Un amico fraterno e socio dell’industriale toscano Carlo Desideri ferito gravemente a colpi di pistola dai ladri ai quali voleva impedire di rubargli l’automobile, ha intenzione di porre una taglia per poterli far catturare. L’ha annunciato con toni da uomo moderato – «Lo faremo solo se la legge ce lo consente» – dicendo che tanto altri amici, quanto i familiari di Desideri, sono d’accordo con lui. «Qui qualcuno si deve svegliare…». Capire l’emozione che porta a suggerire un’iniziativa del genere è un dovere al quale sarebbe difficile sottrarsi. E non si può restare insensibili di fronte al riferimento del signor Pietro Vanni – questo il nome dell’amico di Desideri – riguardo all’inferocire progressivo della criminalità sia al Sud che al Nord. Pur rifiutando totalmente, e ad ogni latitudine, il metodo della taglia proposto e pur tenendo ben presente le differenze ambientali nelle quali si opera. Ma la questione non è morale (il metodo), né culturale (il tipo di delinquenza); è semplicemente politica nel senso più largo della parola. La taglia comporta due rischi. Primo, delegittima assai pericolosamente gli investigatori e toglie alle istituzioni quella forza da collante nazionale che dai tempi dell’unità d’Italia in poi ha tenuto in piedi la nostra convivenza. Secondo, in ambienti compatti ed etnicamente chiusi è di scarsissima efficacia: vedi il fallimento di quelle, che promettono milioni di dollari, a proposito di Osama Bin Laden e Al Zarqawi. Altro errore sarebbe confondere la criminalità di taglio meridionale con lo scatenamento delle bande settentrionali accomunandole nel giudizio e, di conseguenza, nelle terapie. Camorra, mafia, ‘ndrangheta, hanno caratteristiche storiche, culturali, operative, del tutto diverse dai gruppi delinquenziali «comuni». Al Nord operano, più che altro, trapiantati slavi ed albanesi che rispondono a codici lontanissimi dalla mentalità della gente del luogo. Al Sud, spesso e purtroppo, il criminale ha invece attorno una cintura di omertà, se non solidale o complice, certo connivente. E’ evidente che i sistemi repressivi d’intervento, taglia compresa, a volerla accettare, non possono essere fungibili da un posto ad un altro,e da un tipo di delinquenza all’altro, tanto diversi sono tra loro. Al signor Vanni, e a tutti i galantuomini come lui capaci di non travalicare l’emozione nel giudizio etnico, andrebbe detto che la sua pena di amico, oltre che la sua indignazione di cittadino, è pari alla nostra di meridionali, di napoletani, di siciliani. O la nostra pari alla sua. Napoli è assediata dall’interno, la ricchezza produttiva che ha intorno, della quale fa parte Arzano, luogo di fabbriche, corre il rischio d’essere bruciata dalla violenza. Un mondo cosciente composto dalla maggioranza dei cittadini, che vuol vivere e prosperare secondo i canoni della convivenza civile, si oppone alla barbarie non riuscendo a neutralizzarla. E’ un contrasto duro, molto duro, ma non aggiungiamo alle difficoltà che comporta anche il veleno delle taglie private.
Roberto Ciuni – IL MATTINO 4 GIUGNO 2005
PUBBLICITÀ
PUBBLICITÀ

