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MARANO, CONSIGLIO SCIOLTO PER CAMORRA
La rassegna del «Mattino»

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MARANO, CONSIGLIO SCIOLTO PER CAMORRA



MARANO.«Accertate forme di ingerenza della criminalità organizzata. Sciolto il Consiglio comunale di Marano». Due righe nel comunicato del governo. Solo dopo qualche ora trapela che le verifiche di una commissione ministeriale, che saranno rese note nei prossimi giorni, riguarderebbero dipendenti comunali e non organismi politici. Ma l’effetto è lo stesso: a casa il sindaco Mauro Bertini, la giunta, i consiglieri. Il terremoto coinvolge la neocostituita giunta provinciale. Si dichiara disponibile a dimettersi l’assessore al Lavoro, Corrado Gabriele, capogruppo di Rinfondazione a Marano. «Sono indignato. Viene messo il marchio infamante della camorra sulla città e sul Consiglio di cui faccio parte. Se il presidente ritiene che non posso ricoprire il delicato ruolo di assessore, sono pronto a farmi da parte», dice Gabriele al presidente Dino Di Palma, che però gli rinnova la fiducia e respinge l’ipotesi. A Bertini la solidarietà di Oliviero Diliberto: segretario nazionale del suo partito, il Pdci: «Gravissima e inaccettabile la decisione del governo. Sindaco e giunta sono stati protagonisti di coraggiose battaglie contro i clan, con il sostegno della popolazione. Sono certo che il ricorso al Tar ristabilirà la verità. Ho presentato un’interrogazione per conoscere gli elementi che hanno portato il governo a questo atto».
Dunque, a Marano arriverà un commissario straordinario che dovrà gestire l’ordinario e mettere alle corde i dipendenti presunti camorristi. Un commissario, o più commissari, che dovranno sostituire gli amministratori eletti e che per anni sono stati indicati come modello positivo di gestione per le iniziative economiche e le attività sociali. Un modello riconosciuto come positivo anche nei momenti in cui una intricata vicenda giudiziaria ha coinvolto il sindaco Mauro Bertini, prosciolto però da ogni accusa nei diversi gradi di giudizio.
Un terremoto per la città. Peggio che nel 1991, quando tutti aspettavano un provvedimento del genere nella città dei superboss Nuvoletta e dei loro alleati, delle miliardarie speculazioni edilizie, delle collusioni accertate tra clan, imprese, politici. Cinquantaquattro arresti seguirono la controffensiva dello Stato contro la più spietata e potente malavita organizzata della provincia di Napoli legata a filo doppio con le cosche siciliane: in manette ex assessori, imprenditori, faccendieri, ex sindaci, consiglieri, uno dei quali trovato in casa del superboss Nuvoletta la sera dell’arresto, il 7 dicembre 1990.
Trascorsi i mesi di commissariamento, la città raccolse la sfida lanciata da Bertini, allora esponente di Rifondazione, tributandogli la vittoria nel 1993 e altre due volte. Il tutto tra i mugugni e gli scontri con parti della sinistra, diessini compresi, solo di recente entrati in maggioranza. Nel frattempo la malavita sembrava fuori grazie a ripetuti atti tesi a contrastarla. Ma il sospetto che continuasse a fare affari e a riciclarsi era sulla bocca di tutti. Da qui le ripetute denunce di due esponenti del centrodestra, i senatori Emiddio Novi (Fi) e Michele Florino (An). Per non dire di polemiche anche all’interno del centrosinistra nei momenti di contrasto con il sindaco di Rifondazione, solo recentemente passato con quattro consiglieri comunali nella schiera del Pdci.
E così a Marano arrivò una commissione ministeriale per pasare al setaccio le carte e consultare i rapporti di forze dell’ordine e magistrati. I risultati dell’inchiesta inviati con una relazione al ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu, che ieri nel Consiglio dei ministri presieduto da Berlusconi ha proposto lo scioglimento.
FRANCESCO VASTARELLA




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INTERVISTA AL SINDACO: “UN ATTO DI VIGLIACCHERIA POLITICA”



