorgio a Castellammare, dove le zone considerate a rischio balneazione sono il triplo di quelle dove è possibile tuffarsi liberamente. Il grande problema dell’inquinamento non lo conoscono in costiera sorrentina, amalfitana e lungo le coste salernitane con la piccola eccezione di un breve tratto a sud di Pontecagnano. Sono pulite e già affollate anche le tre isole che, però, sono sotto osservazione per la crescita vertiginosa degli agenti inquinanti trovati nel mare: non hanno raggiunto ancora il livello di pericolo ma siccome aumentano di anno in anno, bisogna prendere provvedimenti adeguati per evitare che spunti anche a Ischia, Procida e Capri qualche bandiera «rossa» di divieto. Discorso a parte merita il capoluogo: secondo l’Arpac, da Bagnoli a Santa Lucia non esistono luoghi inibiti alla balneazione, e questo è un risultato da accogliere con il dovuto entusiasmo. Anche se proprio nell’area di Bagnoli resta tutto intero il problema legato all’inquinamento provocato dalla fabbriche, che di fatto impedisce i tuffi in mare. Di fronte al lungomare cittadino, però, secondo l’Arpac l’acqua non mostra segni di inquinamento pericoloso: 14 rilevamenti e quattordici risultati positivi. Niente male.

Paolo Barbuto
Il Mattino il 08/06/2011

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