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«E’ GIUSTO CHIAMARLI CADUTI, BASTA POLEMICHE»
Marano, lettera del sindaco: «Frainteso il mio pensiero»

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MARANO. “Una frase espressa in estrema sintesi in un determinato contesto viene riportata con ulteriore sintesi giornalistica. Il giorno dopo viene ripresa da vari organi di informazione con interpretazioni del tutto strumentali e che stravolgono fatti e concetti espressi: si innesca il meccanismo “tritacarne” del sistema mediatico. Ne consegue una valanga di commenti, reazioni, attacchi, offese ed opinioni che però sono basate soltanto sull’ultimo step del processo, cioè sulle versioni distorte dei fatti.
Consapevoli che questa iniziativa non basterà certo a convincere coloro che pregiudizialmente hanno già sposato una tesi, riportiamo in questa sede l’interpretazione autentica dei concetti espressi dal sindaco Mauro Bertini, che valgano da più ampia precisazione rispetto a quanto apparso negli ultimi giorni sugli organi di informazione televisiva, radiofonica, web e di carta stampata”.

ufficio stampa Comune di Marano





“IL MIO PENSIERO FRAINTESO”


di Mauro Bertini



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1. La strada intitolata al premio Nobel per la Pace, Yasser Arafat, era finora priva di dedica in quanto è di recentissima realizzazione nell’ambito di lavori di ampliamento dell’area parcheggio del vicino stadio comunale;



2. Non era, quindi, come erroneamente (e, direi, strumentalmente) riportato da molti organi di informazione, dedicata ai “Martiri di Nassirya” e nessuna targa è stata rimossa per posizionare quella nuova;



3. La revoca della delibera dei commissari prefettizi – avvenuta, peraltro, un anno e mezzo fa – rientra nella revoca di tutti gli atti che la commissione aveva prodotto esulando dall’ordinaria amministrazione cui era chiamata in gestione commissariale (e fra le competenze non risulta esistere quella di intitolare strade o piazze);



4. Distinguere fra “martiri” e “caduti” non è uno sterile esercizio filologico, né una provocazione, né vuole rappresentare mancanza di rispetto per i giovani militari morti e per le loro famiglie, verso cui nutro sentimenti di profonda condivisione del dolore. Rappresenta invece la volontà di sottolineare l’ipocrisia di un Governo che prima manda a morire i suoi uomini e poi li onora con targhe e medaglie, di un Governo che induce spesso i giovani a vestire le divise militari come alternativa alla mancanza di lavoro ed alla disperazione, di un Governo che chiama “martiri” i suoi figli mandati a morire in una sporca guerra di interessi travestita da missione di pace, imprigionando così le emozioni della gente comune.



5. Ribadisco le mie scuse a quanti (a cominciare dai familiari delle vittime) hanno avuto la sventura di leggere o ascoltare versioni distorte dei pensieri espressi in questa sede in modo più conforme.

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