«È assurdo. Così rischiano di consegnare Marano per davvero nelle mani della camorra. Tutti a casa non per l’operato degli amministratori, ma per relazioni di parentela di alcuni dipendenti comunali con la camorra». Si sfoga il sindaco Mauro Bertini, da sempre battagliero e per anni primo cittadino simbolo contro i clan. «Si tratta di personale che non ho assunto io e che – attacca – non ha il potere di firmare provvedimenti, nemmeno a favore della camorra. I dirigenti, invece, li ho messi io al lavoro e i commissari non hanno trovato nessun atto illegale. Intanto la cosa strana è che loro restano, mentre il Consiglio viene sciolto ed anche il commissario prefettizio si ritroverà a gestire la città con queste persone al municipio».
Con chi se la prende, Bertini?
«È un’operazione di vigliaccheria politica da attribuire ad An e Fi, nelle persone di Florino e Novi. Quest’ultimo ne ha fatto un punto d’onore, studiando anche i tempi: se avessero agito prima delle europee, sarei stato sicuramente eletto. D’altra parte a certi personaggi democrazia e pulizia danno solo fastidio».
È chiaramente arrabbiato. Cosa farà adesso?
«Non mi arrendo, farò ricorso al Tar. Ho superato periodi più difficili: quando mi è arrivato l’avviso di garanzia per il 416 bis, il camorrista ero io; poi, dopo l’assoluzione, gli altri restano mentre io devo lasciare».
Ha sentito anche il presidente Bassolino. Coi Ds sembra non corra buon sangue, almeno a livello locale.
«Una cosa è la politica, un’altra la solidarietà. Siamo d’accordo che si tratta di un’operazione degna di questo governo».
Ha avuto già modo anche di discuterne con i suoi?
«Ho sentito Diliberto che mi ha annunciato la presentazione di una valanga di interrogazioni in Parlamento, ma temo che non serviranno a sconfiggere questa politica di regime, in cui prevale la logica dei numeri e non quella della ragione e degli interessi dei cittadini».
TONIA LIMATOLA



IL MATTINO 24 LUGLIO 2004





MARANO, UN SUPERPOLIZIOTTO AL COMUNE




di FRANCESCO VASTARELLA




I tre commissari saranno al lavoro da domani al Comune di Marano, preceduti dai funzionari ministeriali che notificheranno al sindaco il decreto di scioglimento del Consiglio comunale per «accertate ingerenze dei clan». Ma commisari e funzionari saranno accolti dalla protesta organizzata ieri a tarda sera dal sindaco Mauro Bertini, dalla sua giunta e dalla maggioranza, che ha chiesto e ottenuto la solidarietà di altri primi cittadini della provincia di Napoli per una catena umana, lunedì davanti al municipio. Non solo. Poichè la notifica del decreto di scioglimento non è ancora avvenuta, oggi il presidente del Consiglio comunale, Salvatore Perrotta, convocherà, per domani alle 16.30, una seduta straordinaria dell’assemblea.
Un avvio che potrebbe non essere facile per la la terna di commissari che avrà come presidente il prefetto in pensione Gaetano Piccolella, già vicecapo della polizia e commissario antiracket, alle spalle una esperienza di gestione straordinaria a Portici. Marano nel 1991 ebbe come commissario un altro superpoliziotto, il questore Franco Malvano. Lavoreranno i viceprefetti Gabriella Pazzanese e Francesco Ricciardi.
Continuano intanto voci e indiscrezioni sulle ragioni che hanno portato il ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu, a proporre lo scioglimento. Le motivazioni saranno rese note nei prossimi giorni, ma si continua a parlare di accertamenti che avrebbero riguardato il personale del Comune e parentele con esponenti del clan Nuvoletta.
Il caso Marano infiamma lo scontro politico. Se la Cdl esulta perché lo scioglimento è frutto delle ripetute denunce dei senatori Emiddio Novi (Fi) e Michele Florino (An), di altro tono i commenti da sinistra. Bertini ieri sera ha usato parole durissime durante un volantinaggio nella villa comunale del Ciaurro. «La decisione del Consiglio dei ministri – dice Bertini – non intacca le nostre coscienze. Tutti i partiti della maggioranza hanno sottoscritto un manifesto per informare la città. La devastante campagna di aggressione di Novi e Florino ha prodotto pessimi risultati: la Commissione antimafia dà l’impressione di usare metodi di camorra per abbattere amministrazioni che la camorra non è riuscita ad abbattere».
La replica dal centrodestra con Angelo Covino, responsabile provinciale Cdl degli operatori di pubblica sicurezza: «Sbaglia Bertini quando dice che così si rischia di consegnare la città alla camorra, sono parole dettate dalla vergogna. Il sindaco farebbe bene a tacere in attesa delle motivazioni».
Nella polemica anche il presidente della Provincia, Dino Di Palma: «Uno scioglimento incomprensibile, alla luce delle dichiarazioni rassicuranti del prefetto Renato Profili. Piena solidarietà a Bertini e alla sua giunta, all’assessore provinciale Corrado Gabriele, capogruoppo di Rifondazione a Marano».
E Diego Belliazzi, segretario provinciale dei Ds: «Provvedimenti come lo scioglimento dovrebbero essere, nello spirito della legge, di tutela della legalità. Nei fatti sono diventati strumento di lotta politica. È giunto il momento di una risposta che sia legislativa». «È solo un marchio infamante sulla città, non credo che i clan si battano così», incalza Biagio Iacolare, consigliere provinciale della Margherita eletto a Marano.




