VARCATURO. Anche gli stabilimenti balneari, sul litorale di Varcaturo e sino a Pinetamare, pagherebbero il “pizzo”. Diciamo “anche”, atteso che i delinquenti estorsori, stando a voci che si rincorrono da giorni, come
in un drammatico tam – tam,
imporrebbero la “longa manus”
delle tangenti non solo a negozi
ed esercizi commerciali vari, del
centro cittadino e della periferia,
ma altresì ai “lidi” della fascia costiera
domizia.
Cercarne conferme? Ci si scontra
solo con un muro omertoso di
bocche cucite: nessuno sa, nessuno
conosce «Di queste brutte cose
». A voler semplicemente accennarne
– si sa – si ha paura di
quasi certe ritorsioni.
Una scontata, naturale diffidenza
a «Parlare con i giornalisti
», che un ex «Guaglione ’e miez
’a via» (così si definiscono da queste
parti…), appena 18enne, decide
di infrangere, ma per sussurrare
solo qualcosa ed a patto, ovviamente,
del più assoluto anonimato.
Ci raggiunge, per un…riservato
caffè, in un bar verso via Sannullo,
per chi proviene dalla famigerata
“rotonda di Maradona”, ed è
diretto a Licola.
«È il figlio minore del capozona,
che abita a Giugliano, dalle
parti del campo sportivo, a riscuotere
il “mensile”, oppure 2 –
300 euro ogni due – tre mesi, girando
addirittura armato per molti
negozi. Arriva a Qualiano in
motorino o, certi giorni, a bordo di
una “Testa rossa” (n.d.r.)», esordisce
il nostro giovanissimo interlocutore.
Poi continua: «Non pagano solo
i numerosi commercianti, ma
anche i proprietari dei lidi che si
trovano verso Varcaturo e Ischitella,
sino a Pinetamare. A rifiutarsi,
sarebbero grossi guai…».
Esiste infine, e conclude l’ex
“guaglione”, un gruppo di malviventi
che “tirano la cocaina”, dedito
a rapine, in alcuni casi, a violenti
pestaggi. Insomma, un business
mensile per migliaia di euro,
comodamente estorti. Tanto da
scomodare il “figlio piccolo del
boss”, perché alla fine i conti ben
tornino. Inesorabilmente.
La piaga sociale è estesa e il clima
di silenzio che si è venuto a
creare non facilita una male che
opprime il commercio.
GENNARO D’ORIO – IL GIORNALE DI NAPOLI 26 MAGGIO 2005


