MELITO. Cui prodest. Diciottomila dosi sequestrate in un appartamento della Vela gialla. Eroina, cocaina, kobrett, hashish. Il mercato ha riaperto. Quaranta spacciatori per turno su ciascuna delle sette “piazze” di Napoli nord. Vela gialla. Sette palazzi. Case dei Puffi. Case celesti. Terzomondo. Lotto G. Melito. La guerra di camorra, dicono, è finita. Gli affari, quelli che hanno dovuto interrompersi, sono ripresi. “Tanto si ammazzano tra di loro”. Il vecchio motto della città indifferente non si pronuncia più a piena voce, ma quasi tutti continuano ad averlo in testa.
Una guerra di camorra, in fondo, a chi può servire? All’esercito che la vince. E poi? A chi è costretto a subirla, ai civili coinvolti per forza, a chi rientra, suo malgrado, nel campo d’azione delle truppe. È in queste guerre, infatti, che il sistema rivela anche ai loro occhi la sua debolezza. Quando una questione d’onore o un futile disaccordo mettono in moto la catena delle violenze e uno stato d’emergenza duraturo e arbitrario, allora il paternalismo criminale si sfalda, il controllo del territorio mostra i fragili, brutali pilastri sui quali è fondato. Un’autorità del genere non può garantire ai suoi sudditi un governo affidabile. Eppure, il potere ufficiale continua a esitare. Stenta a farsi avanti. Prima di accoglierli, pretende dai naufraghi le solite parole d’ordine: onestà, coraggio, legalità. Troppo tardi. La normalità camorrista si ripristina in fretta. Una guerra del genere non servirà mai a chi si crede al sicuro. È una questione di distanza. “Si ammazzano tra di loro”. E tanto peggio per quelli che si trovano in mezzo.
Luca Rossomando
http://italy.peacelink.org/sanlibero/articles/art_12349.html
EROINA, COCAINA, KOBRETT, HASHISH: RIAPRE IL MERCATO
Da Melito a Secondigliano. Spunti di riflessione dopo la mattanza
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