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domenica, Giugno 23, 2024
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«OFFICINA 99 NON SI TOCCA»
Giovani in piazza contro lo sgombero del centro sociale

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NAPOLI. Officina non si tocca. Questo lo slogan urlato da un migliaio di manifestanti scesi in piazza per protestare contro lo sgombero di Officina 99, lo storico centro sociale di Gianturco. Una manifestazione pacifica che ha raggiunto momenti di forte tensione all’altezza di Via Chiaia, quando alcuni poliziotti hanno caricato la testa del corteo che chiedeva un incontro con il Prefetto o, in alternativa, raggiunere Piazza dei Martiri, sfilando per le strade della “città bene”.

Una decina le persone contuse dalle manganellate, alcuni dei quali feriti alla testa.

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Il corteo è partito nella mattinata da piazza Mancini. Numerose le rapressentanze e la solidarietà giunti da tutti i centri sociali, le associazioni e i movimenti campani. Affianco alla causa di Officina, i manifestanti protestavano anche contro “il manifesto ideologico di chi vede nelle decine di processi contro le lotte di disoccupati e lavoratori, contro il movimento noglobal e l’opposizione alla guerra, la ricetta sociale per un paese da militarizzare”.

A Napoli lo sgombero dello storico centro sociale Officina 99 è diventato un vero e proprio caso politico, fomentato dagli esponenti di Alleanza Nazionale (Diodato in primis) e alimentato sulle colonne del quotidiano Il Roma.

La manifestazione ormai annunciata da tempo era volta a riportare l’attenzione sulle sorti del centro sociale in seguito a una rivendicazione del proprietario dello stabile e un paventato sgombero.

Il corteo colorato arriva a Piazza Trieste e Trento alle ore 13.00. Si chiede un incontro in Prefettura, ma il prefetto temporeggia, indeciso sul ricevere o meno una delegazione. Passa mezz’ora e dalla Prefettura non arriva nessuna risposta. I manifestanti allora decidono di proseguire fino a Piazza dei Martiri, per “portare – afferma Ignazio, del centro sociale Tempo Rosso – fin dentro ai quartieri bene della città i problemi di Officina e di Gianturco, ma anche quelli dei disoccupati e dei precari”. Si profila un nuovo percorso, dunque, ma bastano pochi metri per far partire le cariche. Maranta, consigliere regionale del PdCi, che al momento si trovava davanti al corteo raccconta: “Eravamo tutti lì. A viso scoperto senza caschi, ne protezione né altri strumenti e di fronte a noi il cordone della polizia. Bastava indietreggiasse di qualche metro e saremmo ritornati su piazza Plebiscito. Ero alla testa del corteo con il dott. Bisogno della Digos. Stavamo discutendo per ottenere, seduta stante, un incontro in Prefettura, atteso da 15 giorni. Delle persone hanno cominciato ad avvininarsi per sollecitare l’incontro, quando è bastata l’intemperanza di pochi poliziotti che sentendo i manifestanti troppo vicini hanno cominciato a manganellare. Una prima, uan seconda e una terza volta. Dei fatti è stato informato il questore Malvano”.

Dunque, l’incontro in prefettura c’è stato ma è costato 10 persone contuse. Alfonso di Officina, faceva parte della delegazione e uscendo racconta che il questore si sia giustificato tirando in ballo la vecchia storia per la quale avvicinadosi troppo la fuoco c’è il rischio di bruciarsi. “Non si avvicina mai troppo ad un poliziotto in tenuta da assetto antisommossa”, sembra essere stato il consiglio di Malvano.

L’incontro, ha però, avuto anche dei risvolti positivi. Al più presto si terà un incontro tra il comune di Napoli, rappresentato da Tecce, e la regione, rappresentata da Maranta, e il proprietario dello stabile sede di Officina ’99. L’intento è quello di trovare un accordo per l’acquisizione dello stabile.

“Da parte nostra c’è piena disponibilità – sottolineano Teccce e Maranta – Buona parte dell’esito dell’operazione dipende dal proprietario il quale ci auguriamo non abbia intenzione di specularci sopra”.




Dal quotidiano L’articolo – 19 dicembre 2004

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