VILLARICCA. Secondo il Decreto Legislativo n. 36 del 13 gennaio 2003 (art. 2), si definisce Discarica Controllata “un’area adibita allo smaltimento dei rifiuti mediante operazioni di deposito sul suolo o nel suolo”.
La realizzazione di una D.C. è molto semplice così come la gestione, ma ciò non vuol dire che non ci sono effetti rilevanti dell’opera. Devono essere sempre assicurati tutti gli interventi necessari per limitare al minimo l’impatto, questo perché è un’opera completamente esposta all’ambiente.
CLASSIFICAZIONE. La noramativa classifica le D.C. in tre macro categorie : D.C. per inerti, nelle quali sono ammesi solo rifiuti inerti, tipo sfridi di costruzione, materiali di risulta di scavi, ceramici, vetri, da costruzione ecc.; D.C. per rifiuti non pericolosi, nella quale sono ammessi i rifiuti solidi urbani, anche alcuni rifiuti pericolosi ma stabili e non reattivi; D.C. per rifiuti pericolosi, tutte le sostanza non ammesse nelle precedenti categorie.
La legge prevede anche degli standard costruttivi per una D.C. a regola d’arte, una delle fasi più importanti è la impermeabilizzazione del fondo della discarica e la realizzazione della copertura finale, questo per evitare la contaminazione delle falde acquifere. Sembra singolare ma uno dei problemi maggiori della impermeabilizzazione è che i topi se la mangiano, ecco che oggi viene fatta in materiali che non sono gustosi per i nostri amici topi.
PROGETTAZIONE. L’opera è molto semplice, basta individuare un sito che abbia i requisiti giusti. Non sempre la sceltà però compete ad un tecnico specializzato perché subentra la politica. Uno dei principali fattori da tenere in conto è la “potenzialità del sito”. Un sito dovrebbe esere interessato per almeno 5-6 anni per ammortizzare le spese, da noi ciò non accade per problemi politico-culturali (per le proteste degli ambientalisti). Altro fattore da considerare è la distanza dai centri abitati ed in questo la legge ci cautela poco, infatti il limite minimo dai centri abitati o grosse arterie è di appena 200m. Il buon senso ci dice che un D.C. si dovrebbe trovare a circa 1km da un centro abitato e grosse arterie, comunque un forte peso lo gioca il vento. La viabilità esistente è un altro fattore da tenere in conto, questo perché ci sono molti camion che transitano nei pressi della D.C. Il trasporto è concentrato in poche ore della giornata (dalle 22 alle 24). A Giugliano arrivavano 2000t/d (alle volte anche 5000t/d) di riufiuti, ciò portava ad un transito di 1200 automezzi al giorno e senza una adeguata rete stradale si sarebbero avuto problemi alla circolazione. Uno dei fattori più importanti da tenere in conto è quello idrogeologico, se ho una faglia oppure una frana in atto non posso installare una D.C., inoltre la legge impone che le D.C. non possono essere realizzate in falda (cioè in zone dove l’acqua sotterranea si trova a profondità bassissime), inoltre la D.C. la posizioneremo in zone dove ho scarsa piovosità e quindi minore probabilità che l’acqua piovana entri a contatto con i rifiuti e quindi minori problemi dal punto di vista idrologico. Alla fine è comunque agevole verificare se ho siti già predisposti alla realizzazione delle D.C. e purtroppo dalle nostre parti c’è una concentrazione di cave, ormai dismsesse, che fa del nostro territorio un campo ideale per la realizzazione delle D.C. (questo i nostri predecesori, che hanno scavato le cave, non lo potevano immaginare).
ABBANCAMENTO. L’abbancamento (cioè l’operazione di posa del rifiuto in D.C.) è operata a strati oppure in trincea, se ho terreni pianeggianti. Nel sistema da noi più utilizzato, quello a strati, quando si raggiungono altezze di 2-3m si provvede alla copertura dello tramite terreno di ricomprimento, spesso è usata la FOS (Frazione Organica Stabilizzata) proveniente dai CDR. Alla fine della giornata è comunque obbligatorio prevedere il ricoprimento dello strato per limitare i miasmi (operazione evidentemente mai eseguita dalle nostre parti). Prima di essere abbancati i rifiuti sono sottoposti ad una fase di triturazione e poi di compattazione, questo per ridurne le dimensioni. Fondamentale , per un corretto abbancamento, è l’uso di automezza particolari che possono essere gommati (con ruote in gomma) o dentati (con ruote in acciaio dentato), questi ultimi sono migliori.
DEGRADAZIONE DEL RIFIUTI. I rifiuti abbancati in D.C. sono sogetti a tutta una serie di fasi di degradazione biologica. In seguito ad un certo tempo il rifiuto comincia a diminuire di volume perché parte di esso è trasformato in gas (biogas). Il biogas per legge deve essere captato e smaltito oppure utilizzato ad esempio per produrre energia elettrica. A Giugliano solo adesso si sta provvedendo al recupero del biogas contro ogni riglore scentifico e legislativo. Lo estraiamo perché è maleodorante, è pericoloso perché esplosivo ed infine perché si può recuperare energia. A seconda delle tipologie di rifiuti abbancati nella D.C. ho un biogas più o meno buono. Altro elemento pericoloso in una D.C. è il “percolato”, questo in parte arriva dalla degradazione ed in parte arriva dalle pioge che entrano in contatto con il rifiuto. Lo eliminiamo perché può danneggiare il fondo impermeabile della D.C. e quindi inquinare le falde acquifere. Si stima che sia circa il 15% delle precipitazioni annue. Per smaltire il percolato di solito si fanno accordi con depuratori che lo scambiano con i fanghi della depurazione.
OSSERVAZIONI. Ci sono tutta una serie di vantaggi che l’uso delle D.C. portano: livello tecnologico delle apparecchiature modesto; consumi energetici contenuti; consente di recuperare aree degradate; se ben condotta, comporta un impatto non eccessivamente rilevante. Di contro ci sono una serie di controindicazioni: l’esercizio, per quanto semplice, deve essere rigoroso, per evitare fenomeni di inquinamento indotto; l’opinione pubblica non è, in genere, favorevole; Assicura, in ogni caso, un servizio limitato nel tempo. In ultima analisi c’è da dire che non si può prescindere dal’uso delle D.C. se si vuole operare una corretta gestione dei rifiuti, bisogna capire che c’è sempre un prezzo da pagare allo sviluppo tecnologico e culturale… e quel prezzo lo paghiamo ogni giorno… respirando.


