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IL RICORDO DI GARGANO: «DOTTO’, CONOSCETE UN TALE SIANI?»
Marano, l’anniversario. Don Merola: non dobbiamo temere nessuno

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MARANO. “Ha scritto i suoi articolo col sangue”. A parlare è don Luigi Ciotti, presidente nazionale dell’associazione Libera, durante la commemorazione del ventennale dell’omicidio Siani tenutasi oggi a Marano. A ricordarlo ci sono tutti, proprio tutti. Dal fratello, Paolo, alle autorità, per raccontare ognuno a suo modo questa terribile esperienza, “affinché nessuno perda la memoria della crudeltà e della spietata ferocia della camorra”. “Ricordo la maniera brutale in cui ho appreso della morte di Giancarlo – racconta Pietro Gargano, del Mattino – Una telefonata alla polizia, prima di andar via dalla redazione, giusto così, per controllare gli ultimi movimenti della notte. E distrattamente il poliziotto mi fa: “Dottò, conoscete un tale Siani? E’stato ammazzato nella sua Citroen a piazza Leonardo, al Vomero”. Di quel momento ricordo solo il vuoto, e la corsa disperata per giungere sul posto. E lo sgomento poi, trovandomelo là, morto. Ma da allora è cambiato tanto. Sbagliammo tutto, noi della stampa, quelli della polizia… Tutti tesi nelle nostre singole battaglie personali. E così gli assassini fuggirono. Poi le cose sono cambiate, la classe dirigente si è evoluta, e noi tutti abbiamo combattuto a braccetto. Se scegliamo una buona rappresentanza, e restiamo tutti uniti, sto paese lo cambiamo”. “Basta con i navigatori solitari -gli fa eco don Ciotti – Si badi bene, l’obiettivo non può essere la legalità, ma la giustizia. Oggi è stata la riconferma che i giovani ci sono, e sono meravigliosi. Ma i ragazzi hanno bisogno di punti fermi, di riferimento. Uomini e donne coerenti e credibili, affinché possano aggrapparsi a loro, e da loro imparare. In fondo è agli adulti che i più piccoli sono costretti a guardare. Sono gli adulti a ricoprire le cariche, a gestire il mondo. Bisogna partire con loro, e da loro”. Della stessa teoria è anche Don Luigi Merola, il parroco di Forcella, più volte schierato a viso aperto contro la camorra. Merola, come Paolo Siani ha vissuto in primis il dramma della morte violenta. E’ trascorso solo un anno dall’omicidio di Annalisa Durante, la quattordicenne uccisa per sbaglio, in un conflitto a fuoco. Ed è toccato proprio a Don Luigi, parroco di quella comunità, occuparsi del suo gregge, oramai smarrito. “Ma le cose cambiano – questo è il suo messaggio di speranza – come se cambiano. Non dobbiamo temere nessuno. Insieme siamo molti più di loro. Basta con la paura, combattiamo”. “In fondo la nostra rivincita l’abbiamo avuta – conclude Paolo Siani – Tutti ricordano il nome di mio fratello. Tutti ricordano il nome di Falcone, di Borsellino… Ma chi di voi ricorda il nome dei loro assassini? Io no.”

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