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lunedì, Maggio 6, 2024
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AIUTARONO IL BOSS, 4 IN CELLA

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Per mestiere, vendono borse in un negozio del centro storico di Sessa Aurunca. Commercianti per bene, stimati e rispettati, mai un’ombra e mai una macchia, nulla che potesse collegarli a storie di camorra e alla famiglia del boss. Proprio per questo, per la loro fedina immacolata, erano stati selezionati tra mille, scelti perché coprissero la latitanza di «Walterino», perché facessero da autisti e portalettere, da vivandieri e accompagnatori. La loro faccia pulita li aveva salvati anche quando lui, il latitante, era stato arrestato: i carabinieri e gli uomini della Dia avevano capito che qualcuno l’aveva aiutato, ma non avevano scoperto chi fossero gli amici tanto zelanti e preziosi. Fino a ieri, quando lui e lei sono finiti in manette, con l’accusa di aver favorito la fuga di Gualtiero Esposito, 41 anni, nipote di Mario Esposito e «legale rappresentante» del clan dei Muzzoni. Lui e lei, marito e moglie incensurati e insospettabili, si chiamano Raffaele Marraffino, 46 anni, e Marisa Pietosi. Secondo quanto accertato dal pm antimafia Raffaele Cantone, che ha coordinato le indagini dei carabinieri di Mondragone e del centro Dia di Napoli, sarebbero stati loro a garantire a Gualtiero Esposito, fino al giorno del suo arresto (il 23 ottobre dello scorso anno) , viveri e vestiti, e ad accompagnare nel suo nascondiglio la moglie e i figli del boss. Ma nella rete degli insospettabili fiancheggiatori del clan sessano non c’erano soltanto loro. Un’altra coppia aveva aiutato Esposito, i due oscuri e grigi portieri di uno dei mille parchi per turisti della costa domiziana. In cella sono finiti anche loro, Giuseppe Gioia e Caterina Burico, 46 anni a testa, che del parco Sim di Baia Domizia erano i custodi. A loro erano state affidate le chiavi, subito dopo le vacanze, da uno dei proprietari degli appartamenti. E ne avevano approfittato, cedendo la casa al latitante. Un rifugio ideale, quasi impossibile da scoprire. Il complesso residenziale, a Baia Domizia sud, è infatti abitato da professionisti e dalla buona borghesia casertana: seicento famiglie, in estate, che avevano offerto inconsapevole copertura al boss ricercato. Il parco Sim, infatti, è una sorta di casbah di lusso – come tutto il litorale domiziano – dove è facilissimo far confondere le proprie tracce con quelle di superprotetti imprenditori e di ricercati di mezza Campania. Sia i coniugi Marraffino, sia i Gioia, sono accusati di favoreggiamento aggravato dall’articolo 7 della legge antimafia. Gualtiero Esposito, per tutti «Walterino», 41 anni, una carriera criminale tutta in ascesa, una condanna definitiva a quasi dieci anni di carcere, un processo in corso per l’omicidio di Benito Beneduce, un’altra ordinanza di custodia cautelare per quello di Castrese Di Tora è il nipote di Mario Esposito, capo storico della famiglia dei «Muzzoni» che da quasi trent’anni controlla il territorio di Sessa Aurunca e di quella parte di litorale compresa tra Sessa Aurunca e Formia, condannato all’ergastolo e arrestato dopo una lunga latitanza in Spagna. Gualtiero, al momento dell’arresto – avvenuto seguendo i familiari, come già in passato era stato per Francesco Schiavone-Sandokan – era inserito nella lista dei 500 latitanti più pericolosi sul territorio nazionale. Numerose le accuse a suo carico, contenute nel voluminoso fascicolo giudiziario con l’intestazione del suo nome: oltre agli omicidi, anche l’associazione camorristica, l’estorsione e la detenzione di armi.


ROSARIA CAPACCHIONE – IL MATTINO CASERTA 3 APRILE 2007

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