IL CASO NUVOLETTA

Due assessori omonimi del boss






In giunta due assessori con il cognome Nuvoletta. Ma nulla a che vedere con i boss. La prima, Fortuna Nuvoletta, 39 anni, interprete e traduttrice, è in carica dal 29 aprile ed è una esponente della Margherita. Fortuna è la sorella di un giovane carabiniere ucciso nel 1985 per il suo impegno e al quale il Comune ha dedicato una via. Il secondo è Massimo Nuvoletti, 31 anni, il cui cognome da due generazioni ha una «i» al posto della «a». Eletto con Rifondazione, assicuratore, Nuvoletti ha una lontana parentela con la famiglia del clan, ma ne ha ripetutamente e pubblicamente preso le distanze. Sull’ormai ex assessore è stata più volte puntata l’attenzione degli inquirenti, ma nulla sarebbe emerso, tranne il fatto che da parte di madre è parente di uno stimato questore, nato a Marano, in servizio al centro-nord.



I sindaci di sinistra: dimettiamoci




Corrado Gabriele, assessore provinciale al Lavoro e capogruppo di Rifondazione a Marano, dopo aver manifestato la disponibilità a dimettersi sferra una nuova offensiva. L’assessore con i sindaci di Pomigliano, Acerra, Boscoreale, Ercolano e Casoria andrà al ministero dell’Interno per protestare contro lo scioglimento. «Siamo pronti a rimettere il mandato nelle mani di Pisanu», dicono i sindaci. «Evidente – afferma Gabriele – che dopo Marano si punta a delegittimare gli enti guidati dal centrosinistra. Il clima di veleni rende impossibile amministrare città».
Ma Leopoldo Spedaliere, ex sindaco diessino di Portici, invita a fare di più. «Il mio Comune fu sciolto per camorra e dopo qualche anno io sono stato reintegrato – attacca Spedialiere -. Per la spirale in cui si è finiti bisogna che il presidente della Repubblica intervenga. I sindaci devono dimettersi per davvero e nei venti giorni che intercorrono prima che le dimissioni diventino definitive devono ottenere di essere ricevuti da Ciampi per spiegare come alcuni parlamentari utilizzano le prerogative per infangare città e amministratori».




