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lunedì, Maggio 13, 2024
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NAPOLI, ARRESTATO IL BOSS PAOLO DI LAURO
Operazione dei Ros: si nascondeva a Secondigliano

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NAPOLI. Importante arresto da parte dei carabinieri. In un’operazione anticriminalità gli agenti hanno arrestato a Secondigliano nell’hinterland di Napoli il boss della camorra Paolo Di Lauro, appartenente alla famiglia mafiosa che deteneva sino ad un anno fa il controllo delle operazioni criminali e contro la quale era insorto il clan degli scissionisti. La lotta tra le due gang è all’origine della faida mafiosa che negli ultimi mesi ha insanguinato la città di Napoli. Con Di Lauro è stata arrestata anche una donna, Fortuna Liguori, 40 anni.


L’ARRESTO
. Il blitz che ha portato all’arresto di Paolo Di Lauro è scattato poco dopo le sei di ieri mattina. Una ventina di Carabinieri del Ros (Raggruppamento operativo speciale) hanno circondato l’edificio situato «in mezzo all’arco», la stradina che si trova in via Cupa dell’Arco a Secondigliano. Ricevuta la notizia che Paolo Di Lauro si nascondeva nell’abitazione della fidanzata di un gregario del clan, i Ros hanno deciso di eseguire una perquisizione. Pare che i militari non abbiano dovuto fare ricorso alla forza per entrare nel nascondiglio di Di Lauro: avrebbero bussato alla porta, e una volta entrati, hanno arrestato il boss.«Io sto calmo, tranquilli, tranquilli» ha detto Paolo Di Lauro ai Carabinieri dei Ros. Il boss è stato velocemente trasferito da via Cupa dell’Arco a via Miano, dove ha sede il decimo battaglione dei Carabinieri. Da qui è poi stato trasferito in carcere e molti ragazzi del suo clan lo attendevano fuori dalla caserma per scattere foto con i telefoni cellulari.




TRADITO DA UN PECCATO DI GOLA
. A tradire il boss Paolo Di Lauro ha contribuito in modo determinante un suo peccato di gola. Le sue preferenze culinarie erano infatti note agli investigatori che hanno utilizzato questi elementi per individuare il latitante: il boss era goloso di particolari qualità di pesce, come il salmone e la pezzogna. I carabinieri hanno così svolto una attività di «monitoraggio» nella zona di Secondigliano, notando che più volte Fortuna Liguori (la donna catturata insieme con il boss) si recava spesso ad acquistare i prodotti prediletti da Di Lauro. Il pedinamento ha consentito agli investigatori, di individuare con esattezza il covo. Durante la conferenza stampa svoltasi nella caserma Pastrengo, gli investigatori hanno comunque sottolineato che i primi elementi acquisiti per risalire al boss sono rappresentati da una nota dei servizi di informazione.
Il capo camorra era ricercato in base a due ordinanze di custodia cautelare emesse dalla Procura di Napoli. A carico di Di Lauro sono in corso due processi: uno in sede dibattimentale, l’altro è nella fase finale delle indagini preliminari.


LA FAIDA DI SCAMPIA
. Paolo Di Lauro viene ritenuto dagli investigatori uno dei capi camorra più potenti e sanguinari di Napoli. Il boss avrebbe creato un’organizzazione capillare per lo spaccio della droga a Secondigliano, Scampia e nei comuni a nord della cittá di Napoli, quali Melito, Mugnano e Casavatore. Un anno fa la sua organizzazione è stata devastata da una feroce faida: da una parte i suoi fedelissimi, dall’altra un nutrito gruppo di scissionisti non disposti ad accettare le nuove regole che proprio Paolo Di Lauro, detto Ciruzzo ‘O Milionario, avrebbero voluto imporre. Nell’arco di sei mesi, da ottobre del 2004 fino a marzo 2005, i killer delle due cosche hanno scatenato una guerra che ha provocato una cinquantina di morti, tra i quali anche un ragazzo che nulla aveva a che vedere con la camorra e due donne. Decine sono stati i ferimenti, gli attentati dinamitardi contro i locali e le abitazioni di affiliati o semplici simpatizzanti a l’una o all’altra cosca. Nel nome di Paolo Di Lauro oppure dei cosiddetti scissionisti, si è sparato nelle piazze, nei locali, addirittura nelle abitazioni, i killer sono entrati per eliminare i nemici dell’una o dell’altra fazione.

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ERA TORNATO PER PACIFICARE
. Gli inquirenti ipotizzano che Paolo Di Lauro sia ritornato nella zona per svolgere un ruolo di pacificazione della faida che è costata oltre 50 morti. Il ritorno di Di Lauro sarebbe avvenuto in conseguenza dell’arresto del figlio Cosimo. Presumibilmente Ciruzzo ‘o milionario aveva trovato rifugio nella casa degli ultimi 3-4 mesi. La donna arrestata è Fortuna Liguori, di 40 anni. I carabinieri hanno fatto irruzione in un appartamento in via Canonico Storaniuolo, nel quartiere Secondigliano, a un centinaio di metri dall’abitazione del boss. Il boss era latitante dal 2002 e irreperibile dal 1997. Su di lui gli investigatori possedevano pochi elementi: la voce di Di Lauro compare soltanto in una breve intercettazione risalente al 1997 da allora più nessuna notizia tanto che in molti ritenevano che fosse morto, probabilmente vittima della «lupara bianca». L’appartamento di Secondigliano dove il boss si nascondeva – un’abitazione «modesta» secondo gli inquirenti – era protetto da una porta blindata.

Il procuratore aggiunto Felice Di Persia, coordinatore della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, ha messo l’accento sul fatto che la quasi totalità dei boss (come il caso nei mesi scorsi di Mario Fabbrocino) vengano catturati nei «loro territori»: «Non c’è solo l’omertà – ha spiegato – La camorra ha ancora un forte potere di attrazione sui giovani ai quali offre la speranza di sbarcare il lunario. Ciò significa che occorre non solo l’intervento di magistratura e forze di polizia ma un forte impegno delle istituzioni». Dopo la cattura di Di Lauro bisogna continuare il lavoro – ha aggiunto il magistrato – per impedire che il vuoto lasciato dal boss sia occupato da altri esponenti del suo clan o dalla cosca avversaria.



LA RISPOSTA DELLO STATO
. La polizia e le forze dell’ordine hanno arrestato in mesi di indagini almeno 150 tra appartenenti, fiancheggiatori o semplici «simpatizzanti» dell’uno o dell’altro schieramento camorristico. Li hanno arrestati non soltanto a Scampia o a Secondigliano, a Casavatore e a Melito o a Mugnano, ma anche nella penisola sorrentina in Spagna ed in Cecoslovacchia dove erano andati a rifugiarsi per cercare di sfuggire alla giustizia.




ANSA/CORRIERE

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