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lunedì, Maggio 20, 2024
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«UN PIANO COMUNE CONTRO LA CRIMINALITA’»
L’emergenza camorra. Il corsivo di Marcello Curzio

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GIUGLIANO. Sono bastati gli ultimi episodi di cronaca per alzare la febbre nell’area metropolitana partenopea, quella più esposta, a stridenti e pericolose contraddizioni. E così tornano alla ribalta le solite litanie e giaculatorie. Richieste, da sempre, disattese. Come le ragioni dei cittadini che si sentono indifesi di fronte a rapinatori e scippatori che risvegliano un’emergenza che la politica agita troppo spesso solo per fini elettorali. Insomma, c’è poco da stare allegri.
La sicurezza in queste nostre città, in questa maledetta periferia a metà strada tra Napoli e Giugliano, è diventata, ancora una volta, terreno di scontro: alle richieste sacrosante e legittime si mescola il protagonismo manicheo e pressapochistico di chi gioca con le parole, altri, invece, cercano il colpo ad effetto ed un paio di colonne nelle pagine interne delle cronache dei quotidiani locali.
Se il cittadino va in trincea, i politici vanno in cerca di consenso. Ma la battaglia per una nuova, indubbiamente, migliore qualità della vita non si fa lucrando sulle rendite di posizione offerte dall’emergenza. I nostri comuni del Giuglianese, più che degli sceriffi, hanno bisogno di un piano comune contro la violenza, il degrado, l’abbandono di certe periferie.
Quello che il cittadino non vuole vedere è la vergogna degli edifici abbandonati ricettacolo di sbandati e pusher, gli accampamenti abusivi a due passi dalle abitazioni, dalle scuole, dagli asili e dalle poche fabbriche.
Quello che il cittadino chiede è qualche volante in più, poliziotti e carabinieri nelle strade (specie di notte),vie più illuminate (leggi Asse Mediano) e giuste pene contro chi viola la legge.
E’ giusto e doveroso alzare la voce contro l’indifferenza del Palazzo, o meglio dei Palazzi, il lassismo di Governo, Regione e Provincia, ma questi nostri comuni hanno anche il dovere morale di reagire compatti, senza isterismi, senza cadere nella palude della bassa politica.
La battaglia per delle città più vivibili e sicure non ha colori politici: deve essere la battaglia di tutti. Tra amministrazione pubblica, forze dell’ordine e magistratura l’obiettivo deve essere comune. Serve il rigore contro l’illegalità diffusa, ma anche una politica della accoglienza e della solidarietà. Le Colonne di Giugliano, all’alba, sono una Little Harlem di miseria e disperazione. Così come l’Appia somiglia ad una strada di Soweto.
Gli immigrati ci sono e con loro bisogna trovare un sistema di convivenza civile. Con i criminali no. La linea deve essere dura: ma non tocca ai Comuni, tocca allo Stato. I Comuni, i nostri Comuni, a loro volta, devono combattere, giorno dopo giorno, il degrado urbano, l’Aids che si sta impadronendo della nostra zona. E’ arrivato il momento di portare un po¹ del centro anche nelle periferie maledette. Servono attenzione e prevenzione.
Per non sottovalutare la situazione. Ma anche per evitare che finita l’ultima, emotiva ondata allarmistica tutto resti come prima. Ci vogliono, insomma, fatti concreti. Continuare a celebrare un po’ di riti antimafiosi per fingere di combattere il crimine organizzato e la microdelinquenza è deleterio. Soprattutto se lo stesso Palazzo, soprattutto, da queste parti, sta attuando una politica della desistenza repressiva. E gli ultimi fatti di sangue testimoniano, a chiare lettere, dimostrano quanto siano inutili le passerelle dei professionisti dell’antimafia.
La latitanza istituzionale ha superato ogni limite. Servono interventi immediati e concreti, quali un polo di sicurezza, un’authority che funga da raccordo del lavoro delle forze dell’ordine presenti sul territorio. Se ne parla da tempo, ma è tutto fermo, mummificato ed ingessato nei meandri della pachidermica burocrazia. Un polo sicurezza. Potrebbe essere lo strumento ad hoc.
Potrebbe essere il grimaldello della lotta alla malavita organizzata e spicciola. Ma anche la pietra angolare per smuovere le acque di un conformismo stagnante che attanaglia questa provincia. Per estirpare i manicheismi e i doroteismi chiacchierologici salottieri dei benpensanti. Di chi fa finta di niente, di chi organizza tour e passerelle. Di chi è gran maestro di bluff ed effimero. In un territorio dove il potere dell’Antistato si tocca con mano, dove il numero dei morti lievita a macchia d’olio. Giorno dopo giorno.

MARCELLO CURZIO

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presidente coll. rev. conti ordine dei giornalisti della campania

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