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Taverna del re: morti sospette, pestaggi e minacce

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Il fascicolo sulla morte accidentale del tecnico che curò i progetti esecutivi della società Ecoquattro uscirà dagli archivi del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
Sul tavolo dei pm antimafia di Napoli che si occupano della trattativa tra uomini dei servizi di sicurezza e il boss Michele Zagaria finirà anche la storia del pestaggio, mascherato da rapina, subito tra il 2006 e il 2007 da un consulente del Commissariato straordinario di governo sull’emergenza rifiuti.
Il procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho e il pm Catello Maresca hanno deciso di approfondire, infatti, le informazioni pubblicate ieri dal Mattino in merito alle intimidazioni violente a cui sono stati sottoposti tecnici ed esperti che, in quegli anni, erano stati incaricati di individuare le aree sulle quali localizzare le ecoballe e la spazzatura «tal quale» e sulle quali costruire gli impianti di tritovagliatura e il termovalorizzatore.
Avvicinamenti necessari a orientare la scelta in maniera favorevole a Zagaria.
Una traccia che porta al consulente, che dopo il pestaggio-rapina lasciò l’incarico per alcuni mesi tornando nel suo ufficio in via Medina solo nel 2007, esiste già negli atti della Procura antimafia.
Traccia che dovrà essere ulteriormente approfondita e verificata. Più complessa, invece, la vicenda relativa alla morte accidentale del tecnico, esperto in progettazioni in materia di smaltimento dei rifiuti, chiamato in Campania una decina di anni fa con l’incarico di redigere i progetti esecutivi e di stringere gli accordi con le ventidue amministrazioni comunali che entravano nel consorzio di bacino Ce4.
A trattative ormai concluse, il professionista morì a causa, si concluse dopo una velocissima istruttoria, del cattivo funzionamento di una stufetta.
Un incidente, si stabilì. E quasi nessuno ebbe dubbi che fosse andata proprio così. Qualcuno, però, sollevò dei dubbi, se non altro perché quella morte era risultata assai utile: era sparito per sempre l’unico testimone di accordi spuri, quegli stessi accordi che tempo dopo (e tre inchieste giudiziarie dopo) hanno visto protagonisti esponenti della politica, dell’imprenditoria e della camorra. Del clan dei Casalesi, soprattutto.
Due episodi che, all’epoca, erano passati inosservati ma che, alla luce delle rivelazioni sulla trattativa e sul ruolo degli apparati di sicurezza nella gestione dell’ emergenza rifiuti (e della latitanza diMichele Zagaria, una delle contropartite al suo ruolo di pacificatore e di fornitore delle aree “sicure” sulle quali localizzare eco- balle e impianti di smaltimento) vengono rilette dalla Dda e ricontestualizzate. In evidenza anche la lista dei proprietari dei terreni di Villa Litemo e Giugliano sui
quali insistono le piattaforme per lo stoccaggio delle ecoballe: affare personale di Zagaria,
come ha detto ieri in un’intervista il collaboratore di giustizia setoliano Oreste Spagnuolo
ma come avevano già evidenziato nel 2006 le indagini
sui conti correnti esteri di Pasquale Zagaria. L’elenco, con il parziale corrispettivo dei canoni di locazione pagati dal Commissariato di governo, è stato già acquisito alcuni mesi fa. Oggetto d’indagine anche l’altro elenco, quello delle ditte e dei fornitori che hanno lavorato conio stesso Commissariato nel periodo dell’emergenza, tra il 2007 e il 2009. Tra inomi, quelli di imprenditori collegati direttamente alla famiglia Zagaria attraverso legami di parentela o di contiguità (è il caso della Fontana srl, per esempio, o della Euro scavi, il cui titolare, Carlo Bianco, è stato recentemente arrestato proprio nell’ ambito di un’indagine sugli affari del boss di Casapesenna). Collegamenti noti già all’epoca dell’affidamento (diretto) degli appalti ma che non avevano suggerito al cima prudenza, accantonata in nome della ragion di Stato e dell’emergenza che stava mettendo in ginocchio Napoli e Caserta.

Rosaria Capacchione
Il Mattino il 04/10/2011

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