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Di Gennaro: «Vado avanti». Pioggia di interrogazioni

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Melito. Non si dimette il sindaco di Melito, Gianpiero Di Gennaro, indagato nell’ambito dell’inchiesta sull’inquinamento del voto 2003. A dodici giorni dal blitz che ha portato in manette due presunti affiliati al clan Di Lauro e l’ex sindaco e presidente della Margherita, Cicala, il primo cittadino in carica ha manifestato l’intenzione di portare a termine il mandato. «Per due motivi – riferiscono i più stretti collaboratori – completare le iniziative amministrative già intraprese due anni fa e allontanare, così, ogni sospetto» in relazione al suo coinvolgimento nell’inchiesta della Dda. La decisione di «proseguire l’esperienza amministrativa» è stata comunicata ieri sera al termine di un lungo vertice di maggioranza. Il caso Melito, intanto, è nuovamente all’attenzione del ministro dell’Interno Pisanu. Dopo l’interrogazione presentata dal senatore Michele Florino, An, anche Rifondazione comunista ha interpellato il responsabile del Viminale. Con una interrogazione a risposta scritta, il senatore Tommaso Sodano ha chiesto «per quali motivi il governo non attui le norme previste dalla legge per i casi in cui si è in presenza di infiltrazioni camorristiche nelle istituzioni, così come nel caso di Melito» e non si sia «già provveduto a sciogliere l’amministrazione». Il parlamentare ripercorre le tappe della vicenda. «Già due anni denunciammo la presenza di una forte componente camorristica che condizionava pesantemente la politica cittadina attraverso elementi strettamente legati ai clan da vincoli parentali, interessi affaristici e attività illecite di vario tipo. Una situazione di promiscuità degli ambienti politici con le organizzazioni criminali che si trascina dalla fine degli anni Novanta e che conferma una condizione gravissima – sottolinea Sodano – Il culmine di questa situazione si è registrato nella campagna elettorale del 2003. Già allora denunciammo le intimidazioni messe in atto a scopo di dissuasione nei confronti di aspiranti candidati, costretti a rinunciare alla competizione. Sono state poi segnalate pressioni e minacce ad imprenditori e commercianti non allineati a Di Gennaro: in alcuni parchi si è impedito ai candidati di effettuare iniziative di campagna elettorale. Per non parlare dei manifesti funebri affissi contro lo sfidante Tuccillo, i cui collaboratori hanno subito anche una violenta aggressione». Per Sodano «gli elementi per sciogliere il Consiglio comunale non mancano. Come non manca – conclude – la sfiducia da parte dei leaders della coalizione che ha sostenuto la candidatura di Di Gennaro che, a più riprese si sono espressi per chiederne le dimissioni».


UF – IL MATTINO 2-12-05

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