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CHI E’ MAURO BERTINI

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MARANO. Mauro Bertini è nato a Gambassi Terme (in provincia di Firenze) il 25 febbraio 1944. Seminarista a Volterra, dopo aver vissuto una profonda esperienza nei Piccoli Fratelli di Charles de Foucault in Francia e in Umbria, viene trasferito in una parrocchia di San Sebastiano al Vesuvio (in provincia di Napoli) negli anni ’60. Qui, però, litiga con il Vescovo di Napoli, perché non gli era consentito di fare il “prete operaio”: si spoglia degli abiti ecclesiastici, abbandona la tonaca e non dà l’esame di laurea in teologia. Decide quindi di fare solo l’operaio. Fonda così, a Marano di Napoli, agli inizi degli anni ’70, la Comunità Artigiana, singolare esperienza di azienda di finiture edili in cui tutti i soci in nome collettivo partecipano nella stessa misura alla divisione degli utili, dirigono collegialmente la società attraverso decisioni assembleari e sono proprietari dei mezzi di produzione: insomma… una cellula comunista in provincia di Napoli. Da sempre impegnato nel sociale, contribuisce all’impegno politico sotto il simbolo del Pci, prima, e di Rifondazione Comunista, poi. Promuove aggregazioni giovanili con l’Arci e intorno alla prima squadra di basket ed alla prima squadra di pallamano della zona, organizza feste dell’Unità e, successivamente, di Rifondazione. Nel 1993 si ritrova, come egli stesso ama dire, candidato per necessità alle elezioni amministrative dopo che il Comune di Marano era stato sciolto per infiltrazioni camorristiche. E dopo una retata di arresti in piena campagna elettorale, si ritrova a fare il sindaco della città, unico sindaco di Rifondazione in Italia, in una coalizione con Pds e lista civica. Nel 1996, però, la giunta viene sfiduciata sul Bilancio e si torna alle urne: ma la città ancora una volta lo preferisce, addirittura nel ballottaggio tutto a sinistra. Nel 2001, terza conferma con una coalizione che definisce “apolide”, fuori dai poli. Nel 2004, non condividendo più la visione del segretario nazionale, né la gestione a livello locale del Prc, decide di aderire al Partito dei Comunisti Italiani per continuare il suo impegno da comunista per la costruzione di un mondo comunista. In dieci anni di amministrazione comunale ha trasformato il territorio di Marano di Napoli da patria della camorra a sede del Festival Nazionale degli spot di Pubblicità sociale realizzati dai ragazzi delle scuole. Da dieci anni la commemorazione della strage di Capaci vede sfilare in corteo migliaia di ragazzi nella marcia per la legalità. Ha realizzato fogne, strade e servizi in zone che erano state devastate dall’abusivismo edilizio e dal sacco urbanistico. Ha dotato la città di una decina di micro-impianti sportivi di quartiere dove i ragazzi possono giocare a basket o a pallavolo, fare pattinaggio o calcetto. La sua amministrazione ha costruito in 18 mesi un palazzetto dello sport omologato per le serie nazionali e sta ultimando uno stadio comunale. Si è inventato gli orti sociali da affidare agli anziani desiderosi di coltivare un pezzetto di terreno. Ha creato il Trovamici, un centro sociale autogestito dagli anziani. Ha creato il sostegno all’improvvisa povertà per le vedove ed il servizio di avviamento allo sport per i ragazzini under 14 di famiglie indigenti. Ha sconfitto il fenomeno del randagismo con un sistema di prevenzione e sterilizzazione e reimmissione dei cani sul territorio, adottati dal quartiere, incentivando l’adozione con un bonus annuo e la gratuità delle spese veterinarie. Ha realizzato il primo ospedale veterinario dell’Italia Meridionale. Si è inventato il Fondo di Garanzia comunale – con la collaborazione dell’unica banca che guarda anche all’uomo (Banca Etica) – per sostenere l’autoimpiego in un territorio in cui la disoccupazione giovanile sfiora il 70 per cento. Insomma, tante iniziative per la città, per i suoi cittadini. E nonostante i continui tagli dal governo centrale, Marano di Napoli resta fra i pochi comuni che non applica l’addizionale Irpef e mantiene basse le aliquote dei tributi locali.

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