MELITO. Getta la spugna il sindaco di Melito Gianpiero Di Gennaro. A poco più di due mesi dalle precedenti dimissioni poi ritirate, l’esponente della Margherita ha rassegnato «irrevocabilmente» il mandato. Con lui tornano a casa i quattro assessori Udeur (il vicesindaco Michele Pellecchia, Stefano Marano, Michela D’Aniello, Gennaro Borrelli), i quattro della Margherita (Francesco Ferrara, Antonio Gison, Carmine Marano, Assunta Esposito) e l’unico assessore di Idv (Gennaro Boggia). I membri dell’esecutivo hanno protocollato le dimissioni fino al tardo pomeriggio di ieri. E non è escluso che già domani si dimettano anche i consiglieri di maggioranza.
Termina così l’esperienza amministrativa più tormentata degli ultimi tempi. In due anni e mezzo la città a nord di Napoli è stata attraversata da un autentico terremoto: politico, giudiziario, criminale. Sotto accusa sono finite le elezioni amministrative del 2003, la tornata elettorale che si concluse con l’elezione a sindaco di Di Gennaro. Per la procura di Napoli (che il 19 novembre scorso ha chiesto e ottenuto l’arresto di tre presunti affiliati al clan Di Lauro, tra cui l’ex sindaco ed ex presidente della Margherita Alfredo Cicala, e che iscritto l’attuale primo cittadino nel registro degli indagati) le elezioni del 2003 furono condizionate dalla camorra. Il clan di Secondigliano, in particolare, avrebbe «assoggettato e impedito» il libero esercizio del voto. «Ipotesi inquietanti, sospetti terribili», avevano dichiarato nei giorni scorsi le segreterie provinciali e regionali di Margherita, Udeur e Idv. Sospetti che avevano indotto i vertici napoletani dei partiti a chiedere le dimissioni del sindaco. Un «gesto di responsabilità», così era stato definito, che è arrivato ieri mattina. «Me ne vado per fermare la violenta aggressione condotta dai nostri oppositori – ha dichiarato Di Gennaro – Ma sono certo che il futuro renderà giustizia all’esperienza amministrativa da me condotta».
Per i capigruppo di Margherita (Venanzio Carpentieri) e Udeur (Aniello Ferraro), si è trattato di «un gesto di serietà». Ma non mancano le versioni contrarie. «Il sindaco si è dimesso perché ha ricevuto notizie di imminenti provvedimenti da parte del Ministero degli Interni», attacca Bernardino Tuccillo, Prc. Per il deputato Giuseppe Gambale, già commissario della Margherita a Melito, «le dimissioni del sindaco restituiscono piena dignità allo stesso Di Gennaro, che è coinvolto nell’inchiesta solo in maniera indiretta, e permetteranno alla città di ritornare alle urne in maniera serena e libera». Di un «gesto responsabile e carico di buon senso» parla anche Nello Formisano, segretario regionale di Italia dei Valori.
Già nelle prossime ore, intanto, potrebbero rassegnare le dimissioni anche i consiglieri di maggioranza, consentendo così lo scioglimento dell’assise prima dei venti giorni concessi al primo cittadino per un eventuale ripensamento (un’ipotesi esclusa già ieri dallo stesso Di Gennaro). A farsi promotori della «raccolta contestuale delle firme», sono stati i capigruppo di Verdi (Raffaele Caiazza) e Ds (Bruno Cuomo).
DI GENNARO: ORA DIMOSTRERO’ LA MIA INNOCENZA
MELITO. «Non sussistono più le condizioni minime per amministrare». Gianpiero Di Gennaro, l’avvocato penalista che da due anni e mezzo guida il Comune, affida ad una lettera le motivazioni delle sue dimissioni. «Rimetto il mandato per impedire che prosegua questo gioco al massacro», scrive nel documento indirizzato al presidente del Consiglio comunale, al segretario generale e ai consiglieri. In poco meno di due pagine, Di Gennaro riassume le tappe della vicenda. «Già all’atto delle dimissioni presentate il 30 settembre scorso ebbi modo di evidenziare come il clima avvelenato instauratosi nella nostra cittadina stesse seriamente compromettendo ogni concreta possibilità di amministrare la cosa pubblica in modo efficace – scrive – ma il desiderio di andare incontro alle istanze dei cittadini, unito al sostegno ricevuto nei venti giorni di assenza, mi avevano indotto a riprendere un cammino che ritenevo ingiustamente interrotto». Nel frattempo, però, sono arrivati i provvedimenti giudiziari. «Un’iscrizione nel registro degli indagati è già diventata, per opera dei giustiziasti di professione, una condanna definitiva. Non mi spaventa il procedimento giudiziario in sé – chiarisce l’esponente della Margherita – anzi sono certo che mi offrirà l’occasione per dimostrare la mia assoluta estraneità alle vicende oggetto di indagini. Al contrario, ciò che ha spezzato nuovamente il delicato equilibrio raggiunto è la nuova e violenta aggressione condotta contro questa amministrazione». Un «gioco al massacro», lo definisce il sindaco, che vede «la destra e la sinistra estrema andare a braccetto, nel tentativo di demolire quanto ho costruito». Di qui la decisione, «rammaricata», delle dimissioni. «Mi sento moralmente obbligato a farlo per difendere e riscattare l’immagine non solo mia e di chi mi ha sostenuto – spiega – ma soprattutto per la dignità dei melitesi che non meritano di essere strumentalizzati».
UF IL MATTINO 8 DICEMBRE 2005