IL MATTINO 25 LUGLIO 2004




MARANO, ARRIVANO I COMMISSARI





Arrivo a sorpresa al Comune di Marano per i tre commissari prefettizi che dovranno amministrare la città dopo lo scioglimento deciso dal Consiglio dei ministri. Il decreto parla di «chiari elementi su collegamenti indiretti degli organi elettivi del Comune di Marano con la criminalità organizzata nonché forme di condizionamento dell’attività amministrativa».
Ieri mattina il commissario prefettizio Gaetano Piccolella, già coordinatore nazionale della struttura antiracket e antiusura del ministero degli Interni e commissario a Portici, e i due viceprefetti, Maria Gabriella Pazzanese e Francesco Ricciardi, sono arrivati al municipio intorno alle 10.30 e si sono intrattenuti il tempo utile per impartire alcune disposizioni al segretario generale. Fugace anche l’incontro con il sindaco.
I tre funzionari si sono incrociati con Mauro Bertini, diretto a Roma per parlare con i vertici nazionali dei Comunisti italiani, Diliberto e Cossutta, tra le scale del palazzo municipale. Veloce scambio di battute per fissare il passaggio di consegne per stamattina alle 10. La «toccata e fuga» dei commissari disorienta anche i dipendenti. Solo una sosta veloce nell’ufficio del segretario generale, Aldo Ferrara, al quale hanno dato ordine di notificare il provvedimento di sospensione ai dieci assessori e ai 30 consiglieri comunali. Probabilmente l’arrivo in sordina è servito per non esasperare un clima già teso, ma non è piaciuto al sindaco. «Un’accelerazione improvvisa che criminalizza ulteriormente la nostra città – accusa Mauro Bertini – firmata di suo pugno dal prefetto che è venuto meno all’impegno preso con me l’altro giorno di tenermi informato sugli sviluppi della vicenda». Una lettera al prefetto Renato Profili è stata inviata da Corrado Gabriele, assessore provinciale e consigliere comunale proprio a Marano. Gabriele, nel sentirsi «rammaricato, sorpreso e indignato» per la decisione, annuncia il ricorso alle vie legali «per difendere la mia onorabilità». Intanto al Comune tentano di ricomporre i pezzi. «Di quali reati ci saremmo macchiati qui non c’è traccia – dice il consigliere Geppino De Vivo -. Ma noi non ci fermiamo. Abbiamo pronte una serie di iniziative per difenderci da questi attacchi antidemocratici».
Tra i «contestatori», la speranza di vedere riabilitata la comunità di Marano e l’amministrazione di nuovo al suo posto viene alimentata dal fatto che Ciampi non ha ancora firmato il decreto di scioglimento. Sulla bocca di tutti, intanto, le parentele incriminate. Tanti i legami che pesano, ma non sempre è il cognome ad essere indicativo. «Mio fratello Salvatore faceva il carabiniere, è stato ucciso dalla camorra nel ’95 e ha avuto la medaglia al valore. Nel ’98 questo Consiglio comunale ha intitolato a lui la strada dell’ex pretura», dice l’assessore alla cultura, Fortuna Nuvoletta. Tanti gli attestati di solidarietà. Scende in campo anche la Cgil. Pur restando critici sulle politiche del lavoro attuate dall’amministrazione, il sindacato si dichiara pronto a partecipare alle manifestazioni di protesta contro «un’accusa infamante anche per i lavoratori».




«Una legge ingiusta, va rivista»




Un telegramma a Ciampi firmato da 28 sindaci del Napoletano e dal presidente della Provincia per chiedere una convocazione urgente al Quirinale. «Un’esigenza urgente per informarla dello scellerato e distorto uso che si sta compiendo dello strumento delle commissioni di accesso e dello scioglimento dei Consigli comunali per infiltrazioni camorristiche», hanno scritto lanciando un appello al presidente della Repubblica. In attesa di una risposta da Roma, la mobilitazione continua su più fronti. Dopo l’infuocato Consiglio comunale di lunedì sera e il dibattito aperto del coordinamento dei sindaci, da ieri gli ex consiglieri hanno dato vita ad un «Comitato per la difesa delle istituzioni democratiche» che presiede ad oltranza gli spazi antistanti l’ingresso del municipio.
Intanto oggi l’Anci discute della proposta di modifica della legge sulle commissioni d’accesso. In proposito, Andrea Geremicca, presidente della direzione provinciale dei Ds, ritiene auspicabile che l’incontro con il ministro Pisanu chiesto da una delegazione dei sindaci serva a chiarire i caratteri della legge che regola la materia e i criteri in base ai quali essa viene applicata. Geremicca ricorda il caso emblematico di Portici (Consiglio sciolto per camorra e poi riabilitato) evidenzia come «la logica dell’attuale legge si muove lungo una sottilissima linea di confine tra il fumus, il fattore ambientale e la prova dei fatti. Invocando responsabilità oggettive, collettive e ambienatli si colpiscono indistintamente interi organismi elettivi mentre in uno stato di diritto le contestazioni e le pene devono essere dirette e personali, suffrrgate da prove concrete».



