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«CIAO GIANCARLO. IL TUO NOME E’ UN SIMBOLO DI GIUSTIZIA»
Dall’omicidio al «risveglio» sociale: la testimonianza di Paolo Siani

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INTERNAPOLI. Venti anni fa moriva per mano della camorra Giancarlo Siani, giovane giornalista del Mattino, il più giovane, non ancora nemmeno giornalista, mio fratello. Venti anni sono tanti e in questi venti anni, caro Giancarlo, ne sono successe di cose, e osservandole da lassù, col necessario e obbligato distacco, ti avranno fatto sorridere, a volte ridere e anche commuovere. Certamente avrai sorriso stupefatto quando si affannavano a cercare i tuoi assassini nei posti più impensati e molto lontani da qui, e non nell’unico posto possibile. Eppure di tracce ce n’erano tante, ne avevi lasciate tante; bastava leggere i quasi mille articoli che avevi scritto, ma forse neppure tutti e mille. Certamente avrai riso a crepapelle guardando da lassù tutti coloro che cercavano giustificazioni, che volevano farti passare per uno sprovveduto. Forse ti sarai commosso vedendo i ragazzi di Napoli, quasi tuoi coetanei, sfilare per le strade della città, per chiedere giustizia o vedendoli cantare, ballare, recitare, comporre poesie per te, o vedendo la marea di giovani venuti da tutt’Italia sfilare a Torre Annunziata con don Luigi Ciotti, Tonino Palmese, Geppino Fiorenza, o ascoltando le parole del sindaco Bassolino («Noi sappiamo che è stata la camorra», più o meno così disse il sindaco. E fu il primo a dirlo senza mezzi termini, insieme a Luciano Violante, allora presidente della commissione Antimafia) nella sala riunioni del Mattino nel 1995, o quando l’anno scorso il sindaco Iervolino, sinceramente commossa, scopriva la targa delle rampe che portano il tuo nome. Avrai sorriso soddisfatto quando il tuo coetaneo, il giudice Armando D’Alterio, riuscì finalmente a svelare chi era stato e perché. Certo ce ne hanno messo di tempo, avrai pensato, ma in fondo per te ora il tempo ha tutta un’altra dimensione. Ormai Giancarlo sei diventato un simbolo di giustizia. Tante scuole portano il tuo nome, ti è stata intitolata una strada, l’aula del tribunale di Torre Annunziata. La sala riunioni dove ogni giorno i tuoi colleghi pensano il giornale si chiama Sala Giancarlo Siani; molti scrittori ti hanno dedicato libri («Il cronista scalzo», «L’abusivo», «Acque basse»), e poi tanti, tanti articoli su quotidiani, riviste e non solo qui a Napoli. Ed ora uno spettacolo teatrale («Ladridisogni», in programma domani sera al Diana) che vedranno tanti giovani e che li aiuterà a crescere, a pensare, a comprendere come muoversi in questa nostra città così ricca di contraddizioni, di disuguaglianze, di ingiustizie. Un’opera teatrale che potrebbe servire a dare coraggio ai tanti ragazzi disorientati e inclini allo scoramento e alla fuga. Ma non è scappando che si risolvono i problemi, questo lo abbiamo imparato, qui, sulla nostra pelle. Ciao Giancà. Ps: ora so che vivrai per sempre non solo nei nostri cuori, come scriveva papà, ma nei cuori di tanti che in questi venti anni si sono avvicinati a te e alla tua storia. Ora so che sei sereno e sorridi da lassù. Ci manchi.



PAOLO SIANI

fratello di Giancarlo Siani



DAL MATTINO DEL 21 SETTEMBRE 2005

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