NAPOLI. Aumentare i controlli soprattutto sulle attività illecite della malavita per colpirli soprattutto sul lato economico. Questa una delle ricette prospettate dal ministro dell’interno che a Napoli ha incontrato le istituzioni della nostra provincia con a capo il presidente Di Palma. Il tema della discussione, a cui hanno partecipato anche le forze dell’ordine che operano nella zona, è quello legato alla sicurezza dei cittadini dell’area a nord di Napoli, stretti nella morsa sempre più intensa della camorra. La guerra tra il clan Di Lauro e i cosiddetti “scissionisti” nell’ultimo periodo, dopo una sostanziale tregua dovuta ai continui blitz della polizia che ha decapitato le due organizzazioni malavitose, ha ripreso a mietere vittime. Proprio l’altra sera mentre era in corso il vertice in prefettura, ad Ercolano c’è stata l’ultima vittima, forse segno di sfida dei clan camorristici all’opera dello stato. Tra le misure richieste anche dai sindaci dei comuni coinvolti in questa escalation di violenza, c’è soprattutto quella dell’aumento degli effettivi di carabinieri e polizia presenti sul territorio. L’operazione “Alto Impatto” era riuscita a dare un certo scossone alla camorra per la costante presenza dei militari nelle zone a rischio criminalità, ma quando questa è terminata le cose sono pressocchè tornate a come erano in principio. Quindi più che azioni circoscritte nel tempo è necessario apportare misure sostanziali per garantire sicurezza ai cittadini e questo si può fare solo investendo maggiori risorse finanziarie in progetti che abbiano come fine il costante ridimensionamento dei clan malavitosi.
Una camorra che negli ultimi anni ha allargato il suo raggio d’azione, spostandosi con disinvoltura dal traffico di droga agli appalti pubblici, ma l’ultima novità è senza dubbio la copertura “legale” che viene data ai proventi delle azioni criminose. Investimenti immobiliari e non solo, che producono ricchezza “pulita” e che danno soprattutto lavoro ai tanti “clientes” dei nuovi “manager del denaro sporco”, creando così una fideilizzazione di numerosi emarginati che vedono nel clan l’unica forma di sostentamento. Solo così si spiegano le aggressioni alle forze dell’ordine a Secondigliano e a Pianura, nel tentativo di bloccare l’arresto di alcuni camorristi della zona. Punto centrale di questa lotta alle nuove mafie in “doppio petto” è spezzare il cordone ombellicale che li alimenta soprattutto tramite il racket. Nuove forme vessatorie sono state scoperte dalle forze dell’ordine negli ultimi tempi. Non è più il classico picciotto che va nell’esercizio commerciale a ritirare la rata di questo speciale “premio assicurativo” contro ogni tipo di grattacapo, ma negli ultimi tempi sono gli stessi commercianti o piccoli imprenditori ad andare a domicilio in un luogo prefissato e a consegnare al cassiere (o’ cuntaioulo come era chiamato dai poeti classici napoletani) il “dovuto”. La mano dello stato deve far si che questa acquiescenza ai nuovi comportamenti della camorra non diventi la norma.
Ieri a Napoli per dire no al racket sono stati attaccati un po ovunque degli adesivi che recavao questa scritta: “Un popolo intero che paga il pizzo è un popolo senza dignità”. La mano di queste persone che lottano contro tutte le mafie, ha lasciato affisso su lampioni, muri, panchine questa scritta a motivo di monito. L’idea di questo adesivo è nata a Palermo e già da alcuni anni tanti giovani di notte girano in città per lanciare questo grido di speranza attraverso l’affissione di queste scritte e più la mafia penetra nella vita quotidiana, più loro aumentano i loro giri notturni per ricordare a tutti che il racket ci toglie soprattutto la dignità personale.