TONIA LIMATOLA– 29 LUGLIO 2004E





MARANO, MURO UMANO CONTRO L’INSEDIAMENTO DEI COMMI8SSARI




Una catena umana impedisce l’ingresso dei commissari prefettizi al Comune di Marano il cui Consiglio è stato sciolto per camorra. Ieri mattina i due rappesentanti del governo, Gaetano Piccolella e Maria Gabriella Pazzanese, sono stati accolti da 200 manifestanti: tre uomini incatenati al cancello, insieme con politici e residenti seduti a terra davanti all’unico accesso alle scale del palazzo municipale. Un atto simbolico, visto che in realtà l’insediamento, con relativa notifica del provvedimento di scioglimento del Consiglio comunale «per condizionamenti della criminalità organizzata», è stato ufficializzato mercoledì. Ieri mattina era previsto il passaggio di consegne con il sindaco. La protesta è durata quattro ore: poco prima delle 14.30 è arrivata la convocazione di una delegazione in Prefettura. Il presidio è stato tolto soltanto dopo la partenza dei commissari.
«È lo scatto di orgoglio di una comunità che non tollera di sentirsi infamata senza motivo», dicono a Marano. La manifestazione si è risolta senza scontri con le forze dell’ordine, ma i manifestanti erano determinati a restare sul posto a oltranza. Una mattinata lunga. Ad attendere i commissari, il sindaco Mauro Bertini è sceso in strada con addosso la bandiera della pace. «Mi hanno dato lo sfratto, cosa devo fare?», gli chiede Maddalena Schiattarella, 70 anni. «Signora, ne riparliamo a settembre. Tanto io ritornerò a fare il sindaco – risponde Bertini -. Ci siamo già rivolti all’avvocato Giuseppe Chiaromonte, lo stesso legale che ha curato il ricorso del comune di Portici». In molti sono sconcertati. «Con Bertini adesso Marano ha giardini pubblici e spazi per lo sport, non si fanno più i doppi turni a scuola», dice Antonio Del Core, pensionato, 66 anni. Alle 10.30 arrivano il commissario prefettizio Gaetano Piccolella e il viceprefetto Maria Gabriella Pazzanese. Il cancello esterno viene subito chiuso e comincia la resistenza.
«Non ci muoviamo di qui finché non ci verranno chiarite le motivazioni dello scioglimento», annuncia Corrado Gabriele, consigliere comunale di Marano sospeso e assessore alla provincia. Il clima si fa teso, si intonano cori contro il provvedimento. È massiccia la presenza delle forze dell’ordine: sul posto anche il capitano Gianluca Trombetti, con il maresciallo della stazione di Marano, Lorenzo Simeone; e il vicequestore Maurizio Fiorillo. Lo scenario della protesta è il cortile coperto del municipio che ha sede in un palazzo di fine ‘800, con i porticati chiusi da pesanti cancelli in ferro battuto.
All’interno del quale i due commissari incontrano il sindaco. Il colloquio è acceso. Le ragioni della città, da un lato, e l’invito a stemperare i toni, dall’altro. Arrivano anche i vertici di Rifondazione: il segretario regionale, Vito Nocera, e il capogruppo provinciale, Mario Guida. Tanti i commenti.«Senza l’amministrazione adesso rischia di saltare il festival nazionale degli spot sociali sul tema della Legalità», dice Rosario D’Uonno. «Bertini è l’unico sindaco che si è sempre schierato al nostro fianco contro l’Ecomafia», dice Raffaele Del Giudice di Legambiente Campania.



TONIA LIMATOLA



Bertini: «Tornerò». Florino: «Sovversivi»





«Due ore di chiacchiere inutili, me ne sono andato convinto di aver subìto un ulteriore atto di violenza. A sentire il prefetto, per liberarci di questa accusa infamante non ci resta che fare ricorso, ma noi non molliamo e la nostra lotta per la democrazia va avanti», annuncia il sindaco Mauro Bertini piuttosto contrariato dopo l’incontro in Prefettura. Così la mobilitazione continua. Si tenta di sensibilizzare il presidente Ciampi prima che firmi il decreto ministeriale. Allo scopo nella trasferta romana di mercoledì, Bertini ha strappato a Cossutta, leader nazionale del suo partito, l’impegno ad accelerare i tempi per l’incontro richiesto da 28 sindaci, più il presidente della Provincia. Stesso scopo ha l’appello col quale si ribadisce che «è stata mortificata la sovranità dei cittadini», firmato da dodici deputati campani dell´Ulivo, con in testa Giuseppe Gambale e Giovanni Russo Spena, e dai membri dell’Antimafia Sinisi, Lumia e Vendola, insieme con Diliberto e lo stesso Cossutta.
Intanto a Marano il Consiglio sospeso continua a riunirsi in piazza tutte le sere. Per far sentire la voce dei residenti, poi, sono pronti ad incatenarsi di nuovo Giacinto Gagliardi, 47 anni dei Ds; Gaetano Mazzarella, operaio di 60anni; e il disoccupato 38enne, Massimo De Vivo. Non mancano le reazioni contrarie. Il senatore Florino di An, ha scritto al ministro Pisanu: «L’azione sovversiva messa in atto a Marano dimostra chiaramente lo scarso senso dello Stato ed il rispetto delle sue leggi di rappresentanti istituzionali, ma anche la pervicacia volontà di bloccare ogni ulteriore più incisivo controllo e verifica delle malefatte compiute».
t.l.




