MUGNANO. Dolly, come la pecora inglese «duplicata» nei laboratori genetici d’oltremanica, questo il nome dell’operazione portata a termine dagli uomini della Guardia di Finanza di Novara. Anche se ad essere clonati non erano animali ma assegni. Una complessa attività di indagine terminata ieri mattina con ventuno ordinanze di custodia cautelare. La mente organizzativa del gruppo malavitoso, che secondo gli investigatori aveva sede nel napoletano, è un cinquantaduenne di Mugnano. Si tratta di Nicola Garofalo, precedenti per truffa, eletto dai componenti della banda a capo indiscusso. Specializzato in reati finanziari, l’uomo aveva costruito un’ampia rete di contatti per attività di riciclaggio. Le fiamme gialle gli stavano dietro da mesi. Una lunga scia di assegni emessi dall’Agea (l’agenzia governativa per le erogazioni in agricoltura) destinati a coltivatori del Sud, beneficiari di contributi comunitari, insospettiva da mesi gli investigatori della Finanza. Gli assegni, che venivano intestati a persone compiacenti, venivano incassati un po’ in tutta Italia. Ed era proprio questo uno dei principali compiti assegnati al 52enne. Localizzare gli istituti di credito “sicuri” dove l’intensa attività di incasso non destasse sospetto. Il reperimento delle matrici e la duplicazione degli assegni erano invece gestiti dagli altri elementi della banda. Garofano coordinava i suoi traffici dall’abitazione di Mugnano. Si allontanava solo per effettuare i sopralluoghi agli istituti di credito. Un business che avrebbe fruttato all’organizzazione cifre a sei zeri, prontamente riciclate in investimenti nell’edilizia commerciale. Aziende agrituristiche e ristoranti, queste le attività in cui dovevano confluire i proventi illeciti dell’attività, esercizi commerciali da inaugurare in Lombardia ed in Emilia Romagna. Ma l’intelligence dei baschi verdi ha intuito i progetti della banda riuscendo – tramite la ricostruzione dei percorsi effettuati dagli assegni clonati – a risalire alla mente del gruppo. In tutto ventuno ordinanze di custodia cautelare, di cui quattordici in carcere, notificate in gran parte del territorio nazionale. Garofano, infatti, era riuscito a creare una fitta “rete” di collaboratori con i quali comunicava tramite sms per scongiurare il rischio delle intercettazioni telefoniche.
GIANCARLO PALOMBI – IL MATTINO 24 MAGGIO 2005


