«Mi sento chiamato in causa troppe volte ed ingiustamente in questi giorni, dalle primarie ad oggi. Vorrei innanzitutto chiarire, spero una volta per tutte, che non sono il burattino di nessuno. Non ho né padrini, né madrine, né padroni e i miei, anzi i nostri, 3412 voti sono voti di persone che han creduto in me e nel nostro impegno onesto per la città». Parla l’ex capogruppo del Partito Democratico Nicola Pirozzi, sconfitto da Poziello alle primarie dell’8 marzo scorso e accusato da più parti di aver “fatto il gioco” di chi ha voluto a tutti i costi l’ormai ex candidato a sindaco, fuori dal partito, come una sorta di rivalsa o di risentimento per aver perso la competizione interna la PD o peggio, per lasciare spazio a chi, da Roma e dalla Regione avrebbe preferito un candidato a sindaco “gradito”. Ma Pirozzi non ci sta e a distanza di qualche giorno dalla svolta, dopo il commissariamento del circolo locale del PD e la designazione di Emanuele D’Alterio come candidato a sindaco è intervenuto per difendersi da quelle che ritiene «accuse del tutto ingiuste» e per riportare al centro del dibattito, la causa scatenante dell’intera querelle.
Disegno perverso. «Si sta profilando un disegno perverso per cui anche i nostri concittadini si stan convincendo che le battaglie legalitarie che stiamo mettendo in campo – spiega Pirozzi – hanno come motivo la delusione per l’esito delle primarie, un esito che è però tutt’altro che disdicevole per noi, avendoci portato a conquistare un numero di voti inferiore di sole 500 preferenze al vincitore Poziello. Altro che delusione!».
Poziello sapeva. «Ma veniamo alla questione più spinosa – prosegue l’ex capogruppo del PD – Poziello mente, sapendo di mentire. Ho avuto modo di leggere le carte relative al rinvio a giudizio che riguardano la sua persona, ora che sono di dominio pubblico e si parla di: Turbativa d’asta; Falso; Truffa ai danni dello Stato e di altri Enti Pubblici; Associazione a delinquere». Perché sapendo che su di lui gravavano simili capi d’accusa si è comunque candidato mettendo il partito e la città in un occhio mediatico che ancora una volta la dipinge come marcia, illegale?».
L’etica del PD. «Perché me ne preoccupo? – aggiunge Pirozzi – In virtù di quella legalità ed onestà morale ed intellettuale che da sempre mi caratterizzano. E perché il rinvio a giudizio effettivo è arrivato il 14 aprile: mi sento dunque doppiamente truffato. Mi rendo conto che Poziello è un politico a 360°, che vive di politica, ma si è candidato in un partito, il mio, il Pd, che ha un codice etico chiaro, che impone l’incandidabilità a chi si trova nella sua precaria posizione. E Poziello aveva tanto da render noto e non lo ha fatto e ora si presenta alla città come vittima di un disegno nel quale lui è in realtà il carnefice».
«Io da domani mi impegnerò a sostenere, da candidato al Consiglio Comunale, il nostro candidato sindaco Emanuele D’Alterio, e mi auguro che il Partito possa risorgere come un araba fenice accantonando le polemiche e pensando realmente al bene della collettività e non ai personalismi» ha poi concluso Pirozzi.