IL MATTINO 30 LUGLIO 2004



MARANO, COMUNE BLINDATO DOPO LA PROTESTA




Marano. Comune blindato il giorno dopo la protesta: accessi al porticato controllati, volanti della polizia e vigili all’ingresso delle scale che accedono agli uffici del municipio. Ieri mattina il commissario prefettizio Gaetano Piccolella e i due viceprefetti, Maria Gabriella Pazzanese e Francesco Ricciardi, non si sono fatti trovare impreparati anche se al loro arrivo, poco prima delle 8.30, non hanno trovato nessun manifestante a opporre resistenza. La protesta si è spostata in piazza Municipio e continua anche sul fronte istituzionale. Una volta al primo piano, i funzionari hanno disegnato la mappa dei servizi e dei disagi in città. Prima attraverso un vertice con le forze dell’ordine, poi hanno incontrato i funzionari comunali e il comandante dei vigili urbani. Intanto la massiccia presenza di forze dell’ordine indigna gli amministratori sospesi.
«Un fatto grave – dice il sindaco Mauro Bertini – che evidenzia il distacco tra il Comune, finora casa di tutti tranne che dei camorristi, e la città». Si polemizza anche sul caso di un assessore costretto ad essere scortato per entrare al Comune. «Siamo proprio sotto tutela. Per entrare negli uffici comunali – dice amareggiata Fortuna Nuvoletta – mi hanno fatto scortare da un vigile che non mi ha mollato un attimo per tutto il tempo che sono stata al municipio». Intanto si tentano tutte le carte per vedere reintegrata l’amministrazione sospesa «per ingerenze camorristiche».
Ieri sera il sindaco ha formalizzato il ricorso contro il provvedimento di sospensione del Consiglio comunale firmato dal prefetto Profili. Da Roma, invece, si apre uno spiraglio: Cossutta ha contattato il presidente Ciampi sollecitando un incontro sul caso-Marano. Nel frattempo martedì c’è il vertice di tutti i sindaci del centrosinistra con il governatore Bassolino, mentre consiglieri e assessori sospesi continuano a presidiare piazza Municipio: attuano un turn-over per garantire la presenza in strada tutto il giorno e spiegare le loro ragioni ai cittadini attraverso la distribuzione di volantini con lo slogan della protesta «Non perdiamoci di vista». Sulla necessità di una presenza costante al municipio sono tutti d’accordo. «Negli altri comuni colpiti da questo tipo di provvedimento – sostiene Geppino De Vivo – gli ex amministratori scappano per la vergogna. Noi restiamo qui per dare un segnale di estraneità a qualsiasi accusa».
Per Tonino Scala, capogruppo del Pdci alla Provincia di Napoli «il centrosinistra deve fare quadrato intorno al sindaco Bertini anche con la disobbedienza civile per difendere un’esperienza amministrativa che in questi ultimi anni ha cambiato il volto delle città». Non mancano le condanne alla forma di protesta scelta a Marano per contestare il commissariamento. Angelo Covino, responsabile degli operatori di pubblica sicurezza della Cdl a Napoli e provincia afferma: «Con questi atteggiamenti si fraintende il concetto di legalità e pertanto, sarebbe bene aspettare l’esito degli accertamenti».
Intanto ieri commissari prefettizi hanno espletato i primi adempimenti in attesa del decreto che legittimi definitivamente la commissione. Solo allora potranno nominare i sovrintendenti che li affiancheranno nella gestione del Comune. Per firmare il decreto di scioglimento, il capo dello Stato ha 60 giorni di tempo dal 24 luglio, data del provvedimento del Consiglio dei ministri.



TONIA LIMATOLA – IL MATTINO 31 LUGLIO 2004

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