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lunedì, Giugno 17, 2024
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«PAROLE E CANZONI, LA META DI UN PERCORSO CULTURALE»
Intervista a Salvatore Palomba: vi spiego il mio legame con Villaricca

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VILLARICCA. «La meta di un percorso culturale» è l’esatta definizione di “Napolipoesia”, lo spettacolo che ieri sera, i ragazzi del “Laboratorio Teatrale Don Mauro 2004-2005” diretti da Tommaso Di Nardo, hanno dato vita in uno scenario estivo molto rilassante. Una carrellata di poesie napoletane, “i classici”, da Salvatore Di Giacomo, Viviani fino a Salvatore Palomba, ospite della serata. «Spettacoli del genere bisognerebbe farli più spesso» è l’invito che Pino De Maio, chitarrista e cantante, nato artisticamente nella scuola di Sergio Bruni, ha esortato prima di regalare alla platea un assaggio delle più belle canzoni napoletane. Al termine della serata abbiamo rivolto alcune domande a Salvatore Palomba, poeta e scrittore, autore di “Carmela” la canzone “mito” di Sergio Bruni.

Maestro, come è nato il legame con la città di Villaricca?
Ho avuto modo di conoscere Villaricca grazie a Sergio Bruni. Mi affascinava il contenuto popolare delle sue canzoni, del suo modo di essere “semplice” e percepivo il richiamo alle origini rurali e contadine di un passato fatto di poesia, che è all’origine della canzone napoletana, con lui ho vissuto bellissime esperienze e “Carmela” è un ricordo memorabile dell’amicizia che abbiamo condiviso.

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I giovani e la poesia: un rapporto precario?
Si. Ma non per colpa dei giovani. Viviamo in una società dove i media influenzano notevolmente le abitudini, soprattutto quelle dei giovani, che non riescono più a pensare con la propria testa. La poesia è un “qualcosa” che nasce dentro, nella propria coscienza. I miti di oggi purtroppo non incoraggiano la maturazione del pensiero, al contrario, i giovani di oggi vengono dominati e privati della propria identità.

Il dialetto napoletano e la poesia napoletana, possono ancora soddisfare il bisogno d’identità in un territorio, suo malgrado, scompaginato da fenomeni di microcriminalità e illegalità diffusa?
Certamente… credo che potrebbe esserne perfino la cura. La società ha perso, o sta perdendo le radici culturali di un tempo, condizione che induce i ragazzi, quelli più deboli, a non avere idee precise e a non saper distinguere le cose che hanno veramente senso nella vita. Con la poesia e la canzone napoletana, si potrebbero restituire alla società i valori che per decenni questa città ha trasmesso in tutto il mondo: Napoli non è solo “camorra” e la nostra cultura lo testimonia.

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